REFERENDUM / SOS DI JP MORGAN, SE VINCE IL NO EUROPA A RISCHIO

Forte preoccupazione nei Palazzi Usa per il prossimo referendum in Italia. Dopo l’imprevedibile tsunami Trump e la maxi sorpresa Brexit, ora sono terrorizzati all’idea della sconfitta di Matteo Renzi, sommerso sotto una valanga di No. Suonano l’allarme sopratutto a Wall street, nei santuari della finanza. I più preoccupati – guarda caso – sono i signori di Jp Morgan, il colosso a stelle e strisce oggi impegnato nel “salvataggio” (sic) della nostra più antica e sforacchiata banca, il Monte dei Paschi di Siena. Quella Jp Morgan che ha dettato il decalogo per i “paesi periferici” – leggi Italia – dove la Costituzione è assolutamente da rottamare: come Maggiordomo Renzi sta facendo a picconate (ricordate Capo Kossiga?). D’altro canto, il Ceo di Jp Morgan, Jamie Davis, è in pole position per diventare lo strategico titolare del Tesoro del Trump Dream Team. Quel Davis che ha incontrato per ben due volte Renzi, prima a Firenze nel 2012, poi nel 2014 a Londra, in compagnia dell’ex primo ministro britannico Tony Blair, da 4 anni plenipotenziario di Jp Morgan per l’Europa.

Ma eccoci alle news americane e agli sos diramati dalla stampa per il referendum di casa nostra.

Si commenta da solo il titolo dell’inchiesta della CNBC e firmata da Spriha Srivastava: “Il referendum italiano è un rischio più grosso di Donald Trump, avvertono gli analisti”. E sono autentici “avvertimenti” in perfetto stile finanziario quelli lanciati da Jp Morgan e riportati dalla giornalista.

“Alcuni analisti hanno dichiarato a CNBC che il mercato si lascerà presto alle spalle l’elezione di Trump per focalizzarsi sugli avvenimenti in Italia come forti rischi per i mercati, in senso globale”.

Maria Paola Toschi

Maria Paola Toschi

“Il prossimo referendum di dicembre può creare un sensibile volatilità attraverso i mercati che stanno per chiudere l’anno”, commenta Maria Paola Toschi, ‘global market strategist’ (responsabile per le strategie dei mercati globali) di Jp Morgan. Ha poi aggiunto – continua la reporter – che il referendum costituzionale è considerato un vero e proprio test politico per l’Italia. ‘Una vittoria del Si può aumentare il rafforzamento della attuale coalizione verso un ambizioso programma di riforme. Invece la vittoria del No può aprire un periodo di forte incertezza sul fronte della stabilità politica e sulla continuità politica dell’attuale coalizione così impegnata per attuare quelle decisive riforme’”.

Più chiari di così! E tutto perfettamente in linea con i diktat stilati da Jp Morgan addirittura tre anni fa – metà 2013 – e recepiti in toto da Maggiordomo Renzi: abolizione di Senato e Province, riforma del Lavoro (leggi Jobs Act), basta con scioperi e proteste (beccativi il taglio dell’articolo 18 e non solo), rottamazione della Costituzione.

Continua Srivastana. “Molti analisti hanno messo in guardia sul fatto che il referendum può avere implicazioni globali. Una sconfitta al referendum (per Renzi, of course, ndr) può portare a dei sommovimenti non solo in Italia ma anche in altre nazioni in cui sono presenti forti resistenze ai cambiamenti, nazioni che andranno al voto nel corso del prossimo anno”.

Ma eccoci ad un maggior dettaglio sulla situazione italiana istituzionale oggi: “attualmente ogni lette italiana ha bisogno di essere approvata sia dalla Camera dei Deputati che dal Senato, che spesso ritardano l’approvazione di leggi e riforme. Perciò il 4 dicembre i cittadini italiani dovranno decidere se vogliono restare ancorati al vecchio o approdare al nuovo, ristrutturando il processo legislativo e riducendo in modo sostanziale il potere della seconda camera”.

“Altre incertezze riguardano poi il coinvolgimento del primo ministro, Matteo Renzi, che ha dichiarato nei mesi scorsi che avrebbe rassegnato le sue dimissioni e abbandonato la politica se le riforme costituzionali non passano”.

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