A Napoli si vola, sulle magiche ali di Gesac, la società che gestisce l’aeroporto di Capodichino. Per uno dei miracoli degni del miglior San Gennaro, infatti, i conti economici sono stratosfericamente in “nero”, capaci di produrre utili da sballo dopo decenni da encefalogramma piatto.
Si interrogano non in pochi: come è possibile un prodigio del genere nelle terre di Gomorra, di saccheggi storici alle casse pubbliche, di una città ancora oggi da quinto mondo, con strade che neanche Baghdad sotto le bombe Usa? Una Napoli dove i servizi pubblici sono da foresta amazzonica? Dove le gang criminali dominano incontrastate e interi quartieri sono quotidianamente sotto il fuoco dei kalashnikov?
Ma esiste un’isola felice – pochi lo sanno – nel cuore di Napoli, appena usciti dalla tangenziale (ormai da tre anni sotto la guida di ‘O ministro Pomicino, fra l’altro cugino del sindaco con la bandana de Magistris): lo scalo di Capodichino, un unicum nel suo genere, quando nessuna metropoli o metropolicchia vede atterrare sulla sua testa velivoli d’ogni sorta, con “storici” – ma sempre dimenticati – rischi che ciò comporta, come denunciavano un tempo gli “ambientalisti”, oggi ridotti al ruolo di cespugli da coreografia con pizza & mandolini. Figurarsi ora con le “minacce” targate Isis che piovono nel cuore dell’Europa (e a quanto pare Napoli è uno dei bersagli migliori).
Dopo anni di vacche magre, con conti sempre in rosso, fiore all’occhiello del disastro “parastatale”, lo scalo partenopeo vede spalancarsi davanti a sé cieli più rosei che mai. Racconta un operatore turistico: “tutto è cominciato con la privatizzazione voluta da Bassolino sindaco e in cabina di regia il suo alter ego a palazzo San Giacomo Franco Barbieri, che oggi non a caso è al timone dell’aeroporto di Caselle a Torino. Allora gli inglesi della British rilevarono la gestione, poi finita in un ginepraio di scatole cinesi”.
Eccole, quelle scatole. Il 70 per cento del capitale Gesac è nelle mani di un “fondo”, ossia “2i Sistema Aeroportuale Campano spa”, che parla soprattutto francese: il 49 per cento del capitale, infatti, è recentemente passato sotto il controllo del tandem transalpino Ardian e Credit Agricole Assurances. Il 5 per cento fa capo ad Aliport srl, una controllata di Cis-Interporto, la creatura di Gianni Punzo, uno dei big alla guida di Ntv-Italo (il “pannazzaro” di Nola in società con lo “scarparo” Diego Della Valle e l’ex mister Fiat-Ferrari Luca Cordero di Montezemolo). Le restanti quote, pari ad un 12,5 per cento ciascuna, sono tutte pubbliche, e precisamente riconducibili allo stesso Comune di Napoli e a “Città Metropolitana di Napoli”: cioè la stessa cosa, il Comune “allargato” alla mega provincia, 91 comuni di uno dei più popolosi hinterland del mondo.
Da Guinness dei primati le ultime performance economiche della nuova Gesac, che ha ormai dietro le spalle gli anni bui di Tangentopoli, dove appalti & posti erano rituale merce di scambio per i predoni di palazzo San Giacomo. Record di utili nel 2014, con 17 milioni di euro a bordo (quasi tutti distribuiti ai “soci”), più che raddoppiati rispetto all’anno precedente, che faceva segnare un + 7 milioni di euro. Più traffici, più passeggeri, con un incremento di quasi il 10 per cento sull’anno precedente, una scalata che consente a Napoli – inneggiano a Capodichino – di “posizionarsi nella classifica del 2014 nella top 10, per tasso di crescita, degli scali europei di categoria tra 5 e 15 milioni di passeggeri; e nella top 5 degli aeroporti di categoria 5-10 milioni di passeggeri”.
Danno i numeri, in casa Gesac. Ma se ne scopre anche un altro. Come plusvalenza “maxima”, in grado di far effettuare un salto triplo ai conti e al “look” dello scalo partenopeo nella hit internazionale, ci sono 8 milioni e mezzo di euro dovuti alla cessione dell’area su cui verrà realizzata la stazione della linea Metropolitana 1 che servirà lo stesso aeroporto di Capodichino. Come dire: assegno al Comune, anche metropolitano, 4 milioni di utili, ma me ne sono già beccati 8 e mezzo per la vendita delle aree per il futuro metrò che salirà fino a un passo dai jumbo. Artifici contabili? Giochi delle tre carte? Sane e avveniristiche gestioni economiche? Un bel rebus.
Ma a chiarire qualche piccolissimo arcano ecco cosa annota un turista appena sbarcato da Parigi per trovare alcuni amici napoletani: “Me ne hanno dette di tutti i colori, i miei amici, perchè per venirmi a prendere si sono fermati con l’auto in uno dei vari parcheggi nei pressi dell’aeroporto. Per mezz’ora hanno pagato 10 euro. Mi avevano parlato degli strozzini a Napoli…”.
Nella foto l’aeroporto di Capodichino
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