Sky tg 24, giovedì 27 ore 15 e 40. E’ l’ora dei commenti al “raid rom auto roma”, sembra una nuova formula. Conduce Paola Saluzzi, e per fortuna non si parla della Rossa, visto che un tweet un po’ sboccatello su Alonso le costò un paio di mesi fa un cartellino giallo da una settimana. E’ il solito piccolo serraglio paraleghista, ma stavolta c’è un padre della patria a portare pace & fratellanza. Il suo volto radioso, incorniciato in un gessatino grigio modello Chicago ’30, compare d’improvviso alle spalle della Saluzzi: è quello del senatore Paolo Naccarato, calabrese trapiantato a Roma. Un autoelogio per il suo spirito cristiano, per l’accoglienza a quei poveri miserabili dei barconi che arrivano da noi e però poi esagerano, “si ubriacano e fanno casini nelle nostre periferie”, “a Roma non si può andare fuori del centro storico che succede di tutto”, “ma per fortuna c’è il prefetto Gabrielli che è un signor galantuomo”. Poi il crescendo rossiniano, con un color purpureo che inonda le guance e crea un pittoresco contrasto col gessatino: “bisogna cambiare, stiamo tradendo i nostri padri europei, facciamo rivoltare nella tomba un…. un Helmut Kohl… (pausa) che però non è morto, ma si rivolta lo stesso, e poi schmitt, heisenouer….”…
Una serie di gorgoglii, di nomi senza terra e senza tempo, il finale. Da far invidia al mitico presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, alias giggino ‘a purpetta, il cui rampollo, oggi, è in rampa di lancio per le regionali con la casacca di Forza Italia. Alla mega conferenza per presentare il World Urban Forum nella prestigiosa cornice della Mostra d’Oltremare, Cesaro si esibì in una performance che ancora oggi, ad alcuni anni di distanza, linguisti, glottologi e otorini ricordano: una serie di suoni, secondo alcuni dei rari gorgoglii, secondo altri dei ritmi gutturali, per altri ancora dei bofonchii da antiche tribù afro, insomma un “wollulbanfor” o giù di lì. Superati, per ampiezza della performance, i tre magi “Gaspare Marchionne e Badassarri” oppure il tic tac (tradotto, il diktat) di Berlusconi in tema di monnezza a Napoli.
Ma finiamo in Gal con Naccarato. Uno che viene da lontano, lontanissimo. Udr con Cossiga, poi Udeur, assessore giunta Loiero nella natia Calabria, poi Italia Futura invaghito delle rosse di Montezemolo, quindi Lega in un momento d’odio per il suo amato sud, poi la nuova stella cometa delle Grandi Autonomie e Libertà, indi fulminato sulla via di Alfano a bordo della sua Ncd, infine – per ora – ritorno al santo Gal. E’ ora un renziano convinto, Naccarato, certo che la Patria va salvata, perchè “l’emergenza sociale ed economica del 2013 permane tutt’ora”. E quindi c’è bisogno di eroi capaci di uscire dalle tombe – caso mai rivoltandosi – per servire la Nazione (o il futuro grande partito in fase di ebollizione).
Stanchi ma felici del pomeriggio trascorso, eccoci a sera tra le braccia di Giulia, AnnoUno. Dopo l’autoelogio di Michele Santoro dal primo vagito fino alle piazze da centomila, eccoci al giglio Innocenzi che narra di tutte le cosacce che le hanno postato via internet, tanto per introdurre la puntata. “Ti sei fatta strada così”, “figlia di papà”, “hai lavorato sotto i tavoli”: dimenticando che lei ha sempre lavorato in perfetta trasparenza, fondatrice d’Italia Futura insieme al vate pallido Luca Cordero di Montezemolo. A metà trasmissione in campo Elettra Miura Lamborghini, erede della dinasty d’auto, figlia di Ferruccio Lamborghini. Dopo il video tutto spacchi, carni al vento, cose da far vedere, qualche brusio. E il suo accorato sfogo: “ecco, siete tutti pregiudicati con me”.
Per fortuna come acuto commentatore, fine maitre a penser, c’è il solito Antonio Di Pietro. Che di pregiudicati, di farabutti e ladri se ne intende. Ottimo e abbondante, il Di Pietro che punta alla poltrona di sindaco a Milano, per parlare di reati virtuali e piraterie informatiche. Non c’è pericolo che qualcuno gli chieda perché, anni fa, un pezzo da novanta di Maxi Tangenti, come Chicchi Pacini Battaglia, con lui la passò liscissima, neanche mezzo minuto di galera, uscito come una mammola da tutti i processi. E cosa ne sappia – oggi – di quell’arbitrato Longarini di cui si accorge anche il Corriere della Sera: un arbitrato voluto da Di Pietro ministro, costato allo Stato 1 miliardo e rotti che mette ora in ginocchio infrastrutture e ferrovie, e per la gioia di un ‘arbitro’, l’amico e segretario di Italia dei Valori Ignazio Messina. Ma fateci il piacere!
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