Gerusalemme è situata a 31°47′N, 35°13′E sull’estremità meridionale di un altopiano dei monti della Giudea all’altitudine di circa 760 metri sul livello del mare e ha una superficie di 125 km². E questo è certo.
Le origini di Gerusalemme risalgono all’età della pietra, ma di quale Stato sia capitale la diplomazia italiana non l’ha ancora deciso. La diplomazia italiana è molto diplomatica, non vuole dispiacere a nessuno e quindi, per evitare di fare strafalcioni politicamente imbarazzanti, ha lasciato Gerusalemme indietro nella storia a quando era ancora una città della Palestina Mandataria Britannica: parliamo degli anni ’40 del 1900, così da non irritare la Giordania – che l’ha persa, a favore dell’esercito israeliano, dopo la Guerra dei 6 giorni del 1967 – o tantomeno i palestinesi, che rivendicano la parte Est come capitale del loro stato che però ancora non c’è. Non si sa mai, un giorno potrebbe esserci, la Palestina, e allora che dovrebbe fare l’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero? Mettersi a ricorreggere tutto l’indirizzario? Tanto vale lasciare le cose come stavano nel 1948, perché, almeno, il passaggio dall’Impero Ottomana turco a quello inglese la diplomazia italiana l’ha accettato, pare. Tanto, sempre Palestina è.
All’Aire, appunto, ne sono convintissimi. Infatti, fra le lettere che Renzi sta spedendo agli italiani residenti all’estero per convincerli a votare sì al referendum, quelle indirizzate ai residenti a Gerusalemme contengono, come le altre, nome, via, città (Gerusalemme, appunto) e Stato: Palestina. Non Israele: Palestina. Insomma, lo sanno tutti che Gerusalemme è la capitale di Israele, ma non l’Aire e i funzionari di Palazzo Chigi.
Di chi la colpa? Leggiamo in un comunicato Ansa: “Un errore che un portavoce del Comites (i comitati degli italiani residenti all’estero), interpellato al riguardo, riconduce all’Aire. Secondo l’indirizzario di questa anagrafe, infatti, Gerusalemme si troverebbe ancora nella Palestina del mandato britannico”.
Naturalmente ora Palazzo Chigi è pronto a un nuovo invio con l’indirizzo corretto, ma la figuraccia è fatta. E non si tratta solo di una figuraccia.
Anche gli imperatori romani, dopo aver distrutto il II Tempio, rinominarono Israele per cancellarlo dalla storia col nome preso da un antico popolo nemico, i Filistei. Tempo fa, in Rai, uno storico dell’arte descriveva un quadro che raffigurava Sansone definendolo “Re dei Filistei”. L’ignoranza italica non ha nessuna autocensura. La Farnesina, padrona dell’Aire (pagata coi soldi del contribuente), già che c’è, potrebbe riferirsi a Gerusalemme col nome romano di Elia Capitolina, come l’aveva chiamata l’imperatore Adriano: perché fermare la macchina del tempo?
Non è da oggi che esiste il rifiuto (diplomatico, non politico, naturalmente) della diplomazia italiana di rassegnarsi al fatto che Israele abbia il diritto di scegliersi la capitale. E’ una vecchia storia: ci sono le risoluzioni dell’ONU votate in automatico da maggioranze di stati che non sanno neanche cosa siano i diritti umani , ma pagano lauti ticket. E poi il burocrate italiano, soprattutto se diplomatico, è molto attento alla legalità.
Forse si spiega perché il nostro rappresentante all’Unesco sia convinto che il Muro del Pianto è arabo. E’ un fatto soggettivo. Si scelgono l’anno di riferimento: avanti o dopo cristo, un secolo più un secolo meno, un millennio avanti, uno indietro, che vuoi che sia. Suona meglio così, si va a inimicarsi meno gente, l’ENI ottiene più commesse, le ONG (non governative pagate coi soldi della Farnesina, ossia del contribuente, con chissà quali solite partite di giro) sono più contente.
Chi scrive ha subito pensato al dispiacere, alla rabbia dei propri connazionali e correligionari destinatari delle lettere. Poi all’abisso di stupidità, di ignoranza, di pusillanimità, di vigliaccheria ideologica che finanziamo con le nostre tasse. Ma qui nessuno si vergogna. Infatti abbiamo saputo della gaffe perché si infilava a fagiolo nella campagna elettorale, non perché a qualcuno importi di mostrare un minimo di rispetto per la storia ebraica. E’ da sperare che le lettere vengano rimandate indietro corredate di insulti. Una per una. Ci siamo aggrappati anche a un’ultima speranza: che fosse stato fatto un “distinguo” raffinatissimo tra i destinatari residenti a Gerusalemme Est e quelli residenti a Gerusalemme Ovest. Ma abbiamo letto la dichiarazione di Jacopo Mascetti, libero docente di letteratura all’Università di Bar Ilan, 20 anni in Israele – abitante nella parte ovest della città – il quale, alla scoperta di vivere ancora nella Palestina mandataria, ha dichiarato: “Gerusalemme può esser riconosciuta o meno come capitale dall’Italia, ma è fuori da qualsiasi dubbio il fatto che questo sia lo Stato d’Israele dal 1948 e che non sono, quindi, ammessi errori di denominazione”. E’ geografico, l’errore, come hanno detto alcuni Tg? No, è storico ed è vecchio – molto, molto vecchio – ed è una vergogna.
articolo di Alessandra Pontecorvo
esperta di storia ebraica
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