La scienza che prevede le condizioni climatiche ben oltre la scadenza di una settimana si è perfezionata nell’era dei satellite, che tracciano con precisione vicina al cento per cento l’andamento di alte e basse pressioni, delle temperature, di eventi da allerta per piogge, venti e nevicate. Desta allora sospetti di colpevole fatalismo il sistema di prevenzione (si discolpa invocando l’“emergenza eccezionale”) e di sottovalutazione chi si è fatto sorprendere dal tempo, per di più nella stagione deputata dal cielo a scaricare ciclicamente neve sulle alture e, anche se più di rado, a livello del mare. I media, in questo scorcio di Gennaio ghiacciato dalle ondata di freddo balcanico, raccontano con completezza e partecipazione le condizioni disperate delle popolazioni vittime delle scosse di agosto e di quelle di stamattina che il Giappone antisismico avrebbe sopportato con il minimo disagio e che nel territorio dell’Italia Centrale hanno provocato paura ma di più, sconforto, sofferenza e rabbia per le conseguenze disastrose delle intense nevicate. Il terremoto ha certamente infierito sul poco rimasto in piedi, ma il peggio si deve alla neve, alta un metro e mezzo, due. Strade dei paesi terremotati, vie di accesso, snodi vitali tutti paralizzati, impraticabili, elettricità in tilt, sfollati vittime delle intemperie, famiglie prigioniere nelle poche case rimaste in piedi, difficoltà di fornirsi di prodotti alimentari, medicinali. “Siamo stremati” lamenta chi riesce a contattare i mezzi di comunicazione. Sono sindaci, allevatori che tentano di salvare il bestiame, anziani, madri con figli disabili, chi vive ancora in tenda. Se si poteva fare di più: certo, dovevano confluire nelle zone del sisma decine e decine di mezzi cingolati spazzaneve, contingenti dell’esercito molto più numerosi, unità d’intervento attrezzate per ridurre al minimo i disagi delle popolazioni e tempestivamente. La tregua sismica (ma c’è stata davvero?) ha sembra aver dato sostanza alla rivendicazione delle popolazioni di Amatrice e degli altri centri devastati dal terremoto. Il coro i voci, unanime, chiede da Agosto di non essere dimenticati e di tornare nei paesi fantasma ricostruiti male dopo il precedente sisma. Contro questa legittima aspettativa si oppone la consapevolezza che la terra nelle loro aree è destinata a tremare di nuovo e forse di più, questo il giudizio degli esperti, che la ferita chilometrica aperta nella terra dal sommovimento tellurico potrebbe diventare una voragine, che le scosse di questa mattina rivelano la continuità del fenomeno, imprevedibile quanto minacciosa. Il maltempo dell’inverno ai più sembra smentire il pericolo di desertificazione della Terra, che dia ragione a chi l’inquina e si autoassolve dall’imputazione di contribuire in misura determinante all’effetto serra. Niente di più mistificante. In Italia e nel mondo la siccità è responsabile di incendi disastrosi mentre il caso del fiume di Pescara, esondato, rientra nel deficit di prevenzione del nostro Paese, attestato da ricorrenti alluvioni causate sicuramente da piogge eccezionali ma anche e forse soprattutto da mancati interventi di difesa.
Doppio salto mortale, autore Xi Jnping
Con una giravolta, degna della migliore performance ginnica di Yuri Chechi, l’economia mondiale scardina d’un sol colpo marxismo e maoismo, l’uno e l’altro teorici dell’equità sociale e delle risorse redistribuite fra tutti. Il mitico leader cinese, rinascesse con il libretto rosso stretto tra le mani, come primo atto del ritorno a Pechino destituirebbe su due piedi Xi Jnping, gran capo della grande Cina. In corso di World Economic Forum, una delle massime convention dei potenti del mondo, il numero uno dello storico Paese comunista (meglio ex comunista) ha dichiarato empatia per il libero commercio, in palese contraddizione con le intenzioni protezioniste e autarchiche di Trump e dell’amica May che completa il tifo per la Brexit pronosticando l’uscita anche dal mercato comune europeo. Ma è davvero una sorpresa l’esternazione del leader cinese o piuttosto l’arroganza di chi cresce a dismisura sulla pelle della classe operaia schiavizzata per produrre a costi inimmaginabili nel resto del mondo? E non è sempre lui che produce ricchezza opprimendo le città industriali e non solo loro con una cortina di smog ammazzapolmoni? Xi Jnping: “L’economia globale è il grande oceano da cui non si può scappare”. Non si può o non si vuole scappare? Ne sanno qualcosa i Paesi scampati alla colonizzazione dei secoli scorsi ma ricaduti nell’oppressione di chi sfrutta le loro risorse naturali grazie a governi complici delle multinazionali. Ne sanno di più gli otto plurimiliardari e le centinaia di plurimilionari che detengono il venti percento della ricchezza mondiale a scapito di ogni forma di povertà senza confini, una fra tante quella della sconfinata Cina che però importa calciatori nostrani con ingaggi stratosferici per addormentare le coscienze con l’oppio occidentale del football.
Nella foto Xi Jnping
