SERVIZI & SEGRETI DI STATO / SU RENZI  PARLA  LA CORTE

21 settembre, la Corte Costituzionale emetterà una sentenza che farà storia. Dovrà infatti pronunciarsi su un conflitto che dura da anni e che vede contrapporti da un lato i pm della procura di Perugia, impegnati in un delicata inchiesta sui servizi segreti ai tempi di Nicolò Pollari, e dall’altro Matteo Renzi, che come tutti i suoi predecessori (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta) ha regolarmente opposto e anteposto il segreto di stato anche sulle più spericolate operazioni di quei Servizi. In particolare, il 21 settembre la suprema Corte dovrà pronunciarsi “sull’ammissibilità del conflitto di poteri sollevato dal presidente del Consiglio nei confronti dei pm di Perugia”.

Secondo alcune fonti, il ricorso di palazzo Chigi è fondato su un tesi-base: quel segreto di Stato avrebbe dovuto fermare subito gli inquirenti, prima dell’avvio della benchè minima indagine, cioè prima dell’avvio dell’azione penale.

Per la serie, chi tocca i Servizi muore. O comunque va stoppato in tutti i modi.

Una storia ai confini della realtà, capace di accadere sono in una repubblica delle banane come è ormai ridotta quella italiana, dove ogni cittadino può essere impunemente controllato, monitorato, radiografato, pedinato, intercettato dai Servizi senza che nessuno abbia un pelo da dire, un sillaba da pronunciare in tema di privacy, nella minore delle ipotesi, per non parlare di tutti i danni che un’azione del genere nei confronti dello spiato di turno.

Nicolò Pollari

Nicolò Pollari

E’ successo a decine di magistrati, giornalisti, alcuni politici, tutti accusati all’epoca del governo Berlusconi 2001-2006 di cospirare contro l’allora premier, il quale per questo ordinò al fido Pollari di spiare e dossierare. La Voce ha più volte illustrato e denunciato quella sporca vicenda, e fra l’altro si è costituta parte civile, risultando – come ha dettagliato Pio Pompa, braccio destro di Pollari, in un articolato dossier – al vertice di una sorta di Cupola disinformativa alla quale avrebbero preso parte associazioni, siti di controinformazione, magistrati.

Tutto è nato quasi per caso, quando gli inquirenti di Milano che indagavano sul rapimento di Abu Omar hanno scoperto negli uffici romani dei Servizi un vero e proprio super archivio che conteneva i fascicoli degli spiati. L’inchiesta si è quindi spostata a Roma e di seguito a Perugia, per il fatto che  fra le toghe “attenzionate” ve ne erano anche alcune capitoline. E’ iniziato quindi il balletto legal-istituzionale: i pm che hanno intenzione di indagare e capirci chiaro, il governo che – qualunque sia il premier – si comporta sempre nello stesso modo complice e omissivo, innalzando un autentico muro di gomma.

La giustificazione – incredibile ma vero – è quella che gli 007 di casa nostra stavano agendo nell’interesse del Paese; e qualsiasi atto possano aver compiuto era per il Bene della Nazione: da qui il segreto di Stato.

Anche un bimbo delle elementari è in grado di contestare: il segreto di Stato è una cosa grave, che si può tirare in ballo solo in circostanze eccezionali, ad esempio per problemi di sicurezza nazionale. Niente a che fare con i dossieraggi “privati” chiesti dall’allora premier ai “suoi” Servizi, e portati avanti dai James Bond de noatri per una esclusiva vicenda personale.

E oggi Renzi che fa? Lo stesso che, ovviamente, aveva fatto Berlusconi in veste ri-premier, lo stesso che aveva fatto prima di lui Prodi, lo stesso che poi fanno i suoi successori Monti e Letta, quindi ora ribadito con fermezza dal terzo non eletto dai cittadini, Renzi. Il quale, appena insediato, ha promesso trasparenza a 360 gradi: dalle stragi ai misteri di Stato fino a tutte le vicende opache targate Servizi. Il solito bluff. Molti atti sono stati desecretati in modo parziale, spesso carta straccia, scartoffie, quasi sempre manca lo sostanza, rimasta chissà dove…

E la prassi del segreto di Stato arci-confermata: anzi, rafforzata. Perfino per proteggere le banche da giornalisti ficcanaso o associazioni dei consumatori troppo curiose! E’ così successo che il trasparente premier abbia apposto nientemeno che il segreto di stato – come fossimo in guerra con Russia o Cina – sulla semplice conoscenza di cittadini e risparmiatori relativa ai contratti stipulati dalle banche e aventi ad oggetto i famigerati derivati. Forse non ce ne eravamo accorti, ma siamo davvero in guerra: e il governo è ostaggio di bankster o lobby finanziarie. Oltre che in balia dei “suoi” Servizi.

Corte, il 21 settembre fate luce…

 

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