INCHIESTE, SUPERPERIZIE E IL FANTASMA DI MANI SULLA CITTA’

Urbanistica bollente e Napoli. E il bubbone Bagnoli, con una bonifica fantasma iniziata sulla carta vent’anni fa esatti e capace solo di inghiottire vagoni di danari pubblici, in fase di eruzione. Un’inchiesta penale deve pronunciarsi sulla bonifica taroccata, e a giorni è prevista la nomina di un super perito per risolvere il giallo. Intanto la Corte dei Conti tira in ballo il comune di Napoli per aver “finanziato” la società Bagnoli Futura quando era già in stato pre fallimentare, causando la perdita di ingenti cespiti pubblici: sommersa sotto un mare da centinaia di milioni di debiti, solo una parte però “ammessi” mentre una sfilza di creditori minaccia ulteriori azioni giudiziarie. Ma sulla sempre tormentata area flegrea incombe una nuova, possibile “Mani sulla Città”: nel più ovattato silenzio ferragostano, infatti, a palazzo San Giacomo è stata approvata la Variante urbanistica della zona occidentale, in vita da vent’anni: porte aperte ai privati.

 

LA SUPERPERIZIA SULLA BONIFICA TAROCCATA

L'area della bonifica. In apertura Luigi de Magistris e, a destra, Salvo Nastasi

L’area della bonifica. In apertura Luigi de Magistris e, a destra, Salvo Nastasi

8 settembre. Una data clou nei destini di Bagnoli. Udienza alla sesta sezione penale del tribunale di Napoli – presidente del collegio Sergio Aliperti, pm Stefania Buda – per il processo iniziato nel 2013 e scaturito dal sequestro dei terreni ex Italsider ed ex Eternit, per verificare se sia stata mai effettuata una bonifica o no. L’8 settembre verrà nominato un nuovo super perito, visto che i due pareri tecnici fino ad oggi espressi fanno a pugni tra loro: il consulente dell’accusa, Benedetto De Vivo, sostiene che nei terreni persiste una forte concentrazione di metalli pesanti e inquinanti e a suo parere sia l’Arpac (l’agenzia regionale per l’ambiente) che il laboratorio incaricato per i controlli avrebbero effettuato analisi sbagliate e operato con superficialità; per il secondo, invece, il vero nodo è tecnico-giuridico, e si tratta solo di parametri e “soglie di rischio” cambiate negli anni: per il resto, se non tutto ok, quasi (è questioni di percentuali).

Gerardo Marotta

Gerardo Marotta

Scendono sul piede di guerra le Assise di Palazzo Marigliano, costola dello storico Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, da decenni in prima linea per salvare storia & territorio partenopeo dagli assalti della speculazione. In un documento del 9 agosto firmato dal presidente onorario Gerardo Marotta e da un consistente numero di scienziati e docenti si auspica che “la magistratura si pronunci definitivamente sullo stato dei suoli dell’area, per sapere se il reato di disastro ambientale è stato compiuto o no”. Poi spiegano: “il quesito verte sulla mancata o avvenuta bonifica dei suoli. I tecnici della difesa sostengono che in quel territorio non c’è inquinamento di origine industriale mentre gli esperti dell’accusa affermano che IPA e PCB, risultati dalla combustione degli idrocarburi, rilevati scientificamente per cui il Ministero dell’Ambiente dichiarò inquinato il sito di Bagnoli, sono presenti e originati esclusivamente da attività industriale”. E ancora: “Le Assise manifestano meraviglia dinanzi ad una posizione della difesa che dichiara già avvenuta la bonifica in un territorio che oggi attesta non essere inquinato, posizione che appare ancora più incomprensibile visto che la stessa difesa sostiene che la bonifica è stata compiuta per bonificare per uso commerciale, mentre il finanziamento di 150 miliardi di lire fu previsto per la rimozione dei cancerogeni e per bonificare ad uso residenziale”. Sul fronte perizia, le Assise auspicano che “saranno prelevati alla presenza dei tecnici della difesa e dell’accusa i campioni in contraddittorio tra le parti per verificare quale è lo stato dei terreni”. In basso potete trovare il link di un documento elaborato dalle Assise sulle prospettive per la tormentata area di Bagnoli.

Nota un ingegnere della zona: “i tempi comunque ora rischiano di allungarsi, perchè la perizia porterà via del tempo. A questo punto il cronoprogramma previsto dal commissario straordinario Salvatore Nastasi, nominato da Renzi, salta. E’ c’è un’altra variabile che entra in gioco. Lo stesso governo da poche settimane, sempre nel bollente agosto, ha dichiarato quella di Bagnoli Zona Economica Speciale, in gergo tecnico ZES, una sorta di zona franca, e lo stesso ha fatto con i porti di Napoli e Salerno. A questo punto il quadro normativo si aggroviglia ulteriormente e dentro ci sono poi gli svariati contenziosi giudiziari: con la Zes, ad esempio, anche il ruolo di Nastasi e di Invitalia, l’ente attuatore, così come fissati dallo Sblocca Italia, potrebbero essere modificati o comunque limitati esclusivamente alla realizzazione della bonifica e della riqualificazione ambientale”. E pone un interrogativo da novanta: “Ma ipotizziamo che la sesta sezione del tribunale sentenziasse che bonifica, anche se parziale, v’è stata, a questo punto cosa succede? Nastasi torna a casa? Invitalia che fa?”.

 

SOLDI E PROPRIETA’, CADEAU IN VISTA DEL CRAC

Se il governo non può far salti di gioia, su palazzo San Giacomo si addensa la bufera.

Eccoci infatti alla seconda rogna giudiziaria, l’inchiesta della Corte dei Conti sull’operato del Comune di Napoli, accusato di “incauto affidamento”. Per ricostruire l’intricata vicenda ecco i fatti in rapida carrellata cronologica.

L'ex consigliere comunale Gennaro Esposito

L’ex consigliere comunale Gennaro Esposito

9 agosto 2012. Sotto la calura a palazzo San Giacomo viene approntata una delibera di giunta con la quale si tenta un salvataggio in extremis, quello di Bagnoli Futura, il carrozzone pubblico che ha sperperato per anni soldi pubblici tra consulenze e prebende agli amici, fregandose dei destini di Bagnoli, della bonifica, dei cittadini e dell’ambiente. In particolare, viene studiata una strategia doppia: da un lato una profonda modifica societaria, che trasforma la spa in stu, ossia in “Società di Trasformazione Urbana”; e dall’altro una forte patrimonializzazione, per evitare il crac, e almeno dare una “passata di rossetto” su un viso societario ormai impresentabile (soprattutto agli istituti credito). In soldoni, la neo nata Stu si vede recapitare su un vassoio d’argento un triplo cadeau: tre immobili considerati dagli esperti “di rilevante valore”, ossia “La Porta del Parco”, “Il Parco dello Sport” e “L’Acquario tematico delle Tartarughe”.

12 ottobre. Viene approvata la delibera dal consiglio comunale. Commentano a Bagnoli: “fatto più unico che raro, quella delibera passò all’unanimità, con il solo voto contrario di Gennaro Esposito, esponente del movimento ‘Ricostruzione Democratica’. Il sindaco spiegò che era necessario quel passaggio per non far morire Bagnoli Futura, che doveva dar finalmente corpo ai progetti per riqualificare l’area e restituirla alla città. Missione impossibile, perchè quella Stu nasceva già profondamente malata, super indebitata e il conferimento di quei beni ha voluto dire perderli”. Ed infatti nella delibera si legge testualmente che la finalità avrebbe dovuto essere quella di “trasformare, riqualificare e valorizzare le aree affidate anche con interventi edilizi”.

L'edificio che dovrebbe diventare Acquario tematico delle tartarughe marine

L’edificio che dovrebbe diventare Acquario tematico delle tartarughe marine

Progetti, come prevedibile, naufragati. E in brevissimo lasso di tempo. Non passano neanche sei mesi, infatti, e ad aprile 2013 i Nas, su incarico della procura di Napoli, mettono sotto sequestro tutta l’area ex Italsider ed ex Eternit: l’ipotesi di reato è disastro colposo, e concerne proprio la bonifica, che secondo l’accusa sarebbe del tutto taroccata.

Palazzo San Giacomo, comunque, intende proseguire per la sua strada, decidendo un’ulteriore capitalizzazione a luglio. L’insaziabile Bagnoli Futura, ora vestita a Stu, però bussa sempre a soldi. Stavolta – e siamo a febbraio 2014 – pretende 10 milioni di euro: la richiesta, però, non può essere esaudita, perchè a sua volta le casse comunali sono in stato comatoso e si rischia il fallimento.

A chiedere il crac della fresca Stu, comunque, è la pubblica Fintecna, che vanta crediti per 60 milioni. E siamo arrivati a maggio 2014, quando il Tribunale di Napoli dichiara il crac, e i 59 dipendenti di Bagnoli Futura passano tra le file delle altre partecipate del Comune.

E i tre impianti di grosso valore che erano passati sotto il controllo della Stu? “Persi – dice un tecnico di palazzo San Giacomo – sono finiti alla curatela, che deve cercare di pagare i creditori e le banche, operazioni più che problematiche vista l’enorme massa di debiti, di cui 60 milioni facenti capo alla sola Fintecna”.

Ma eccoci al provvedimento giudiziario della primavera scorsa, noto nei dettagli soltanto da qualche settimana, circa il “riconoscimento” dei crediti vantati, con una lunga lista di (fino ad oggi) “perdenti”. Stando alle cifre ufficiali del tribunale, la montagna debitoria tocca quota 130 milioni. Ma il debito Fintecna non viene riconosciuto. Nel suo provvedimento il giudice Aldo Ceniccola parla di “due principali ragioni ostative all’accoglimento: l’invalidità dell’accordo transattivo stipulato tra Bagnoli Futura, da una parte, e Cimi Montubi spa, Mededil spa in liquidazione, Società Bagnoli spa in liquidazione, dall’altra” e “la sussistenza di rilevanti ragioni di credito di natura risarcitoria della fallita Bagnofutura spa che si eccepiscono in compensazione”. In pratica, la società che ha “avviato” la marcia verso il crac non vede riconosciute le sue ragioni creditizie!

Tommaso Antonucci

Tommaso Antonucci

E pesanti come macigni i rilievi mossi a chi bussa a soldi ma – secondo la fallimentare – non ha fatto il suo dovere e quindi non viene pagato, anzi la sua posizione comporta un accurato esame sotto il profilo giudiziario (solo amministrativo e civilistico o anche penale?). E’ il caso dell’ex direttore generale della Stu, Tommaso Antonucci: nonostante la sua gestione non abbia superato l’anno e mezzo, accampava pretese per 190 mila euro. La richiesta viene rispedita al mittente con un autentico ceffone, per aver praticamente nascosto la situazione fallimentare e perso tempo! Queste le lapidarie parole: “il collegio dei curatori esprime parere contrario all’ammissione, eccependo l’inadempimento del ricorrente rispetto alle prestazioni oggetto delle ragioni creditorie sottese alla domanda, in ragione delle responsabilità che si faranno valere in sede separata, con particolare, e non esclusivo, riguardo alla partecipazione del ricorrente nel procrastinare lo stato di emersione della crisi e all’aver preso parte al compimento di atti contrari ai principi di sana e prudente amministrazione”. Antonucci si può comunque consolare: lasciata la barca Stu in fase di affondamento, è salito a febbraio 2015 sulla più tranquilla corazzata delle statistiche nazionali Istat, dove ora occupa la poltrona di direttore generale. Cin cin.

Fa anche di più l’ex direttore tecnico della vacca da mungere, la Società di Trasformazione Urbana, Gianfranco Caligiuri: supera quota Antenucci e chiede 218 mila euro, domanda respinta con la stessa motivazione tranchant.

Ancor peggio combina il colosso delle certificazioni, la super multinazionale dei bilanci “Deloitte & Touche spa”. Ecco il verdetto senza appello, a fronte della pur modesta richiesta di 80 mila euro di compensi: “inadempimento del ricorrente rispetto alle prestazioni oggetto delle ragioni creditorie sottese alla domanda, avendo riscontrato che l’istante, società di revisione contabile, ha certificato numerosi bilanci della fallita società, nonostante gli stessi fossero viziati da rilevanti irregolarità ed errori anche di valutazione e rappresentazione”.

Omero Ambrogi

Omero Ambrogi

Respinta al mittente anche la mancia che reclama l’ex presidente del consiglio d’amministrazione Stu, Omero Ambrogi, appena 12 mila euro. Ma la stessa richiesta rischia di tornargli indietro come un pericoloso boomerang. “Non ammissibile – scrive Ceniccola – per carenza di prova. Il riconoscimento del credito per i compensi non determina per la curatela alcuna valutazione sul merito della condotta degli organi sociali, rispetto al quale si formula ogni più ampia riserva relativamente all’esercizio delle eventuali azioni risarcitorie; considerato poi che l’attività posta in essere dal liquidatore non può essere qualificata come prestazione di opera professionale”.

Ma la somma più grossa era stata chiesta nientemeno che dal ministero della Sanità, 640 mila euro. Eppure, i distratti funzionari del dicastero ora guidato dalla dinamica Beatrice Lorenzin si vedono seccamente respingere la loro pretesa per il semplice motivo che si sono dimenticati di “allegare prova della prestazione”. Un altro pugno in faccia dopo il “vaffa” generale alla mega campagna per il “Fertility Day” voluto con tutte le sue forze e tutto il suo fosforo dall’alfaniana doc!

 

NUOVE MANI SULLA CITTA’ OCCIDENTALE ?

Ma eccoci alla ciliegina sulla torta. Le possibili nuove “Mani sulla Città”.

Tutto si muove, al solito, nel periodo vacanziero. E così il 22 luglio la giunta comunale vara un provvedimento a dir poco “storico”: ossia la Variante Urbanistica occidentale, in vita da vent’anni, quando il noto urbanista Vezio De Lucia, assessore nella prima giunta Bassolino, firmò la prima Variante che dopo decenni poneva regole e freni all’assalto del territorio. “Oggi è caduto il muro di Berlino”, commentano alcuni in zona.

Cosa succede in pratica? Spiega un tecnico: “si tratta di una superficie gigantesca, oltre 900 ettari, una trentina dei quali utilizzabili per ‘nuove destinazioni’: per rendere l’idea del possibile intervento futuro, una sorta di Bagnoli bis, nella quale potranno trovare spazio le nuove ‘attrezzature standard’. Ma la parola chiave in questa complessa procedura è ‘uso conformativo’ dei terreni. In sostanza il comune stipula una serie di accordi, di patti con i privati, i quali investono e una parte delle attrezzature realizzate sono utilizzabili anche dal pubblico, dai cittadini del quartiere, mediante apposite convenzioni. Si tratta di una variante – è il caso di dirlo – di quanto succede ormai in tante città con le compensazioni: io ho la licenza per costruire un palazzo, ma mi accollo l’onere di realizzare un tot superficie sportiva, o a verde, in quella zona o anche in una limitrofa”.

L'assessore comunale all'Urbanistica Carmine Piscopo

L’assessore comunale all’Urbanistica Carmine Piscopo

Rassicura l’assessore Carmine Piscopo, docente alla facoltà di Architettura: “La nuova Variante ha tra gli obiettivi la rimodulazione del fabbisogno esistente in termini di standard di quartiere di attrezzature di servizi urbani integrati. In una strategia che tiene insieme spazi pubblici e proprietà privata. Un adeguamento necessario – prosegue – perchè l’area occidentale con il vecchio regime urbanistico scontava un deficit importante per la realizzazione di attrezzature di uso pubblico, in quanto potevano essere realizzate solo dal pubblico. Ora si apre ai privati sotto la forte regia del pubblico in regime di convenzionamento”.

Sarà in grado, la “forte regia” sicuramente attrezzata a palazzo San Giacomo, di evitare gli assalti dei mattonari partenopei (e non solo) che da vent’anni aspettano un’occasione del genere? E gli assalti della camorra storicamente in attesa del boccone Bagnoli? E’ previsto un controllo da parte dell’Anac e soprattutto una vera regia, stavolta, antimafia a 360 gradi? O si parte tipo armata Brancaleone?

Paolo Cirino Pomicino

Paolo Cirino Pomicino

Giorni fa, in un intervento sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, Paolo Cirino Pomicino ammaestrava il popolo e regalava ricette di sana economia, da buon presidente – sono giusto 5 anni al vertice – della Tangenziale di Napoli, che ha tanti progetti nel cassetto pronti per saltar fuori anche sull’area occidentale (uno, a quanto pare, si chiama proprio “L’Occidentale”). Nell’intervento ricorda il magnifico progetto di “Neonapoli”, che faceva il paio con “il Regno del Possibile” elaborato dagli amici mattonari. Farà forse una telefonatina, ‘O ministro, al cugino-sindaco Luigi per qualche utile consiglio?

 

L’APPELLO ALLA MAGISTRATURA DELLE ASSISE DI PALAZZO MARIGLIANO – Il testo

Le Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia , nel chiedere con forza che il territorio di Bagnoli, di interesse nazionale, sia posto in condizione di assoluta normalità, rappresentano l’urgenza che la Magistratura si pronunci definitivamente sullo stato dei suoli nell’ex area Italsider. E’ necessario che si sappia se il reato di disastro ambientale è stato o no compiuto.

I concittadini e connazionali hanno l’assoluto diritto di conoscere ogni aspetto di una storia sulla quale il Governo ha posto grande attenzione.

Il quesito che verte sulla mancata o avvenuta bonifica dei suoli è assolutamente centrale. La contrapposizione emersa, durante il processo in svolgimento presso il Tribunale di Napoli, tra i periti della difesa e dell’accusa è netta. I tecnici della difesa sostengono che in quel territorio non c’è inquinamento di origine industriale mentre gli esperti dell’accusa affermano che IPA e PCB, risultati dalla combustione degli idrocarburi, rilevati scientificamente per cui il Ministero dell’Ambiente dichiarò inquinato il sito di Bagnoli, sono presenti ed originati esclusivamente da attività industriale.

Le Assise manifestano meraviglia dinanzi ad una posizione della difesa che dichiara già avvenuta la bonifica in un territorio che oggi attesta non essere inquinato , posizione che appare ancora più incomprensibile visto che la stessa difesa sostiene che la bonifica è stata compiuta per bonificare per uso commerciale, mentre il finanziamento di 150 miliardi di lire fu previsto per la rimozione dei cancerogeni e per bonificare per uso residenziale.

Il Presidente della VI sezione del Tribunale di Napoli ha decretato per il prossimo 8 Settembre la nomina di un nuovo Perito. Auspichiamo in tal modo che saranno prelevati alla presenza dei tecnici della difesa e dell’accusa i campioni in contraddittorio fra le parti per verificare quale è lo stato dei terreni supposti essere stati bonificati. Speriamo che i tempi previsti non rallentino eccessivamente la risoluzione della questione Bagnoli.

Le Assise richiamano la vicenda di Bagnoli perché c’è consapevolezza assoluta che le legittime attese della popolazione di Napoli e dell’intero Paese sono state più volte manifestate mentre è di tutta evidenza che non è prevalso fino ad oggi l’interesse per la qualità della vita degli abitanti, per lo sviluppo, per il paesaggio e per il bene comune da parte di quanti si sono succeduti nelle responsabilità programmatorie e gestionali e nell’uso dei fondi pubblici.

Napoli 9 Agosto 2016

Firmato:


Presidente  onorario: Gerardo Marotta,

Presidente: Giuseppe Comella. Coordinatore: Francesco de Notaris. Segretario generale: Nicola Capone

 
Comitato scientifico: Edoardo Benassai,  Ernesto Burgio, Luigi Cammarota, Aldo De Chiara, Mario de Cunzo, Valeria de Lorenzo, Giovan Battista de’Medici†, Benedetto De Vivo, Guido Donatone,  Vincenzo Galgano,  Patrizia Gentilini, Carlo Iannello, Francesco Iannello,  Fortuna Longobardi, Alberto Lucarelli, Antonia Manca, Antonio Marfella, Sergio Marotta, Gerardo Mazziotti, Franco Ortolani, Lucio Pirillo, Raffaele Raimondi†,  Aldo Loris Rossi, Antonio Salzano, Titti Tidone. 

 

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