GiraVolta? Voltagabbana? No, only Volta. Come l’Alessandro della pila, il genio dell’elettricità e non solo. E non può che chiamarsi così, evocando velocità, efficienza, luce e energia a iosa, nonché un futuro “petaloso” il nuovo pensatoio renziano. Senza un think tank come si deve, oggi non sei nessuno: questo il super premier speedy Renzi lo sa, anche se il nome, per uno iperveloce come lui, è già superato. Dovrà provvedere all’uopo il nuovo maggiordomo di casa, il maitre a penser Giuliano da Empoli, suo assessore alla cultura nella giunta fiorentina e oggi al vertice del Pensatoio Maximo.
L’ha ideato a Parigi, dove risiede, il nuovo Machiavelli de noantri. Tra una pausa di riflessione e l’altra, mentre buttava giù il suo ultimo materpiece, la summa, ossia “La nuova prova del potere”, edito da Mondadori, la casa del “nemico” Berlusconi, ben prima della Mondazzolizzazione. Un feeling che era nato spontaneo, così come successe per D’Alema e altri compagni di merende sessantottine. E proprio al mitico ’68 era dedicato l’ultimo capolavoro del da Empoli. Che si lanciò in un’arditissimo volo, iperpindarico: più di Massimo D’Alema (sessantottino riluttante), di Walter Veltroni (sessantottino kennediano) e di Massimo Cacciari (sessantottino nichilista), “Berlusconi – verga di suo pugno da Empoli – ha incarnato i valori del Sessantotto vincente. Non quello dei gruppuscoli dimenticati dalla storia. Bensì quello culturale che ha cambiato per davvero la società in cui viviamo. L’edonismo di chi vuole godere nel presente, mandare in soffitta le tradizioni e le convenzioni, celebrare fino in fondo la rivoluzione sessuale e il culto della giovinezza. Il consumismo di chi afferma – prosegue Maestro da Empoli – la sua personalità attraverso lo stile, i vestiti, le nuove pratiche del tempo libero. L’antipolitica di chi, in fondo, diffida di qualsiasi autorità…”.
Trasecolati, e insieme terremotati dal Vate che rimescola anni di storie ed emozioni, torniamo alla fresca creatura che certamente contaminerà con le sue gemme preziose il territorio europeo, ansioso di recepire i semi di tanto Pensiero (ma cosa sarà mai quel certo Rinascimentucolo?). Fanno sapere i primi discepoli: “la struttura sarà leggera, solo due sedi, a Milano e a Bruxelles, proprio per indicare la proiezione europea del nostro messaggio”. Più prosaicamente, gli adepti comunicano che “Volta non riceverà alcun contributo pubblico, ma si finanzierà con contributi privati e la vendita di servizi, come fanno gli altri principali think tank internazionali”. E come fa la creatura di babbo Renzi, Open, che può contare solo sulle elargizioni dei generosi magnate dell’industria o della finanza, senza incidere per un euro sui bilanci dello stato.
I primi yes oui ed ok stanno arrivando, e tutti rigorosamente doc. Ecco ai nastri di partenza David Milliband, per un tocco Labour; Alec Ross, per una pennellata a stelle e strisce (è stato il guru dei grandi amici del capo Barack Obama e Hillary Clinton, la futura first lady del pianeta); e ancora, per un tacco alla francese, eccoci a Matthieu Pigasse, il ‘banchiere punk’ vicino ai socialisti parigini e coeditore di Le Monde.
Pronto lo sbarco a Bruxelles per le truppe tutto fosforo di Volta. Il 17 marzo, infatti, verrà lanciata la proposta di “servizio civile europeo” rivolta a “tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni – fanno sapere i voltisti – e basata su esperienze in corso da tempo in Italia e all’estero”.
Ma cos’era la rivoluzione culturale? Il pacifismo pro Vietmam napalmizzato dagli Usa? I garofani nei cannoni a stelle e strisce? Monnezze sessantottine.
In apertura Giuliano da Empoli. Qui sopra Hilary Clinton
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