Tale Luigi Brugnaro, sindaco destrorso di Forza Italia (che Venezia di sicuro non avrebbe meritato), eletto con il sostegno della Lega, ha già stimolato l’attenzione della stampa per due o tre sortite da retrogrado, intollerante e omofobo. Di lui, la cronaca ha raccontato il rifiuto a ospitare la mostra di Berengo Gardin sullo scandalo delle navi da crociera che entrano nella laguna e provocano disagi, pericoli; l’ordine di ritirare dalle scuole veneziane i libri “gender” che agevolano la conoscenza degli studenti sull’identità sessuale; il “no” al gay pride (ma lo ha dovuto rimangiare di fronte alla determinazione del movimento di trasgredire il divieto). Ora Brugnaro è osservato dai media (specialmente dal Fatto Quotidiano) per l’“ospitalità” riservata a parenti e amici nelle società partecipate del Comune. Qualche esempio: come amministratore dell’azienda a cui sono affidate le farmacie e la ristorazione nelle scuole è stato nominato Gabriele Senno, il “papà” del consigliere comunale Matteo, della Lista Brugnaro. Non è considerato un esperto di settore, tutt’altro; Stefano Burighel, compagno di Giorgia Pea, sempre della lista del sindaco, entra nel consiglio di amministrazione della Venis. La compagna (ma nessuno di loro è sposato?) di Luca Battistella, consigliere comunale vicino a Brugnaro, nominata nel consiglio di amministrazione dell’azienda Veritas, impresa per lo smaltimento dei rifiuti. L’elenco di nomine pilotate dal sindaco di Venezia è lungo. Paolo Bettio, amministratore unico di Venis ha un ruolo di vertice in una società del gruppo industriale di Brugnaro. Conflitto di interessi? Neanche a pensarci. Nicola Picco, nominato nel consiglio d’amministrazione della società Avm che si occupa di viabilità, collabora con lo studio di architettura di Battistella, anche delegato all’Innovazione. Singolare la coerenza del sindaco di Venezia con l’impegno in campagna elettorale di adottare procedure trasparenti nelle nomine dei consigli di amministrazione delle “partecipate” e dei dirigenti di aziende speciali… “con l’esclusione di chi a qualunque titolo ha partecipato alla vita politica negli ultimi vent’anni”. Che ne pensa Salvini?
Nella foto il sindaco di Venezia Brugnaro
Buchi neri nella prevenzione anti Califfato
Si pubblicizza perfino con una rivista telematica: apprendiamo anche questo sull’efficienza del Califfato. Il web periodico mostra l’immagine della lattina di una bibita simile a quella che ha provocato l’esplosione dell’areo russo nel cielo del Sinai. L’ordigno, secondo gli esperti di Mosca, era dotato di un timer e conteneva tritolo per un chilo e mezzo (ma entra tanto esplosivo in una lattina?). Finora le notizie sulla scoperta non azzardano ipotesi sulle modalità che hanno consentito di piazzare l’esplosivo sotto una poltrona dell’Airbus A321 esploso in volo nei cieli del Sinai. Non può averla messa un passeggero, se si esclude la impossibile probabilità di un kamikaze russo convertito al fondamentalismo islamico, e dunque si deve indagare sul personale addetto alla pulizia dell’aereo o comunque sull’accesso a bordo durante le soste tra un volo e l’altro. In ogni caso si tratterebbe di un vistoso buco nella prevenzione degli attentati. A proposito, la Francia, per essa il primo ministro Valls, avverte gli alleati europei, e in generale il mondo occidentale esposto al pericolo di attacchi jiahdisti, sulla possibilità non remota che oltre ai micidiali kalashnikov, alla granate, alle esplosioni dei sucidi, possano uccidere anche con armi chimiche. La domanda è d’obbligo: il premier è a conoscenza di capacità autonome dell’Isis di fabbricarne o è informato su Paesi che le producono e sono disposte a venderle al Califfato, come i lancia missili, i blindati, i mitra?