DEPISTAGGI – IL NUOVO EBOOK DELLA VOCE

Vittime senza giustizia, assassini a piede libero, mandanti regolarmente a volto coperto. Errori, orrori, omissioni di Stato. In una parola, Depistaggi.

Nell’ebook che pubblichiamo in esclusiva, storia dopo storia, alla luce dei documenti, ripercorriamo l’oltraggio che ogni giorno gli italiani si vedono recapitare dalle Istituzioni, da quello Stato solo sulla carta “democratico”  e invece protervo difensore delle Kaste, pronte ad ogni cosa, anche alle più crude turpitudini, pur di restare aggrappate al Potere. Kaste sempre più truci, opulente, tracotanti.

La prima parte è dedicata alle ‘Anime perse’. Ilaria Alpi, Paolo Borsellino, Marco Pantani, Pier Paolo Pasolini, David Rossi e ancora tanti altri…  Storie di morti sepolti senza giustizia, processi infiniti senza alcuna verità, familiari mai rassegnati, diritti calpestati, uccisi, una, due, tre, mille volte.

Nella seconda parte la vergogna delle stragi: dal Costa Concordia a Ustica passando per Moby Prince, toccando i più incandescenti misteri di Stato, la storia vera di come siamo arrivati a vivere in un Paese dove non ci sono più Giustizia e Verità.

 

L’introduzione di Andrea Cinquegrani

Vittime senza giustizia, assassini a piede libero, mandanti regolarmente a volto coperto. Errori, orrori, omissioni di Stato. In una parola Depistaggi.

E’ l’oltraggio che ogni giorno gli italiani si vedono recapitare dalle Istituzioni (sic), da quello Stato solo sulla carta “democratico” (e ora in fase di progressivo smantellamento, fatti a pezzi e bocconi quei pochi brandelli che ne restano, le poche macerie ancora sul campo) e invece protervo difensore delle Kaste, pronte ad ogni cosa, anche alle più crude turpitudini, pur di restare aggrappate al Potere. Kaste sempre più truci, opulente, tracotanti. Politica in prima fila: complice, collusa, contigua nella sua stragrande maggioranza. In perfetta combutta con quei poteri che sulla carta dovrebbero vigilare e controllare, e invece affossano e depistano. Come l’informazione e, soprattutto, la magistratura.

Per molti eroi che hanno sacrificato la loro vita e costituiscono un esempio unico soprattutto per il domani, fanno da sciagurato contrappeso non poche toghe che ormai hanno avuto e purtroppo continuano ad avere una sola mission: nascondere, celare, proteggere i delinquenti, calpestare ancora una volta le vittime, le loro memorie, i familiari e tutti i cittadini che chiedono unicamente uno straccio di giustizia. Quella giustizia una volta – utopia tra le utopie – uguale per tutti: e oggi invece squallidamente appiattita sulla “Prescrizione”, l’ormai consueto, comodo lasciapassare per tutte le delinquenze e tutti i delinquenti. Soprattutto quelli di Stato.

In questo dossier la Voce raccoglie le inchieste che documentano – nero su bianco, caso per caso, mistero per mistero – fatti & misfatti della giustizia di casa nostra. Con tanto di nomi, cognomi e indirizzi di coloro i quali non hanno servito – come sulla carta avevano giurato – lo Stato: ma altri Poteri, spesso e volentieri deviati, luridi di sangue e danari sporchi. Inchieste scritte soprattutto nell’arco di quest’anno, il 2016, alcune nel 2015, un paio risalenti al 2011- 12.

Storie di persone uccise due volte, e caso mai anche tre volte. Prima per via criminale, poi per via “legale”, per mani di “giustizia”. Come succede per Ilaria Alpi, il cui “presunto” assassino è stato scagionato da tutto dopo 16 anni di galera del tutto gratuita, la stessa incredibile condanna affibbiata ai “presunti” assassini, poi innocenti da tutto, nel giallo (ma non poi tanto) del delitto Borsellino, con un pentito manovrato e taroccato da toghe che – come descrive in modo perfetto Sandro Provvisionato – hanno un nome e un cognome ben preciso.

E come succede con Marco Pantani, che solo una giustizia fino ad oggi cieca, nel migliore dei casi, non vede quale precisa vittima di interessi miliardari della criminalità organizzata, a base di scommesse illegali: e un’inchiesta incredibilmente archiviata a Forlì, dove non conoscono la differenza che passa tra pizzi e merletti.

Stessi copioni, del resto, andati in scena nel caso di Melania Rea, un chiaro delitto di camorra per coprire traffici di droga nelle caserme, spacciato per facile delitto passionale. O di Yara Gambirasio, anche stavolta una sceneggiata a luci rosse per nascondere le mani della malavita organizzata che ormai detta legge nei cantieri edili di mezza Lombardia. Ancora. Anche un bambino è in grado di capire (tranne le toghe senesi) che David Rossi è stato “suicidato” – come agli inizi della tragica “strategia della tensione” l’anarchico Pinelli – fiondandolo giù dal quinto piano del quartiere generale del Monte dei Paschi di Siena, proprio in queste settimane al centro degli intrighi – governativi e anche massonici – della finanza di casa nostra e non solo.

Come del resto alunni delle elementari sono capaci di comprendere quanto la sceneggiata dell’inchino per la tragedia del Costa Concordia non stia in piedi, neanche per un minuto. Ma per le alte toghe del tribunale di Grosseto sì. Neanche un pallido sospetto che dietro quell’altrimenti del tutto inspiegabile slalom del super esperto comandante Schettino tra le Scole del Giglio si celi una verità che, del resto, ha cominciato a far capolino tra le carte di una procura non poco lontana, quella di Firenze: i traffici di coca via navi da crociera.

Dopo il ciclone Trump potranno venire a galla le verità sulle tragedie di Ustica e del Moby Prince? Staremo a vedere. Inchieste durate decine di anni senza cavare il ragno da un buco, processi farsa, coperture lunghe chilometri, inabissamenti di responsabilità colossali che vanno dai nostri Servizi a quelli made in Usa e – nel caso Ustica – in Francia. Ancora. Sulla tragica fine di Aldo Moro, che “Doveva Morire”, come hanno ricostruito magistralmente Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato nel loro libro del 2008: per volontà degli Usa e di alcuni pezzi della nostra Dc – Giulio Andreotti e Francesco Cossiga in pole position – con le Brigate Rosse nella veste di esecutori materiali di quelle strategie politiche perfettamente eterodirette. E ancora: sulla tragedia dell’11 settembre, con la Bush band in prima fila per organizzare insieme agli amici dell’Arabia Saudita l’attentato alle Torri gemelle. Sarà finalmente luce?

Ma torniamo a casa nostra. Avremo mai una verità sull’altro volo, stavolta l’uomo che conosceva tutti i segreti di Telecom e Opus Dei, Adamo Bove, ennesimo suicidio alla Pinelli lungo la Tangenziale di Napoli? O del magistrato impegnato a far luce sui colossali business dei rifiuti tossici, Federico Bisceglia, che stava alzando gli altarini sul ruolo dei nostri Servizi in combutta con i Casalesi del clan Zagaria e sulla stessa morte del superpentito Francesco Schiavone, giusto un mese prima caduto puntualmente da un pero? Come nel minato e arcimilionario settore della sanità, troppo spesso popolato, soprattutto al Sud, da ingombranti presenze mafiose e massoniche. Con la misteriosa morte del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, in procinto di pubblicare un libro bomba (mai uscito) sugli affari della sanità in Sicilia a non solo. Tutto archiviato subito, “arresto cardiocircolatorio”, come del resto fu solo un “tuffo” dal traghetto che lo avrebbe portato dalla Grecia in Italia quello di un altro superpentito, Carmine Mensorio, che alla Procura di Napoli attendevano per una verbalizzazione bomba – inizio anni ’90 – sui rapporti tra politica & camorra.

Ciliegina sulla torta, la sceneggiata che sta andando in onda sempre al tribunale di Napoli: l’eterno processo per la strage del sangue infetto che ha fatto migliaia di vittime innocenti, ma colpevoli di aver assunto derivati del sangue che arrivavano, senza alcun controllo, addirittura dalle carceri dell’Arkansas, a fine anni ’80, inizio ’90. Verrà mai partorito lo straccio di una sentenza che inchiodi alle loro responsabilità i killer? Anche in questo caso i nomi di mandanti, esecutori, protettori e depistatori sono tutti lì.

Fine corsa. Giustizia calpestata e vittime uccise una seconda volta. In nome dello Stato.

 

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