Ieri, a sera inoltrata, il resoconto dell’incontro di calcio Belgio-Italia era anticipato dalle prime notizie di Parigi sotto attacco terrorista. Era già terrorizzante il primissimo bilancio delle vittime, si parlava di diciotto morti e sessanta ostaggi e la dimensione della tragedia avrebbe riservato bel altro. Oltre centocinquanta le vittime, feriti in gravissime condizioni. Nei blitz dei reparti speciali sono stati uccisi sei attentatori: come in episodi analoghi del passato i kamikaze sapevano che sarebbero stati uccisi e questo è l’aspetto più inquietante del fanatismo islamico. Come difendersi da barbari sanguinari pronti a morire urlando “Allah”? La verità è che non c’è prevenzione sicura che impedisca di mettere in ginocchio intere aree del mondo. Purtroppo l’ho pensato e scritto come una premonizione solo qualche giorno fa. La strategia jadista programma stragi con lucida perversione: corre rischi certi il turismo internazionale, colpito dalle stragi in Tunisia, con l’esplosone dell’aereo che riportava nella madre in Russia più di duecento vacanzieri, la strage di Hebdo ha messo il silenziatore alle voci di esecrazione del terrorismo islamico e ora una delle grandi capitali del mondo è sotto assedio. Il racconto mediatico degli attentati di ieri sera ha monopolizzato l’informazione televisiva del mondo intero ed è quanto si proponeva l’Idis per terrorizzare Parigi, di riflesso l’Europa intera e non meno gli Stati Uniti, impegnati nei bombardamenti della Siria in mano al Califfato, ma anche per galvanizzare il suo esercito di adepti. E’ un caso se la strage di Parigi avviene a ridosso della morte annunciata dagli americani dell’uccisone del boia inglese convertito al fondamentalismo jaidista? Non lo è. Ma poi, lo stato di emergenza proclamato da Hollande a caldo, sotto choc per gli attentati, ha come conseguenza l’invito a chiudersi in casa e nell’immediato, ma anche nel medio periodo, la paura di frequentare stadi, ristoranti, discoteche, supermercati e ogni altro luogo affollato. Il dato su cui riflettere in fretta: è dimostrato che il sistema di prevenzione è inefficace nel contrasto al terrorismo, che polizia , esercito e intelligence non sono in grado di impedire gli attentati, che i kamikaze dell’Isis sono imprendibili. Sconcerta la facilità di reclutamento del Califfato, che attira i suoi miliziani con lauti stipendi, disponibilità di schiave del sesso e suggestioni per soggetti influenzabili di guerra all’occidente miscredente, nel nome di Allah. Hollande, ripropone quanto ha dichiarato in circostanze precedenti: orgoglioso patriottismo e fiducia nella forza di reazione della Francia (ma è credibile e basta a sventare altre stragi?), i Paesi europei più esposti al pericolo di attentati mobilitano gli apparati di difesa e prevenzione. L’Italia, a un niente dal via al Giubileo, di milioni di stranieri che invaderanno Roma e l’Italia, provano a perfezionare il sistema di contrasto al Califfato che più volte ha minacciato “Roma, stiamo arrivando”. Preoccupa, non poco, l’assenza di una strategia complessiva, progettata per stroncare all’origine l’estremismo del Califfato che nel rivendicare la strage di Parigi minaccia altri attentati se non si metterà fine ai bombardamenti sui territori occupati dall’Isis. Non c’è poi risposta alla domanda su chi fornisce ai fondamentalisti kalashnikov, granate, missili, mezzi corazzati o meglio, non c’è risposta dall’universo dei Paesi colpiti dal terrorismo, gli stessi che fabbricano e vendono quelle armi. (nella foto Parigi sotto attacco)
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