TV E LINGUAGGI

Una al giorno: annotate nel libro nero dell’inquinamento della lingua italiana, alle malformazioni linguistiche di “attenzionare” e “appropriatezza”, aggiungiamo, tratto dallo sproloquio di un presunto esperto di cronaca giudiziaria, un incredibile “intento omicidiario” pronunciato impunemente per descrivere la volontà di uccidere. Alla prossima.

 

Perfino Sky

L’abituale perfezione di Sky alle 10 di questa mattina, 2 Ottobre, si è incrinata per una singolare replica dell’intero servizio sul giovedì di calcio. L’identica rassegna dei gol, la presentazione del conduttore e il commento del redattore sportivo sono stati trasmessi due volte, di seguito. Gli sconcertati telespettatori hanno sospettato a giusta ragione che quel telegiornale non è andato in onda in diretta, ma registrato. Una millanteria smascherata. Per anche meno, ai tempi d’oro della Rai, sarebbero saltate le teste dei responsabili

Tribunali in Tv

Non se ne può più, ma evidentemente gli utenti delle fasce televisive pomeridiane e di qualche sera infrasettimanale sono completamente soggiogati dal fascino indiscreto della cronaca nera e giudiziaria. Negli studi Rai e Mediaset si rincorrono talk show trasformati in aule di tribunale, per discettazioni di criminologi, psichiatri, psicologi, tuttologi, esperti improvvisati, avvocati delle parti in causa, giornalisti eletti investigatori e magistrati da conduttori che scavano nel mondo del crimine, quasi sempre rievocando episodi di vecchia data, per dirimere casi “misteriosi” e insoluti.

Il vertice di questa anomala piramide televisiva spetta al “Porta a Porta” di Vespa che per spettacolarizzare gli omicidi alla ribalta della cronaca non esita a portare in studio plastici delle scene del crimine e a consentire a ospiti in cerca di popolarità di emettere sentenze.

Il peggio si deve a studi, di più reti, trasformati in aule di tribunale, presiedute da magistrati che non si fanno scrupolo di sostituirsi al collegio giudicante di processi veri e consentono interrogatori e arringhe a due avvocati, difensori di contendenti disposti a “mettere in piazza” i loro conflitti e ad affidare a giurati senza titolo condanne e assoluzioni. L’anomalia della finzione non dissuade il pubblico di questi show che si appassiona, nella consapevolezza indotta da “se lo dice la televisione…” a partecipare al “processo”. Cambierà qualcosa con il nuovo gruppo dirigente della Rai? A giudicare dalle prime perplessità di Freccero, eletto nel consiglio di amministrazione della televisione pubblica, l’ottimismo è ingiustificato e giustifica anzi la nostalgia per la Rai educativa del maestro Manzi, le proposte ad alto profilo di spettacoli teatrali e grandi sceneggiati. A difesa del comodo adagiarsi sull’esistente, i responsabili di rete e la direzione generale rifiutano di ammettere che il tempo di Ballarò e di programmi analoghi è finito. Lo dimostrano la disaffezione degli utenti e l’evidente stanchezza di un format fastidiosamente ripetitivo, rissoso, tenuto in vita comatosa dai soliti ospiti, iracondi, espressione di una casta della politica contestata dalla maggioranza degli italiani.


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