In tre minuti – PD nel caos e…

Solo ieri, riflettendo sul caos che vede in armi maggioranza e minoranza del Pd, la domanda “Ma che ci fa l’astioso Fassina nel Pd che contesta come non fa neppure la destra estrema?”. Evidentemente era nell’aria il suo esodo verso altri lidi, per ora non definiti. Oggi un pre-addio affidato ai media fa seguito al percorso su cui si è incamminato Civati ,e chissà se Bersani, Cuperlo, la Bindi e i loro seguaci si accoderanno al “trenino” di contestatori che alla luce del giorno, nell’interlocuzione con giornali e tv, si collocano alla sinistra di Renzi e nella penombra dei corridoi rivelano la libido di tornare a gestire il potere, ben dentro alle strutture di partito e delle sedi istituzionali. Dovunque sia la verità, spinte e controspinte, che costringono il Pd a navigare in acque agitate, sono manna dal cielo per Salvini e le speranze di sopravvivenza del Berlusconi, che prova ad alimentare un disperato recupero di centralità accettando una finora impensabile sudditanza con l’uomo nuovo (nuovo?) della Lega, che detta tempi e modi dell’alleanza. La bufera che investe il Pd non ha radici giovani e, al contrario, ha preso consistenza nel tempo, in concomitanza con la perdita di identità che gruppi dirigenti spuri hanno assecondato, nella convinzione di dover approdare alla guida del paese con vasto consenso elettorale, a costo di convivenze storicamente incompatibili, moderati sotto qualunque bandiera ed ex democristiani.

 

Colpa delle donne che non amano più

In margine al Family Day, che ha plasticamente disegnato l’Italia retrò, rimane in evidenza il persistere di idiosincrasie da medioevo per la libertà di idee e di comportamenti difformi dalle dottrine di religioni arbitrariamente dogmatiche qual è il cattolicesimo come lo gestiscono le gerarchie clericali. Al raduno di piazza San Giovanni, omofobo e rintanato nell’ostinata condanna di quanto non è la famiglia padre, madre, figli, non sono mancati momenti di funambolismo ai limiti della legittimità. Tale Kiko Arguello, osannato “profeta” del movimento per la vita, ha legittimato la strage di donne vittime della violenza di mariti, amanti e fidanzati protagonisti di un’ecatombe raccontata dalla cronaca con il titolo di femminicidio. La sostanza dell’Arguello pensiero è che se una donna fa mancare al suo uomo l’amore, quest’ultimo finisce in un inferno fino a concludersi con l’omicidio di chi gli lo ha sottratto. Il portavoce del Family Day sostiene anche che papa Francesco sta con lui: peccato che proprio in contemporanea con le sue dichiarazioni, Bergoglio abbia compiuto un nuovo passo sul percorso della tolleranza per quanti sono stati combattuti ed emarginati. Accoglienza per chi ha divorziato, è l’annuncio di papa Francesco, che ribalta l’ostracismo secolare del mondo cattolico ad ogni trasgressione alle rigide prescrizioni per il buon cristiano

 

Olimpiadi, sì, no, ni

Mentre Marino, sindaco di Roma, è tra quelli che son sospesi, praticamente scaricato dal Pd ma deciso a rimanere in sella nell’agonizzante municipio del Campidoglio, Montezemolo tifa ancora per la candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024 e lo spalleggia Malagò, deus ex machina del Coni. Temibile concorrente di Roma è l’accreditata Parigi, ma i sostenitori italiani sottolineano che la metropoli francese è sostenuta solo da 31 voti, prassi richiesta da Comitato Olimpico, e fanno la conta di quanti potrebbero appoggiare l’avance italiana. Non abbastanza si direbbe, dal momento che è scontato il no di Grillo, Forza Italia e Lega, mentre è orientato per il sì Alfio Marchini. Sullo sfondo i dubbi di chi contesta la candidatura italiana: Roma saprà risanare se stessa e proporsi con un’immagine di dignità ritrovata? L’impegno finanziario per ospitare le Olimpiadi avrà un ritorno compatibile con la crisi del Paese? I giochi olimpici sono una priorità, o espressione di velleitarismo nazionalista?

 

Nella foto, Fassina e Bersani

 

 


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