Lo sport, tra molti meriti che gli sono riconosciuti da educatori (“contribuisce a formare la personalità, al rispetto, a sentirsi collettività) e da medici (completa lo sviluppo fisico e psichico, tiene lontani mali della circolazione e del sovrappeso) è per dirla con una frase anche abusata uno stile di vita. O dovrebbe esserlo. Purtroppo l’agonismo esasperato dalla pressione di interessi economici, che toccano livelli assurdamente stratosferici, è inquinato da comportamenti illeciti, che siano la violenza di interventi lesivi sui giocatori, lo scandalo del doping diffuso in quasi tutte le discipline (il caso dell’atletica russa è un estremo clamoroso), la corruzione nel mondo delle scommesse con gare truccate. Succede anche che atleti vincenti, circondati dal successo e dalla popolarità perdano il senso della misura. E’ il caso dei quattro nuotatori americani vincitori dell’oro alle olimpiadi di Rio. Gli intemperanti giovanotti, sulla via del ritorno in patria, hanno tracannato alcolici fino a perdere il lume della ragione. Hanno sfondato la porta della toilette in una stazione di servizio e peggio, uno di loro, il iobndo Ryan Lochte, spalleggiato dal compagno James Feigni, ha inventato di aver subito una rapina sul taxi con una pistola puntata alla tempia. Peccato che le telecamere di sorveglianza dell’aeroporto hanno filmato il passaggio degli atleti nel metal detector e in mano avevano portafogli e orologi. Allo scandalo sono seguite le scuse degli Stai Uniti e seppure tardive di Lochte che è stato incriminato dalla polizia di Rio per falsa testimonianza. Con lui Feign, ancora in Brasile, in attesa che gli sia restituito il passaporto, mentre Lochte è riuscito a rientrare frettolosamente negli Stati Uniti Da più parti è stato chiesto agli autori della bravata e delle menzogne di restituire la medaglia d’oro.
Nella foto i quattro nuotatori americani
Nel mito di Olimpia
Tempo di bilanci per lo sport italiano che su oltre duecento Paesi partecipanti alle Olimpiadi di Rio hanno ottenuto di essere tra i top ten per numero complessivo di medaglie. I risultati più esaltanti sono venuti da discipline ritenute “povere” e poco o niente dall’atletica, sport d’eccellenza dei Giochi. Ma c’è un’analisi di ordine più generale a conclusione dell’evento. Vale la pena di ospitarlo? Quanto ha mostrato la Rai nei diciassette giorni delle Olimpiadi brasiliane racconta di una vetrina mondiale davvero unica, di opere infrastrutturali che sopravviveranno al 2016, di una visibilità che si trasforma in attrazione del turismo internazionale, di un test di efficienza organizzativa, logistica e di prova del fuoco per la sicurezza dl Paese ospitante. Sembra che il “no” dei grillini a Roma olimpica si sbiadisca rapidamente: sarà che la Raggi subodora l’impopolarità del rifiuto, sarà che Rio ha stregato miliardi di spettatori, sarà che l’occasione per Roma è forse irripetibile, visti gli atteggiamenti molto cauti dei Paesi concorrenti: l’opportunità, per la capitale, può sottintendere a un’operazione di modernizzazione e di soluzione di problemi storici, primi fra tutti quello dei rifiuti e dei trasporti.
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