Nient’altro che criminali

Si continua a far torto alla logica e al lucido giudizio dei giusti se si riconosce il titolo di Stato Islamico alla marmaglia disumana che insanguina il mondo, massacra innocenti, rapisce bambini e li trasforma in suicidi imbottiti di esplosivo o li indottrina alla violenza e mette nelle loro mani kalashnikov anziché giocattoli, sottrae giovani ragazze alle famiglie e le destina allo stupro dei suoi seguaci. Jiadisti questi? Mai più chiamarli così. Sono criminali, delinquenti assetati di sangue, spinti dalla degenerazione di un culto che li illude di essere destinati al premio ultraterreno, quanto più atroci sono i delitti che commettono. Sono squinternati mentali arruolati in Europa e non solo da fanatici con il miraggio di salari negati in patria, sono teste esaltate dal perverso potere delle armi che fanno stragi. Il primo Paese al mondo che fornisce miliziani ai terroristi (foreign fighters) è la Tunisia, il secondo è l’Arabia Saudita. Il primo Stato europeo è la Gran Bretagna con 448, seguita dalla Francia con 412. 50 sono italiani.

E’ impressionante il quadro sinottico del contributo di tutto il mondo fornito da bande di criminali al seguito del sanguinario Ibrāhīm ʿAwed Ibrāhīm ʿAlī al-Badrī al-Sāmarrāʾī, terrorista iracheno più noto come Abū Bakr al-Baghdādī, dato per morto di recente. I servizi segreti americani hanno smentito la notizia e confermato la taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa. Purtroppo non basterà eliminarlo: la cancrena del cosiddetto Califfato è simile alla metastasi del cancro, diffusa e resistente agli antidoti, per il momento caotici, delle forze antagoniste. E’ frustante la consapevolezza dell’impossibilità a prevenire gli attentati e il mondo è in paura, a malapena attutita dall’annuncio di misure capillari per la sicurezza dei luoghi sensibili.

 


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