Fatto e misfatto

I furbetti del “Fatto Quotidiano” (è palese la manina velenosa di Travaglio) contestata la dizione del quesito referendario stilata dal governo perché ad avviso delle opposizioni indurrebbe gli elettori a votare Sì, ne propongono una alternativa che anche un analfabeta della politica giudicherebbe rozza faziosità. Il testo governativo:

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Quella del Fatto Quotidiano, sponsorizzata da tale Paola Taverna, alias la “viperetta di 5Stelle” la sottoponiamo qui di seguito, non senza provare nausea democratica. Eccola: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente l’abolizione delle elezioni per il Senato che sarà composto da sindaci e consiglieri regionali nominati dai consigli regionali, cioè dai partiti all’insaputa degli elettori e incaricati di legiferare in barba alla sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della Costituzione?”

Di fronte a questo insulto da internamento in manicomio, a falsità e omissioni del contenuto referendario, ci piacerebbe e molto conoscere il parere degli illustri costituzionalisti schierati per il No.

 

 

Vendetta, tremenda vendetta…

Non è “affar suo”. Neppure Semprini, ingaggiato dalla Rai non si sa perché (cioè preferito a 1.700 giornalisti dell’azienda) riesce a contenere la debordante prolissità e le sovrapposizioni di voci degli ospiti del talk show “Politics”, sostituto di Ballarò. Ieri sera il fuoco incrociato di domande di giornalisti del Foglio, del Fatto Quotidiano e della resuscitata Berlinguer, ha messo di nuovo alla prova competenza e prontezza di Renzi. Non ci dilunghiamo sull’esito del confronto, può giudicare solo chi lo ha seguito. Ci limitiamo a chiederci perché l’ex direttrice del Tg3 abbia letteralmente assalito il premier con domande improprie, interruzioni aggressive, toni insolenti e palese ostilità che nulla hanno in comune con la giusta incisività degli intervistatori. Il dubbio che vi fosse nell’atteggiamento della Berlinguer astio vendicativo è apparso via, via, più comprensibile. La figlia del grande Enrico, molto probabilmente favorita nella carriera Rai dal nobile cognome, non ha digerito il cambio di guardia al vertice del Tg3 e potrebbe aver sospettato che alla decisione abbia contribuito il Presidente del Consiglio. Per chi ha occhi per vedere e capacità critica per giudicare, la “performance” è sembrata un autogol dell’esasperazione da marginalità e la conferma della libido negata che ha spinto per anni l’ex direttrice a condurre il Tg3 sovrapponendo due ruoli che altri tengono giustamente separati.

 

Nella foto Renzi e Bianca Berlinguer a Politics

 


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