IL PD DEL BASSO DE CARO / CONFRATELLO E SOTTOSEGRETARIO, “A DISPOSIZIONE” DEL VECCHIO RAS DC

Pd nella bufera per la maxi inchiesta sui Casalesi che coinvolge il segretario regionale del partito Stefano Graziano. Tra gli arresti eccellenti, quello dell’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro. Figlio di un ras della Dc casertana degli anni ’80 e ’90, Nicola Di Muro, a sua volta per anni primo cittadino nello stesso comune di Terra di Lavoro. Scrive il Corriere del Mezzogiorno, supplemento campano del Corsera: “E’ stato coinvolto in cinque inchieste giudiziarie, tra cui ‘Mani pulite’, e gli hanno sequestrato beni in mezza Italia, tra cui Palazzo Teti Maffuccini. Legato al gruppo camorristico Agizza-Romano, contiguo a quello dei Nuvoletta, è stato a lungo una figura di riferimento della Dc campana. E oggi Nicola Di Muro è ancora potentissimo”.

Ha più volte scritto di Nicola Di Muro, la Voce, in quegli anni di predominio scudocrociato negli odierni feudi dei Casalesi. Come ha più volte scritto del tandem Agizza-Romano, impegnato soprattutto nei settori del calcestruzzo e delle imprese di pulizia. Nel corso degli anni, però, la giustizia ha seguito una sorta di doppio binario: condannato per camorra in via definitiva Luigi Romano (poi deceduto), assolto Vincenzo Agizza, socio di Romano in moltissime sigle e padre di Maria, convolata a giuste nozze con lo stesso Agizza. Il destino.

Biagio Di Muro. nel fotomontaggio di apertura, Umberto Del Basso De Caro e, a sinistra, Nicola Di Muro

Biagio Di Muro. nel fotomontaggio di apertura, Umberto Del Basso De Caro e, a sinistra, Nicola Di Muro

Ecco infatti cosa si può leggere nel volume “Grazie Sisma, dieci anni di potere e terremoto”, pubblicato a novembre 1990 dalla Voce. “Romano ha sposato una Agizza, Maria. Testimone alle nozze della figlia Leonilde è stata l’eminenza grigia della Dc nel casertano, il vicesindaco di Santa Maria Capua Vetere Nicola Di Muro, di cui così si parla in un rapporto dell’Antimafia: Di Muro è sospettato per la liceità della provenienza della notevole fortuna economica accumulata e valutata in alcune decine di miliardi. Ma anche per presunti collegamenti con elementi camorristici”. Così in un’altra inchiesta del ’91, a proposito degli “appalti concessi alle ditte di Romano e Agizza dall’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere”. “Il Comune è il feudo di Nicola Di Muro, potente e chiacchierato notabile dc, del quale si è anche occupata la Commissione Antimafia. Grazie al peso determinante del ‘pacchetto’ di tessere controllato da Di Muro, il sottosegretario ai Trasporti Giuseppe Santonastaso governa da oltre cinque anni la rissosa Dc in Terra di lavoro”. Ma anche allora i venti cambiavano rapidamente, e così nel ’92, in vista di una tornata elettorale, la Voce scriveva dei problemi in casa Santonastaso: “insidiato fin nel cuore del suo ‘regno’ da una pesantissima offensiva scatenata da Paolo Cirino Pomicino che, con il recentissimo passaggio sotto le sue agguerrite schiere del chiacchieratissimo Nicola Di Muro, punta ormai apertamente alla leadership del partito nel casertano”.

Emblematica, a questo proposito, la famosa conversazione telefonica “’O Capogruppo chi s’o’ piglia?” intercorsa tra lo stesso Pomicino e l’allora portaborse di Vincenzo Scotti, ossia Aldo Boffa, che verrà poi premiato con la poltrona di assessore ai Lavori pubblici. Nella telefonata, spesso in dialetto verace, i due non solo provvedono a spartirsi cariche & poltrone, ma anche pezzi del territorio, “io mi piglio ‘o beneventano, tu ‘o casertano”. Non nuovo, del resto, Boffa a performance telefoniche. Agli atti dell’inchiesta sul clan Nuvolette, c’era un conversazione tra Boffa e Agizza, in cui il primo prendeva ordini dal secondo: “mettetevi a disposizione”, gli diceva in modo imperativo.

Aldo Boffa ai tempi di tangentopoli

Aldo Boffa ai tempi di tangentopoli

Sorge spontanea la domanda: possibile che la giustizia non sia mai in concreto riuscita a “stoppare” tali collusioni in oltre un quarto di secolo? Indagini, inchieste e provvedimenti a vuoto? E soprattutto: possibile mai che un ras come Di Muro senior sia ancora tanto potente da mettere in riga addirittura esponenti dell’attuale governo, come il sottosegretario Pd alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro? Misteri del Palazzo.

Il tono di Del Basso De Caro in un’altra, stavolta recente, telefonata intercorsa con Di Muro senior, è ugualmente “riverente”. Così scrivono gli investigatori: “La predisposizione ad accogliere le richieste di Di Muro da parte del sottosegretario, emerge da altre due conversazioni. Una volta, addirittura, Del Basso De Caro risponde, sia pure in tono scherzoso, ‘Comandi!’, come fanno i carabinieri con i loro superiori”. E aggiungono: “nonostante possa apparire una risposta di circostanza, va letta comunque come immediata disponibilità da parte del politico alla richiesta di Di Muro”.

Affettuoso e “sempre a disposizione”, in altre conversazioni, il sottosegretario Pd con l’anziano ras scudocrociato. Padre e figlio si sentono di continuo, il 9 maggio 2015 Di Muro junior fa visita alla Camera a Del Basso De Caro. Telefona al genitore e gli passa l’amico che esordisce: “Don Nico’, buongiorno, sto con vostro figlio alla Camera, col sindaco”.

Di Muro: “Si, mi fa piacere”

Del Basso: “E vi ho mandato i saluti”.

Di Muro: “E altrettanto, ricambio”.

Del Basso: “Un abbraccio a voi, sempre, stiamo cercando di risolvere qualche problema” (il riferimento è ai lavori per palazzo Maffuccini, ndr).

Di Muro: “C’è bisogno di grosse mani. Vedi un po’ di dargli manforte, mi sono spiegato?”.

Del Basso: “Certo, con piacere, con piacere, un abbraccio a voi”.

Di Muro: “E’ una soddisfazione…”.

Del Basso: “Un abbraccio a voi…”.

Di Muro: “Con questi chiari di luna, in questi momenti così difficili, mi sono spiegato… La mano ci vuole”.

Trascorsi nel Psi di Bettino Craxi che difese in aula con uno storico intervento, poi transitato tra le fila del Pds-Ds-Pd, Del Basso De Caro è stato iscritto al Grande Oriente d’Italia (Benevento, dove figura un altro Del Basso De Caro, il fratello Umberto, anche lui avvocato). Il suo nome, infatti, faceva capolino nell’elenco dei massoni campani pubblicato nel 1993 dalla Voce. Ma in un secondo elenco nazionale, stavolta uscito dopo 15 anni, a fine 2008 e sempre allegato alla Voce, il suo nome non compariva più, con ogni probabilità “assonnato”. Osservano infatti gli esperti di logge: “una volta che ti sei iscritto, non puoi più uscire dai suoi ranghi. Puoi andare in sonno e basta”.

 

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