“Quello sguardo fra animale e uomo, che potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della società umana e con il quale, in ogni caso, tutti gli uomini hanno convissuto fino a meno di mezzo secolo fa, si è estinto”. Così scrive lo scrittore e drammaturgo John Berger, autore di “Perchè guardiamo gli animali?” edito dal Saggiatore e appena uscito in libreria. Repubblica Cultura dedica al libro l’apertura di mercoledì 16 febbraio, con l’anticipazione di alcuni brani salienti.
Ecco alcuni passaggi. “Da principio gli animali entrarono nell’immaginario dell’uomo come messaggeri e come promesse. Il bestiame, ad esempio, aveva funzioni magiche, talvolta divinatorie, talvolta sacrificali”. Quel bestiame che oggi si trasforma regolarmente in bistecca, costata o fiorentina per soddisfare i nostri palati.
“La relazione uomo/animale – scrive Berger – può chiarirsi meglio se paragoniamo lo sguardo di un animale a quello di un altro uomo”. “Con le loro vite parallele, gli animali offrono all’uomo una compagnia diversa da quella che può essergli offerta da un altro essere umano. Diversa, perchè è una compagnia offerta alla solitudine dell’uomo come specie. Un tempo questa muta compagnia era a tal punto percepita come uno scambio alla pari, che spesso si credeva fosse l’uomo a mancare delle capacità di parlare con gli animali; da qui le storie e le leggende di esseri eccezionali, come Orfeo, che riusciva a conversare con gli animali nella loro stessa lingua. Quali erano i segreti della somiglianza e della diversità fra l’animale e l’uomo? I segreti di cui l’uomo riconosceva l’esistenza non appena intercettava lo sguardo di un animale? Tutti i segreti ponevano gli animali come intermediari tra l’uomo e le sue origini…”.
Sguardi fra “uomo” e “animale”. Occhi che s’incrociano. Eyes-occhi è il titolo della finestra che potete vedere nella home page della Voce. Una “finestra” su un mondo che non è “altro” da noi, ma viaggia al nostro fianco: gli occhi di quei “cani” o “gatti” che sono dentro le nostre esistenze. E’ in quegli occhi che possiamo leggere la loro “anima”, sentirli uguali a noi, capaci come noi di essere felici o soffrire. E se la mancanza di un linguaggio comune crea – come osserva Berger – la (presunta) superiorità dell’uomo, e comunque la “diversità”, è proprio la sguardo, forse, a colmarla, a infrangere ogni barriera. Sta solo a vedere se noi – i cosiddetti “uomini” – siamo in grado di intenderli, sentirli quegli sguardi “animali”, se siamo in grado di recuperare il nostro (“umano”) gap emotivo. “Lo sguardo di un cane, con la sua muta urgenza – scrive ancora Berger, autore nel 2015 di “Questioni di sguardi” (Saggiatore) – può interrogare in modo profondo, indicando realtà che sfuggono all’attenzione umana”.
Vorremmo ricevere tanti sguardi da chi ci legge, tanti occhi che possono parlare da soli. Per farli girare via internet, per rompere quei muri di insensibilità che – come l’omertà nella lotta alle mafie – impediscono ogni progresso. Per fare in modo che “quello sguardo tra animale e uomo” si riaccenda.
L’altra finestra riguarda “il Racconto della Domenica”. Si tratta, in questa prima fase, di “fiabe” scritte da Bruno Fedi, il fondatore del “Movimento Antispecista” che lotta, appunto, perchè non esistano più barriere di specie tra creature, tra esseri viventi, al di là delle etichette “uomo”, “animale”, “cane” o “gatto” che sia. Racconti che, come tanti e tanti anni fa faceva Orfeo, cercano di dar vita ad un linguaggio comune…
Nella foto John Berger e sopra il suo ultimo libro
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