Occorre ricordare ciò che dicono i radicali ecologisti sulla questione stadio.
Il Piano Regolatore Generale (PRG) prevede per Tor di Valle servizi sportivi privati: altro che grattacieli, i vincoli massimi di altezza sono di 10 metri. Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR, sovraordinato al PRG) prevede l’inedificabilità totale. Questo basta per chiudere immediatamente il dossier. Roma dispone di undici aree già individuate dal PRG che consentono l’edificazione di grandi impianti sportivi: stadi compresi. Se si vuole dare alla Roma uno stadio, lo si può fare immediatamente, riqualificando aree degradate, invece di sfigurare l’ultima ansa verde del Tevere.
Nella giornata di oggi abbiamo inviato – dicono i radicali ecologisti – l’intero dossier alla Commissione europea, segnalando gravi carenze e violazioni del Diritto comunitario. In particolare, la Procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) non rispetta i criteri di partecipazione previsti dalla norme europee. I tanti cittadini e associazioni che in questi mesi si sono espressi avrebbero avuto il diritto di essere consultati in via istituzionale.
Ma, ancor più grave, è l’assenza della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), obbligatoria a livello comunitario per tutte le trasformazioni urbanistiche. In questo caso manca l’intera istruttoria, sia nella parte tecnica che nelle consultazioni che riguardano la popolazione residente nel Comune di Roma.
Abbiamo inoltre segnalato alla Commissione come queste fattispecie sarebbero violazione della Convenzione di Århus sull’accesso alle informazioni, sulla partecipazione del pubblico ai processi decisionali e sull’accesso alla giustizia in materia ambientale. Qualora la Commissione accogliesse i rilievi, potrebbe aprire una procedura d’infrazione e un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia europea per violazione dei diritti civili dei cittadini di Roma. In tal caso, gli amministratori potrebbero essere chiamati a rispondere di danno erariale.
Non dobbiamo intaccare il biondo Tevere!
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