Expo? Non sbagliate: se il vostro blitz è previsto nel tempo di primavera inoltrata e di estate, nel vostro zainetto non mancherà una bottiglia da riempire d’acqua gratis e più volte, grazie a distributori disseminati lungo il decumano, un copricapo da bagnare per tenere la testa al fresco, scarpe da ginnastica o comunque ultra comode (tacchi bassi per le signore) e un programma intelligente di visita che consenta di privilegiare padiglioni di grande interesse architettonico e di contenuto (Milano è stracolma di depliant promozionali. Un avvertimento da non dimenticare: raggiungere l’Expo in auto è sconsigliabile. E’ complicato e macchinosa è la possibilità di parcheggio (da prenotare). Dunque molto meglio il trasporto pubblico ma è da escludere il metrò. Il suo terminale a Rho Fiera dista dall’ingresso nell’area espositiva tanto da sottrarre forza e voglia di camminare oltre.
Molto meglio i treni diretti dalla Stazione Centrale (consultando gli orari ferroviari) che approdano a poca distanza dal decumano su cui si affacciano i padiglioni e da cui si diramano le corsie trasversali con altri insediamenti espositivi. Auguri, per un soggiorno che se previsto per un solo week end consente di visitare una quindicina di padiglioni ma se l’assalto a quelli più ambiti, Italia (superaffollato), China, Azerbaigian, Emirati Arabi, Cina, non sottrae troppo tempo per lunghe attese in fila.
Da non perdere, pena un’occasione unica per godersi la genialità made in Italy, è lo spettacolo serale dell’Albero della Vita che tra effetti di luce, sonorità coinvolgenti e proposte creative, regala un quarto d’ora di godimento assoluto, tassello indimenticabile nella memoria dell’Expo.
Se per raggiungere Milano in treno sceglieste Italo, all’uscita della stazione vi verrà incontro l’area progettata da Gae Aulenti, imponente quanto suggestiva per forme architettoniche ardite e proiettate al futuro. Sullo sfondo il famosissimo edificio noto come “bosco verticale” che propone lungo l’intera altezza il verde totale delle pareti. Expo Italia, in alcuni (forse troppi) allestimenti dei Paesi presenti, sembra dimenticare o sottovalutare il tema che l’ha originato, l’alimentazione, il cibo nel mondo e si caratterizza molto come fiera di oggetti tipici, folcloristici, testimoni di culture tra loro distanti, ma estranei agli obiettivi della rassegna. Una significativa eccezione è offerta dai padiglioni e per esempio da quelli della Corea e del Vietnam, dell’Uruguay, eccetera.
La nota francamente stonata dell’Expo è la contraddittoria presenza di giganti del consumismo di massa quali sono Mc Donald’s, Coca Cola, Ferrero e affini. Il giorno più conveniente per la visita è senza dubbio la domenica, perché esclusa da orde di studenti, dalle elementari ai licei, che invadono il decumano tanto da rendere ardua la pedonalità. Una vera furbizia per chi se la può logisticamente consentire è l’uso della bicicletta che impedisce l’affaticamento della visita a piedi e un’altra opportunità è il fitto di carrozzine a trazione elettrica, all’interno dell’Expo. La fiera propone mille modi per colazione, pranzo e cena, nei singoli padiglioni e nella grande area della ristorazione regionale realizzata da Farinetti, con ristoranti e pizzerie a costi non proprio vantaggiosi. Morale della favola: l’Expo è un obiettivo da non perdere e un esito della visita è certamente nel moto di orgoglio nazionalista per un’operazione che conferma il valore dell’italianità, in opposizione ai limiti denunciati, a ragione, nella gestione complessiva del Paese.
Nella foto, l’Albero della Vita
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