DI PIETRO E IMPOSIMATO / TOGHE A CONFRONTO NELLA MEMORABILE ITALIOPOLI DI BEHA

In seguito ai due articoli della Voci sulla “Di Pietro story”, dalla “non inchiesta” sull’uomo a un passo da Dio, Francesco Pacini Battaglia, fino ai maxi regali – auto, case, fitti di favore e altre “utilità” – elargiti da amici e non (caso mai inquisiti eccellenti), abbiamo ricevuto molti messaggi, svariate mail che rammentavano la famosa inchiesta di Report che qualche anno fa decretò in tempo reale (dimissioni dopo 48 ore) la “fine politica” di Antonio Di Pietro e il tramonto dell’Italia dei Valori (immobiliari), la cui guida venne affidata nelle mani del fido avvocato siciliano Ignazio Messina, “arbitro” perdente ma lautamente pagato dallo Stato nella querelle con il mattonaro marchigiano Edoardo Longarini.

Antonio Di Pietro. In apertura Oliviero Beha

Antonio Di Pietro. In apertura Oliviero Beha

Non sono mancate, poi, alcune mail che ricordavano il libro di Oliviero Beha, “Italiopoli”, in cui venivano descritte alcune acrobazie dell’intemerato pm. Ed è proprio a quella splendida inchiesta di uno dei pochissimi giornalisti di razza rimasti sul campo, penna rara in grado di coniugare la ricerca della verità, il culto della memoria, l’arte dello scrivere, il gusto della parola, che vogliamo dedicare questo spazio sulla Voce. Ripubblicando proprio quel capitolo di “Come sopravvivere nella palude di ITALIOPOLI”, intitolato “Due storie semplici” e dedicato alle figure di due magistrati, Di Pietro, appunto, e Ferdinando Imposimato. Due figure agli antipodi, splendidamente tratteggiate da Beha. Che mette a segno un autentico scoop: è stato il primo, infatti, a portare alla luce lo scrigno di AN.TO.CRI., la sigla immobiliare di casa Di Pietro, “acronimo delle iniziali dei tre figli”. Il libro, infatti, venne pubblicato da Chiarelettere – con la prefazione di Beppe Grillo, altro elemento non da poco – ad aprile 2007. Lo stesso mese la Voce usciva con una cover story, proprio su quell’Italia dei Valori Immobiliari, e contemporaneamente Laura Maragnani pubblicava su Panorama un’ampia inchiesta sugli interessi mattonari e societari dell’ex pm di punta del pool milanese, con propaggini fino in Bulgaria. La “primogenitura” era tutta di Beha: è evidente che il parto di un libro è ben più lungo di quello d’un settimanale o di un mensile.

Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato

E sempre a proposito di Mani pulite, memorabile anche un altro Beha doc, scritto ad aprile 2015 per la rubrica “Il Badante” su “il Fatto quotidiano”. Una feroce, super motivata critica alla fiction Rai dedicata a quel 1992, di cui si paventa – tragicamente – una seconda tranche di indigeribili, letali puntate. “1992 – scriveva Beha – è un tributo alla smemorizzazione, al non ricordare per chi l’ha vissuto, a non poter decentemente immaginarlo per chi non c’era. E’ un guazzabuglio la cui sceneggiatura al confronto fa apparire un vecchio film di D’Agostino, come Mutande pazze, un copione da Oscar. Non c’è alcuna attenzione politica, nel senso più nobile del termine, quindi non partitocratica ma rivolta al rapporto tra potere e cittadini, il riversamento della cronaca è maldestro, e lo si nota dal confronto con gli spezzoni di repertorio, la resa del clima di allora è senza spessore, senza prospettiva storica, senza profondità”. Vangelo.

Ma ecco riprodotte, a seguire, le pagine di Italiopoli dedicate ai due magistrati, Di Pietro e Imposimato.

 

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Pagine da Italiopoli di Oliviero Beha

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