Sfascio sanità al Sud. Sperperi milionari, clientelismi da prima repubblica, disamministrazione, strutture carenti, opacità nei conti economici, scarsissima trasparenza nei confronti dei cittadini. Chi più ne ha più ne metta. E la Campania è in testa alla black list, secondo l’annuale rapporto Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Riuscirà il fresco commissario nominato dal Governo a ridar fiato e una parvenza di organizzazione alla disastrata sanità made in Campania? Un settore, del resto, che da ben 6 anni vive in regime di “emergenza”, ormai una prassi consolidata, spesso e volentieri per aggirare leggi & norme e dar vita a corsie preferenziali per lobbies e amici. E sbarca a Santa Lucia – sede della Regione guidata dall’ex sindaco sceriffo di Salerno Vincenzo De Luca – Joseph Polimeni, alias ‘O mericano, un soprannome subito affibbiatogli per la doppia nazionalità (italiana e americana), un po’ pesante da portare, lo stesso di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario berlusconiano all’Economia da un paio d’anni in galera per camorra e in attesa di processo.
Arriva dall’Asl 2 di Lucca, Polimeni, dove ha ricoperto la carica di direttore generale e poi di commissario. Prima ancora, si era fatto le ossa in svariate direzioni sanitarie della Toscana. Un renziano doc, dunque, al timone di una barca – come quella della sanità made in Campania – che fa acqua da tutte le parti, per la gioia di chi da sempre specula sulla pelle e la salute dei cittadini per ingrassare le proprie fortune professionali o imprenditorial-societarie (il vastissimo arcipelago di sigle convenzionate mangiatutto). Ad affiancare Joseph ‘O mericano il subcommissario Claudio D’Amario, che per sei anni ha guidato l’azienda sanitaria di Pescara.
Ci tiene a sottolineare, il neo commissario, che il suo nome “è stato selezionato dal Consiglio dei ministri” e, soprattutto, che è sua intenzione di lavorare “in affianco coi ministeri dell’Economia e della Salute”. Un filo diretto quotidiano con il Padoan impegnato nei crac bancari e con la Lorenzin che taglia le spese sanitarie ai più deboli? Ottimo inizio.
Lo zar De Luca, intanto, si proclama soddisfatto: “la sfida davanti a noi è difficile e il nuovo commissario risponde pienamente alle esigenze poste dalla Regione”. Nessun personaggetto dunque: possiamo “stare sereni”. Anche perchè le forbici del governatore sono affilatissime: “con la riforma dell’Arsan (l’Azienda regionale per la Sanità, ndr) la Campania adesso risparmia 7,8 milioni di euro. A cominciare dallo stipendio del direttore generale Angelo Montemarano. Cancelliamo un’azienda – gonfia il petto – che è un monumento alla clientela e che era stata affidata al principale responsabile del debito della sanità pubblica campana”.
Peccato che lo storico ras della sanità Montemarano provenga dalla scuderia dei fedelissimi di Ciriaco De Mita, da pochi mesi tornato prepotentemente alla ribalta prima con un blitz di fine campagna elettorale proprio pro De Luca (senza i suoi voti avrebbe prevalso il berlusconiano Stefano Caldoro, governatore uscente), e adesso per sponsorizzare la candidatura Bassolino sindaco per Napoli al prossimo voto amministrativo. Per anni direttore della più grande Asl del Mezzogiorno, Napoli 1, poi assessore regionale alla sanità nell’esecutivo Bassolino, ora Montemarano divide proprio con l’ex sindaco-governatore e possibile ri-sindaco un destino comune: una pesante condanna sul groppone inflitta dalla Corte dei Conti (ma si tratta di storie diverse: sfascio sanità per Montemarano, sfascio e “emergenza rifiuti” per Bassolino). E nel pedigree del ras del rione Sanità, c’è un “primato” nazionale: il licenziamento di un primario di psichiatria (che poi ha vinto una lunga battaglia giudiziaria), Domenico Forziati, che era riuscito a far risparmiare all’Asl milioni di euro.
Ma torniamo all’impietosa radiografia di Agenas, per documentare – appunto – lo sfascio della sanità targata Campania. Ecco alcuni illuminanti flash. “Campania, Molise e Calabria confermano le loro difficoltà a procedere sulla strada della trasparenza anche solo con gli adempimenti più formali”. I riflettori di Agenas, infatti, sono puntati soprattutto sui versanti burocratico-amministrativi, senza peraltro tralasciare bubboni & lacune. In cima alla black list, proprio le “liste di attesa”, dove continua a dominare la legge della “raccomandazione”, per la serie: chi non ha santi in paradiso può anche marcire. Denuncia l’Agenzia: “tema particolarmente dolente per il Sud è quello delle liste d’attesa, non solo per le lunghe attese che spesso si registrano, ma anche per la scarsa informazione che viene data ai pazienti. In questo senso le peggiori al Sud sono la Campania e la Calabria”. E viene aggiunto: “in particolare la Campania mette a disposizione dei pazienti link relativi alle liste d’attesa nell’80 per cento dei casi, ma solo il 60 per cento con informazioni sulle prestazioni”. Per il resto, il buio più totale. Scarsa informazione e trasparenza anche sulla “pubblicazione delle liste dei soggetti accreditati” e sul “reclutamento del personale”. Ma anche su “appalti e bandi di gara” e perfino sul proprio stesso bilancio. Maglia nera d’ordinanza per la Campania e tutto il gruppone delle regioni meridionali ad arrancare alle spalle del centro-nord.
“Un’Italia spaccata in due”, commenta Agenas. Le fortune politiche (e di tanti “personaggetti”) costruite sul binomio sanità-affari, invece, non finiscono mai…
In apertura, Joseph Polimeni
Per approfondire
CORTE DEI CONTI / CONDANNA DA 30 MILIONI PER I RAS DELLA SANITA’ IN CAMPANIA
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