VIVA LA COSTITUZIONE!

Pubblichiamo gli interventi a caldo di grandi opinionisti sulla vittoria del NO al referendum costituzionale. Fra i primi Ferdinando Imposimato ed Elio Lannutti, che hanno condotto, girando in lungo e in largo per l’Italia, la battaglia per salvare la Costituzione. Ed oggi ringraziano gli italiani per la straordinaria partecipazione. E ancora i significativi commenti di Oliviero Beha e di Giulietto Chiesa e le riflessioni di padre Alex Zanotelli. Quindi i tre noti magistrati che erano intervenuti per il No nel numero straordinario di novembre della Voce: Antonio Esposito, Bruno Spagna Musso, Domenico Gallo, e l’ex senatore Francesco de Notaris.

 

FERDINANDO IMPOSIMATO

Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato

Carissimi amici, abbiamo vinto una straordinaria battaglia in difesa della democrazia e della Costituzione che ne è il fondamento. In questo momento meraviglioso ringrazio e abbraccio ognuno di voi con gioia e fiducia, ringrazio il magnifico Comitato per il NO e i suoi combattenti, i meravigliosi e infaticabili attivisti del Movimento 5 Stelle di tutte le città che ho attraversato in questi mesi, da Carrara a Massa, da Firenze a Napoli, da Caserta a Bari, da Roma a Pomezia, da Genova ad Avellino, da Benevento a Taranto, da Ardea a Tivoli, da Civitacastellana a Sorrento, Da Lecce a Casarano, da Cagliari a Milano, da Trento a Torino, dalla Val di Susa a Grosseto, da Castiglione a San Remo, da Bologna a Modena, da Riccione a San Benedetto del Tronto, da Recanati a L’Aquila, da Avezzano a Vasto, da Vado Ligure a Montecatini Terme a Piano di Sorrento, Varese e Ascoli e tante altre città che mi hanno ospitato con amore e pazienza. E mi scuso con gli amici del Movimento 5 Stelle e con i cittadini di Carbonia e Pomigliano, di Verona e Somma Campagna e Nettuno, città in cui sono stato costretto a mancare per via di una terribile bronchite che ancora mi affligge. Chiedo scusa a Emanuela Corda, a me tanto cara, per la mia assenza dalla amata Sardegna il 19 novembre. Sarò felice di tornare in Sardegna.

Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la benevolenza di credere in me e nelle mie povere parole in difesa della Costituzione. Abbiamo respinto una manovra eversiva contro i lavoratori, gli insegnanti, le forze dell’ordine, i disoccupati, i pensionati, i No Tav, i risparmiatori, ben sapendo che essi sono ancora senza il rispetto dei loro diritti. Abbiamo lottato contro la discriminazione che stampa e TV, salvo pochi coraggiosi giornalisti, hanno attuato contro di me per isolarmi. Ringrazio i meravigliosi studenti universitari della Sapienza, di Roma tre, di Bologna, di Padova per le loro battaglie in difesa di una Università che sia centro di sapere e non di affari e clientele.

Ma ora dobbiamo proseguire la battaglia per costruire una società più giusta, attuando il programma della Costituzione. Soprattutto la eguaglianza dei diritti sociali, la dignità del lavoro , l’istruzione , la tutela dell’ambiente, il reddito sociale, la possibilità per i lavoratori di partecipare alla organizzazione politica economica e sociale dello Stato, e di occupare il posto che loro compete nella società, vincendo la resistenza dei privilegi alla espansione della eguaglianza collettiva dei diritti , la retribuzione dignitosa dei lavoratori proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e tale da garantire una vita libera e dignitosa, la scuola deve riconquistare la sua centralità con il rispetto dei docenti che educano i giovani al ricambio generazionale. Le risorse vanno recuperate dalla lotta alla corruzione, tassa occulta su lavoratori e pensionati, che alimenta le diseguaglianze e la disgregazione sociale, e devono tendere ad una società che non abbia settori marginali, zone d’ombra alle quali sia riservata una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa alla vita sociale.

Lo Stato non deve continuare a perseguire il vantaggio di pochi privilegiati e dei banchieri ma il bene della collettività, che deve prevalere sul bene dei pochi. Se tutta la nazione è prospera, arreca più vantaggi a tutti i cittadini che se è fortunata in ciascun cittadino, ma va in rovina nel suo complesso. Lo stato deve prevedere il reddito sociale per i disoccupati involontari e i disabili. Occorre la modifica del codice penale trasformandolo nel codice della libertà e della difesa dei diritti umani adeguando le pene ai valori della Costituzione.

Credo che il metodo democratico e le divergenze di idee siano un mezzo insostituibile per la democrazia compiuta. Ma il senso di responsabilità del cittadino democratico pone al dibattito dei limiti, il primo dei quali è non esasperare il dissenso. La fondamentale identità di vedute permette una comunità umana. La vita non sarebbe possibile se i consensi non fossero superiori ai dissensi. La discordia porta alla rovina dei popoli. La concordia ha portato alla Costituzione repubblicana e a questa vittoria. Guardiamo all’Italia inserita nell’Europa non di banchieri e predatori ma unita su base federale; l’Italia continuerà ad esistere e ad essere onorata ed amata come piccola patria in una patria più grande, insegnava Sandro Pertini.

Non vogliamo un’Europa a guida tedesca, con la Germania che profitta della crisi, come riconosce il filosofo Jurgen Habermas, favorendo le crescenti diseguaglianze economiche. L’austerità invocata dalla Germania a spese dei più deboli fa aumentare i populismi. La Germania deve essere pronta a rinunziare agli interessi mostruosi per i prestiti fatti Vogliamo un’Europa democratica e solidale , che sia indipendente dall’America e che si proietti verso i paesi della riva sud del Mediterraneo. Vogliamo la fine del regime e la libertà di informazione. Un abbraccio grande a tutti voi.

 

ELIO LANNUTTI 

Elio Lannutti

Elio Lannutti

Il popolo onesto ha cacciato Renzi ed un Governo di magliari, che in 1.000 giorni ha servito e riverito, banchieri e potentati, massacrato i lavoratori con il Jobs Act, espropriato i risparmiatori di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, taglieggiato le famiglie con tasse e balzelli, indebitato i giovani con 106 mld di euro di debito pubblico aumentato, omaggiato la Troika ed i cleptocrati europei, ossequiato Bankitalia e Bce. #Renzi il disastro per l’Italia, da perfetto cameririere dei banchieri, si è inchinato a Schauble il nipotino di Hitler, si è sperticato nel bacio della pantofola ad Angela Merkel, si è genuflesso a Juncker dopo averlo eletto a capo di una Europa ubriaca, ha venduto i risparmiatori con la riforma delle banche popolari ai banchieri di affari ed ai grandi fondi speculativi, ceduto per un piatto di lenticchie la sovranità ai banchieri di affari e malaffari ed a quella finanza criminale che come avvoltoi, volteggiano sul cielo di Siena per spartirsi le spoglie del MPS.

Con l’Ape Renzi ha schiavizzato i cittadini,che dopo 40 anni di duro lavoro e contributi previdenziali, devono contrarre un mutuo ventennale pagando costose polizze vita alle assicurazioni per andare in pensione, ha venduto chiavi in mano le vite degli italiani dalla culla alla tomba, gettati come insignificanti oggetti nelle grinfie dei banchieri. Con 10 provvedimenti tutti a favore degli Istituti di credito ed il prestito vitalizio, fa ipotecare le case dei vecchi dopo averli fatti indebitare con l’ideologia del debito e di vite a rate, facendo sottrarre sudori e sacrifici di intere generazioni ai legittimi eredi. Storicamente il sonno della ragione genera mostri, mentre in Italia,anche per la viltà della classe dirigente di un glorioso partito, il PD Ogm, che ha calpestato la questione morale ed invece di difendere lavoratori e risparmiatori, per tutelare gli interessi dei banchieri e di Bankitalia li fa manganellare dalla polizia se osano protestare dopo l’esproprio criminale del risparmio ed i diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori, ha generato piccoli mostriciattoli e burattini, manovrati da JPMorgan e dalla finanza criminale, che ha tentato di svendere ai carnefici del popolo sovrano, la Costituzione nata sui monti dalle lotte dei partigiani. Mentre sono incalcolabili i gravissimi danni inferti da un Governo di magliari, servo sciocco di Troika, Bce, tecnocrazia e cleptocrazia europea alle famiglie taglieggiate ed ai risparmiatori truffati da Bankitalia e dallo Stato, auspico che la magistratura, interessata dalle denunce per alto tradimento presentate da Adusbef e dai portavoce del M5S, Daniele Pesco, Alessio Villarosa, Dino Alberti, Roberta Lombardi, proceda per accertare i fatti denunciati, anche sugli evidentissimi brogli del voto degli italiani all’Estero e per il voto di scambio tra l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il Governatore della Campania De Luca, grande esperto di fritture. Grazie a tutti. Sursum corda (in alto i cuori).

 

Giulietto Chiesa

Giulietto Chiesa

GIULIETTO CHIESA

SCONFITTA ANCHE IN ITALIA L’E’LITE MONDIALISTA DI BANCHE E MEDIA.

Quelli che adesso parlano di vittoria populista cercano solo di nascondere la realtà (lo fanno d’abitudine). Invece è l’inizio della frana del loro potere.. Adesso c’è da rimboccarsi le maniche per costruire una grande alleanza democratica e popolare per portare l’Italia fuori dalla guerra che questi dementi stanno ancora preparando. Fuori l’Italia dalla Nato!

 

Oliviero Beha

Oliviero Beha

OLIVIERO BEHA

Dopo il NO adesso tocca al nostro SI. Felice per lo scampato pericolo più che per l’uscita di Renzi e della novità (mantiene la parola e non è poco…!), ora tocca a noi. Abbiamo “solo” salvato la Costituzione, resta da salvare un Paese in pezzi.

 

 

PARLA PADRE ALEX ZANOTELLI 

Padre Alex Zanotelli

Padre Alex Zanotelli

“Hanno cercato di abbattere la Costituzione, il valore più alto che tutela la vita degli italiani. Non ci sono riusciti. Ora il vero obiettivo è quello di attuarla sul serio, parola per parola, tema per tema, la Costituzione, fino ad oggi rimasta per gran parte solo sulla carta”.

Ribalta l’ottica, padre Alex Zanotelli, il prete coraggio da quasi dieci anni alle prese con le piaghe nel cuore di Napoli, e tanti anni passati in un altro cuore dolente, quello africano. Ma è sempre in prima linea, Zanotelli, per lottare con gli ultimi, i senza diritti, per l’acqua pubblica e i beni comuni.

Il vero problema, fa notare, è adesso di partire in contropiede, al contrattacco, perchè evitato il pericolo del massacro della nostra Carta costituzionale ci si possa mettere tutti insieme, in un grande sforzo comune per attuare i veri principi che i padri costituenti volevano a fondamento del nostro Paese, e rimasti – oggi più che mai – lettera morta. Come il diritto al lavoro, alla salute, a una qualità di vita dignitosa, all’istruzione: valori e diritti che sembrano perdersi di fronte alle picconate dell’ultimo governo Renzi, tra Jobs Act, abolizione dell’articolo 18 e Buona Scuola. Ma ecco le parole di padre Alex.

“Un risultato straordinario, quello del referendum, sia per la maggioranza schiacciante dei NO che per la meravigliosa partecipazione dei cittadini, che hanno capito fino in fondo che era in ballo il destino della nostra Costituzione. Un plebiscito che fa bene alla nostra democrazia, infonde coraggio, manifesta nuova voglia di partecipazione”.

“Una vittoria voluta, nonostante le minacce di crollo dell’economia e di collasso delle banche. I poteri forti si sono schierati compatti, a cominciare proprio dalle banche e da colossi internazionali come Jp Morgan, ma non sono riusciti ad abbattere la forza popolare, che ha capito bene dove stanno i suoi diritti e quali sono i piani di coloro che li vogliono calpestare”.

“E’ davvero incredibile quello che ha tentato di fare il premier Renzi, una politicizzazione forsennata del referendum, quasi a voler ottenere un’incoronazione”.

“Il NO non è una vittoria del populismo ma del popolo”.

“I cittadini italiani hanno fatto capire in un modo che più chiaro non si può che hanno voglia di politica, di politica non al servizio dei poteri forti, ma degli interessi collettivi”.

“E’ ancora più paradossale come il premier e il Governo abbiamo perso un anno e passa di tempo pensando solo a questo referendum e dimenticando i problemi reali e urgenti del Paese, che sono ben altri, dalla disoccupazione alle nuove povertà fino ai più elementari diritti e servizi”.

“Da ben cinque anni la democrazia in Italia è stata messa nel congelatore, con i governi Monti, Letta e Renzi non eletti dal popolo e tutti al servizio dei poteri finanziari, certo non dei cittadini”.

“Con il referendum cercavano il colpo finale, ma non ci sono riusciti perchè la gente ha capito e ha detto NO”.

“Sono certo che lassù sono molto felici Giuseppe Dossetti, che più di vent’anni fa, nel ’94, scese in piazza per contrastare i progetti di Berlusconi volti a stravolgere la nostra Carta, e don Luigi Gallo, che aveva sempre al suo fianco il Vangelo e la Costituzione. Questa vittoria è anche per loro”.

 

ANTONIO ESPOSITO*

Il magistrato Antonio Esposito

Il magistrato Antonio Esposito

Respinto il tentativo di deriva autoritaria – Motivi sia di ordine giuridico che politico sono alla base della clamorosa sconfitta del “SI”. Quanto ai primi, i cittadini hanno respinto una pessima riforma costituzionale che riduceva lo spazio di democrazia rappresentativa, toglieva al popolo il diritto di eleggere i Senatori, trasformava il Senato in una specie di dopolavoro per la peggiore classe politica, (i consiglieri regionali), concentrava sostanzialmente nella Camera dei Deputati poteri enormi (nomina del Presidente della Repubblica, di membri della Consulta e del C.S.M.), e, conseguentemente, consentiva al partito di maggioranza – e, quindi, al suo segretario – di controllare, oltre l’esecutivo, anche il Parlamento.

Sotto il profilo politico, i cittadini hanno decisamente respinto il tentativo di un falso “rottamatore” che, privo di legittimazione popolare, rappresentante della “Casta”, ambizioso e spregiudicato, cercava – attraverso la pericolosa doppia carica di segretario del partito di maggioranza e “premier”, attraverso la capillare occupazione dei posti e delle poltrone, la sistematica menzogna, la continua disinformazione e con l’ausilio dei “poteri forti” e con l’ignominia e il trasformismo di molti (soprattutto politologi e opinionisti, a torto, ritenuti autorevoli) – di rafforzare un potere che aveva già assunto, pericolosamente, la forma dell’oligarchia. La parte sana degli italiani (la maggioranza) ha respinto il tentativo di deriva autoritaria.

*magistrato, già presidente Seconda Sezione Penale Corte di Cassazione

 

BRUNO SPAGNA MUSSO*

Il magistrato Bruno Spagna Musso

Il magistrato Bruno Spagna Musso

La vittoria della sovranità popolare – Il risultato del referendum di ieri 4 dicembre, determinato dall’ampia maggioranza del NO alla riforma costituzionale, ha sancito, più che la sconfitta del Presidente del Consiglio, dato di per sé comunque di non poca rilevanza, la vittoria della sovranità popolare e insieme della collettività dei cittadini che hanno, finalmente, potuto “esercitarla”, dopo tre governi di Presidenti designati ma non eletti.

Si è messa così la parola fine ad una riforma pasticciata e gravemente lesiva dei poteri di scelta del popolo (in particolare con l’eliminazione della eleggibilità diretta dei Senatori) e che, “combinata” con la vigente legge elettorale, avrebbe dato luogo ad una smisurata maggioranza parlamentare, “drogata” rispetto a quella designata dagli elettori, tale da configurare un modello di Stato non scevro da autoritarismi, con in più un anomalo potere, spettante alla stessa, riguardo alla elezione del Presidente della Repubblica e alla nomina dei giudici costituzionali.

Tra l’altro, non va dimenticato il “doppio peccato originale” della riforma in questione: non solo realizzata da un Parlamento scelto con legge elettorale dichiarata incostituzionale ma anche deliberata, a colpi di maggioranza, con pervicace esclusione dell’apporto di altre forze politiche.

Dette distorsioni istituzionali, quali conseguenti ed anche antecedenti alla riforma, fortunatamente bocciata, risultano di tale evidenza, nella loro gravità rispetto al modello di Stato delineato da tutte le forza politiche dell’Assemblea Costituente del ‘48 (probabilmente il punto più nobile della nostra storia repubblicana), che anche un diligente studente del primo anno della facoltà di giurisprudenza avrebbe potuto rilevare ma che “stranamente” sono sfuggite a molti “intellettuali” ed “economisti”, fautori del SI.

Ulteriore auspicio è che la vittoria del NO, al di là degli immediati effetti politici, ancora non del tutto facilmente ipotizzabili conduca, da un lato, ad un Governo del Paese idoneo a garantire la natura sociale della nostra Costituzione, con una politica finalizzata a privilegiare la persona, il lavoro ed altri diritti fondamentali, più che privilegiare poteri economici e bancari e, dall’altro, ad attivare un effettivo sistema di controllo nella par condicio sul sensibile tema della pubblica informazione; non va dimenticato, in proposito, che il NO ha prevalso nonostante uno schieramento quasi omogeneo dell’informazione da parte della stampa e delle televisioni di maggiore diffusione (e ciò in presenza di una evidente carenza di controlli) e che ha però trovato particolare risalto solo sul web, inaspettato, nella sua attuale portata, strumento di democrazia, che insieme all’impegno di tanti altri (politici, comitati e comuni cittadini), ha consentito di esprimere un chiaro NO anche alla figura dell’ “uomo solo al comando”.

*magistrato

 

DOMENICO GALLO*

Domenico Gallo

Domenico Gallo

La Costituzione è risorta! – Il risultato straordinario del referendum del 4 dicembre segna una svolta nella storia del nostro Paese. Dopo trent’anni di attacco alle regole della democrazia costituzionale da parte dei vertici del ceto politico, a cominciare dal famigerato messaggio che Cossiga inviò alle Camere il 26 giugno del 1991, dopo innumerevoli riforme che hanno sfigurato il modello di democrazia prefigurato dai Costituenti, dopo l’avvento di leggi elettorali che hanno allontanato sempre di più i cittadini dal Palazzo, dopo il fallimento nel 2006 del tentativo del governo Berlusconi di cambiare la forma di Governo e la forma di Stato, dopo una martellante campagna mediatica sviluppata senza risparmio di mezzi, il responso del popolo italiano è stato netto e definitivo: la Costituzione non si tocca.

Il progetto di sostituire il cuore dell’ordinamento democratico per ridimensionare il ruolo del Parlamento e mortificare le autonomie è stato cancellato. Con esso cade anche il sistema elettorale messo in piedi per la nuova Costituzione Renzi/Boschi. L’italicum esce sconfitto dal voto popolare perché, se restano in piedi due Camere elettive, non si può avere una legge elettorale che regola l’elezione di una sola Camera. Con un solo voto sono stati cancellati due orrori.

Il popolo italiano si è espresso ed ha riaffermato il principio primo sul quale si fonda l’ordinamento democratico: la sovranità appartiene al popolo.

Si è trattato di una scelta altrettanto impegnativa quanto lo fu la scelta compiuta dal popolo italiano il 2 giugno del 1946 con il referendum istituzionale: Repubblica o Monarchia?

Ora come allora si è trattato di decidere quale modello di istituzioni, quale modello di democrazia deve assumere il nostro Paese. Nel 1946 dire addio alla Monarchia per la Repubblica acquistava – al di là delle contingenze politiche – un significato storico ben preciso: i cittadini italiani si emancipavano dalla qualità di sudditi ed il popolo diventava esso stesso “sovrano”, arbitro del proprio destino.

Dopo settant’anni, nel 2016, il popolo, riconfermando la validità del modello di democrazia promesso dalla Costituzione, ha impedito la trasformazione – già in atto – della Repubblica in una sorta di principato, sottoposto al protettorato dei poteri finanziari internazionali che avevano dettato la riforma al governo Renzi, manifestando la loro avversione per le Costituzioni antifasciste del dopoguerra.

Non si è trattato semplicemente di un atto di resistenza allo sconquasso della Costituzione, ma di un atto fondativo. Attraverso questo voto la Costituzione è risorta. Questo voto sconfessa trent’anni di politica volta a restringere la democrazia rappresentativa nel nostro Paese e a creare esecutivi “forti” nei confronti dei cittadini e “deboli” nei confronti dei “mercati”. Lancia una sfida a riscoprire ed illuminare di nuovo la Costituzione come mai fatto finora.

Non v’è dubbio che nell’esito del voto ha pesato il disagio sociale, la sofferenza dei disoccupati, dei precari, la difficoltà di intravedere un futuro per i giovani, la delusione degli insegnanti per la mortificazione della scuola pubblica, ma proprio per questo ha un grande significato la scelta di riconfermare il valore della Costituzione.

Vuol dire che il popolo italiano non ha perso la speranza che la giustizia sociale, la dignità del lavoro, la tutela della salute e dell’ambiente possano trovare inveramento, anzi questo voto, proprio per il suo contenuto anche di protesta, esige che beni pubblici repubblicani promessi dalla Costituzione risorgano a nuova vita.

*magistrato

 

FRANCESCO DE NOTARIS*

Francesco de Notaris

Francesco de Notaris

Non si contano i commenti dopo aver conosciuto il risultato del voto referendario. Cittadini, giornalisti di professione, costituzionalisti si esercitano nello sport dell”avevo detto io’ o del ‘chi lo avrebbe immaginato’.

Numerosi giornalisti, abituati a ricevere mail in posta elettronica,  non più cronisti  tra la gente, ma comunicatori di pensieri da scrivania, hanno scritto seduti sul loro sedere. Non interpreti della pubblica opinione ma megafoni di editori legati ai poteri dominanti.

E poi l’esame dei flussi elettorali, la valutazione sull’età dei votanti, le motivazioni che hanno determinato il voto riempiono ogni spazio ed appaiono brevi frasi anche sui muri dei palazzi di Città.

Tutti parlano della scelta democratica e del nuovo che avanza del quale non avevamo completa consapevolezza. Riporto, a tale proposito, qualche frase da un intervento in Senato  di Carlo Levi, che può contribuire alla nostra riflessione:

“… Quel nuovo che è nelle cose e nella vita e nel cuore degli uomini e che è nato da mutamenti che vanno ai termini del mondo, da scoperte che cambiano i fondamenti secolari del pensiero, da lotte di liberazione che sprigionano dal buio caotico dell’inesistenza nuove forme e nuove volontà umane, centinaia di milioni di uomini nuovi e nuovi pensieri e sentimenti, quel nuovo che è nelle cose non si contenta di essere riconosciuto come un fatto, un oggetto, di cui si deve tenere conto per difendersene, per evitarne l’urto, per salvare le nostre vecchie vite, strutture, interessi, idolatrie.

Quel nuovo, poiché veramente esiste, opera in modo autonomo e vuol essere protagonista, non essere un momento della necessità, ma un momento della libertà. E tocca a lui , non viceversa, riconoscerci, per scoprire in noi, eventualmente, le proprie radici, il proprio cuore antico”.

La riforma della Costituzione è stata bocciata. Credo che l’esercizio del voto sia stata l’occasione attesa da parte di tanti per dire NO a questo sistema che produce povertà per molti e concentra le ricchezze in pochi soggetti. Se la finanza europea, la Merkel, le banche, la Confindustria, Marchionne e Briatore volevano il SI , la conseguenza è stata il NO dei giovani e degli adulti senza lavoro, di coloro che soffrono l’ingiusto e il mancato sviluppo, il divario del quale i meridionalisti hanno scritto e che è ormai presente in tutto il Paese.

E noi del sud dobbiamo anche convincerci che il divario è fondato sulla inadeguatezza della nostra classe dirigente politica e non, che invita alla edificazione delle clientele  e sulle macerie di una borghesia fradicia e parassita sempre presente a Napoli negli incontri del SI, svolti tra i salotti delle case private e i saloni dei grandi alberghi del lungomare.

E’ vero. Non tutti hanno votato sugli articoli della riforma proposta. Però hanno fatto di meglio. Sono andati all’essenziale ed  hanno votato tutti con lo sguardo alla Costituzione in vigore. E non hanno sbagliato il voto, che è sempre manifestazione politica. Hanno votato NO.

Non ho letto un solo articolo dei sostenitori del SI che hanno concluso col dire che occorreva cambiare atteggiamento e politica. C’è chi cerca di prendere tempo immaginando che la tempesta passerà….

Voci si levano dal Pd che, invece di mostrare di comprendere le ragioni del NO per rielaborare la politica in funzione dei bisogni espressi , mostrano di voler considerare quelli del  SI come l’elettorato da preferire come base per ricominciare. Siamo all’impazzimento. Parafrasando don Milani si potrebbe dire che si vuol ricominciare ad ingrassare i sazi anzichè sfamare chi sta male.

Tutti vogliono correre al voto per capitalizzare senza analisi e senza progetto. E poi c’è il Gattopardo in agguato!

E poi c’è chi pensa ad impossibili rivincite. Bisogna essere vigilanti, puri come le colombe e astuti come i serpenti. Il percorso è sempre in salita.

* già Senatore 

 

 

 

 

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