Questi grillini…

Perché non l’unto del Signore, un secondo figlio di Dio inviato in terra sotto le mentite spoglie del comico, l’inviato di Allah, il fratello postumo di Maometto, eccetera, eccetera…Beppe Grillo, il guitto da palcoscenico che ha traslato le scene teatrali in palchi da comizio, dice di sé “Chiamatemi l’elevato”. Che poi discenda dall’Olimpo è arduo crederlo. A un figlio del celeste impero non si addicono l’intercalare vaffan… e il turpiloquio. Gli insulti non sono il linguaggio per scesi tra noi a predicare come governare il mondo o, in piccolo, l’Italia. Ma lui è così, autoreferenziale quanto Mao Tse Tung, Stalin, Pinochet, Mussolini e però benevolo, generoso verso i suoi sudditi, incline al perdono, all’assoluzione, alla pacca sulle spalle e via così. In Sicilia con i suoi scherani ha emesso un diktat inequivocabile: il leader massimo sono io e con un buffetto sulla guancia ha santificato la Raggi, protagonista del peggior esordio alla guida di una città. In cento giorni di sindacato ne ha combinate di tutti i colori. Bugie, ospitalità ad assessori impresentabili, provvedimenti zero per affrontare le emergenze della Capitale, il no sostanzialmente immotivato alla candidatura di Roma a sede delle Olimpiadi, lo sgarbo istituzionale nei confronti del numero uno del Coni Malagò, in attesa nella sua anticamera per oltre mezz’ora mentre lei gozzovigliava al ristorante, gli ambigui rapporto con lo studio legale di Previti dove l’avvocato Summonte avrebbe teleguidato la nomina dell’indagato De Dominicis, ad assessore, ovviamente dimissionato come i precedenti. Il prossimo, indicato dalla Raggi, è Salvatore Tutino, contestato dagli stessi compagni di cordata. A suo tempo avrebbero presentato interrogazioni parlamentari contro la sua nomina alla Corte dei Conti, perché considerato esponente della casta. “Avanti tutta”, in quel di Sicilia, lo ha gridato il popolo grillino alla sindaca, che impudentemente ha fatto sapere che a decidere per Roma sarà lei, come se ne avesse conquistato questo diritto con un rodaggio ineccepibile. Virginia ha concluso la sua arringa di Palermo ballando e potete scommetterci con l’eterno sorriso sulle labbra che induce i detrattori a chiedere, ma che avrà da sorridere? In margine alla kermesse siciliana dei pentastellati il “civile” episodio di fan del Movimento che hanno inveito contro i giornalisti: “Buffoni, venduti, parassiti”. Sono volati anche spintoni e schiaffi, in nome del rispetto democratico che evidentemente non è nel dna dei 5Stelle. Per non farsi mancare nulla di omologo al peggio dei partiti che dileggiano, è arrivata anche l’ospitalità nel Movimento di tale Domenico Masarà, antico supporter del Cuffaro antecedente alla redenzione maturata in carcere. Morto un re (Cuffaro), viva il re (Grillo). Ha torto chi sostiene che l’Italia della politica è il paese di Pulcinella?

Nella foto l’arrivo di Virginia Raggi alla convention di Palermo

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