Sarà un anno estremamente difficile. Quello che è appena finito è stato il secondo anno di guerra: di una guerra per molti aspetti inedita, che non può più essere definita come una guerra fredda.
Sono ormai numerosi gli osservatori politici che colgono i segni di uno scivolamento verso una guerra assai più vasta, con implicazioni nucleari e di altro genere non meno pericoloso. Il Papa di Roma è stato in testa a questi che i laudatores temporis acti chiamano”profeti di sventura” e che, invece, sono i più attenti osservatori del tempo presente.
Sono accadute molte cose in questo 2015. In primo luogo è diventato evidente l’attacco che l’Occidente ha scatenato contro la Russia. Offensiva iniziata il 22 febbraio 2014, con il colpo di stato di Kiev. L’Ucraina (il popolo ucraino) usata come bastone per colpire la Russia. Come risultato temporaneo, gli Stati Uniti — che sono gli ispiratori di questa svolta strategica — si sono presi l’Ucraina, dopo avere convinto l’Occidente che era la Russia ad avere aggredito l’Ucraina. E ora tocca all’Unione Europea pagare il prezzo di questa operazione, per evitare che la bomba messa nel cuore dell’Europa esploda.
L’Ucraina ha perduto in questa avventura la Crimea e sta perdendo per sempre una grande parte della sua area sud orientale. La Crimea è tornata in patria, cioè in Russia. Le due Repubbliche del Donetsk e del Lugansk resteranno fuori dall’Ucraina, probabilmente come entità autonome, per un tempo indefinito. Ma i massacri del 2014-2015 non saranno più dimenticati, né da questa né dalla prossima generazione di russi.
La Russia di Putin è tornata ad essere potenza mondiale, tra gli stupori di tutto l’Occidente, che credeva di averla messa in ginocchio. E la Russia, sottoposta all’ennesima offensiva dell’Occidente — avrebbe detto Arnold Toynbee — sta rinascendo, come popolo che ha ripreso coscienza di sé, della sua storia e destino.
n Europa — in Francia soprattutto, dove è ricomparso per due volte in un solo anno, in forme nuove e selvagge, il terrorismo — è lo sconcerto e la paura. Daesh e i suoi manovratori occidentali, in rotta sui fronti siriano e iracheno, hanno spostato i loro sforzi sull’Europa. E, su questo fronte, hanno avuto successo.
L’America di Obama è oggi assai meno influente di prima. E l’Occidente intero è nel marasma, con troppi alleati sempre meno allineati, che vanno ciascuno in direzioni diverse dagli altri: Turchia, Arabia Saudita, Israele, Francia, Germania. E’ una cacofonia, risultato delle divisioni che esistono anche all’interno della leadership americana.
L’Europa è in una evidente crisi di leadership. Ma anche in preda a una rivoluzione politica interna, che fa seguito alla rottura del patto di fiducia tra i partiti tradizionali e le opinioni pubbliche rispettive. La gente cerca, in quasi tutti i paesi dell’Unione, nuove rappresentanze politiche. Dove non funzionano le vecchie comincia a crearne di nuove. Dove non riesce, si appoggia sulle ali estreme di destra e di sinistra. E’ finita l’era del centrismo.
Putin, fino all’altro ieri “dittatore”, esecrato e insultato da tutti i media, è oggi percepito da vasti settori di opinione pubblica occidentale come colui che fa quello che dice di voler fare. E’ il politico dell’anno, non solo per la copertina di Time. Solo la Russia ha combattuto contro Daesh, e tutti capiscono che è suo il merito della ritirata del Califfo.
Questo è il quadro, secondo una interpretazione sintetica ma esatta. Gli Stati Uniti si trovano ora di fronte alla necessità di riprendere il controllo della situazione, che sta loro sfuggendo di mano. Cercheranno di farlo senza badare a spese. E’ dunque da attendersi una loro offensiva. Politico, diplomatica, militare. Che sarà sicuramente sanguinosa.
La Cina rimane all’orizzonte, per ora, consapevole che il XXI secolo, la parte che resta, sarà cinese, ben più che americana. Sempre che si riesca a evitare la guerra più grande. E tutti noi dovremmo capire che, se non ci sarà pace, allora non ci sarà nessun XXI secolo per l’intera umanità, mentre l’orologio nucleare continua a battere i minuti sempre più vicini alla mezzanotte.
Questo articolo di Giulietto Chiesa è anche su www.sputniknews.com
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