Ci sarà una ragione se “Il caso Spotlight”, presentato al Festival del cinema di Venezia è candidato a sei Oscar. Il film, in questi giorni nelle sale di tutta Italia, ha la durata classica di due ore che volano via senza un attimo di distrazione degli spettatori, inchiodati alla storia, assolutamente vera, filmata magistralmente da Thomas McCarthy. Uscendo dalla sala, ancora in preda alla fascinazione di un racconto a ritmi serrati, coinvolgente come sa esserlo solo il grande giornalismo d’inchiesta, confliggono in intensità sentimenti di rabbia e di incredulità per la dimensione e i protagonisti dell’orrendo capitolo pedofilia.
Con un lavoro appassionato, senza un attimo di respiro, il team di giornalisti del Boston Globe, battagliero e coraggioso quotidiano locale, squarcia il velo di omertà dei vertici della Chiesa cattolica, governata dal cardinale Low, indaga con pazienza certosina e tenacia nel torbido mondo dei preti pedofili e dopo mesi di lavoro giornalistico, ad alto tasso di adrenalina professionale, pubblica l’inchiesta che rivela il numero di duecento quarantanove preti responsabili di abusi sessuali. Duecento quarantanove, solo nella città di Boston. Inverosimile?
Una nota a margine della proiezione è drammaticamente esplicita: “Quanto narrato nel film è tutto vero”. Il coraggio del regista, dei produttori e di chi candida il film alla conquista di numerosi Oscar, evoca una qualità della cinematografia Usa, la libertà di mettere sotto accusa tutto e tutti. Il caso delle dimissioni a cui fu costretto Nixon per l’inchiesta sul Watergate è solo un esempio di indipendenza dal potere del giornalismo americano e un altro, non meno significativo, è il film inchiesta Fahrenheit 9/11 di Michael Moore che contesta la versione ufficiale degli Stati Uniti sull’attentato alle torri gemelle. Palma d’oro al Festival di Cannes 2004, National Board of Review Awards 2004 come riconoscimento per la libertà di espressione, Kansas City Film Critics Circle Awards 2005 come miglior documentario, vincitore anche di 4 Razzie Awards nel 2004. E allora un suggerimento, espresso anche nel film “Il caso Spotlight”, di abolire il voto di castità per i preti che a detta degli esperti sono indotti alla pedofilia per le conseguenze della repressione di un’attività sessuale fisiologica. Quindi, ammesso che sia praticabile, l’invito a Papa Francesco perché chieda la visione privata del film, a sostegno dell’attesa decisione di abolire il celibato e il voto di castità dei sacerdoti, il nubilato delle suore.
Nella foto la locandina di “Spotlight”
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.