IL GIALLO BISCEGLIA / CHI TOCCA I TRAFFICI DI RIFIUTI MUORE

Un anno fa perdeva la vita in un “incidente” stradale sulla Salerno-Raggio Calabria il magistrato Federico Bisceglia, uno dei migliori inquirenti della procura di Napoli, impegnato in delicatissime inchieste sulle ecomafie. Su quella morte è calato subito il sipario. Così come era calato su un altro decesso “fantasma”, avvenuto settimane prima: ossia la strana morte, cadendo da un albero, di Carmine Schiavone, zio di Sandokan, che quasi vent’anni prima aveva iniziato la sua “collaborazione” svelando i super affari della camorra imprenditrice, soprattutto nei traffici di rifiuti. Da alcuni mesi Schiavone aveva deciso di parlare anche ai media, svelando particolari inediti sui rapporti tra politica, camorra e istituzioni.

Torniamo a Bisceglia, che muore a bordo della sua Lancia K la notte del 1 marzo 2015. Un incidente che subito rivela una serie di anomalie, meno che per gli inquirenti. Scrive “La Provincia di Cosenza”, che punta subito i riflettori sul caso. “Sull’asfalto non ci sono tracce di frenata né sgommate, e le barriere laterali del guard rail, che dà sulla scarpata dov’è precipitata la vettura, sono integre. Non c’è stato alcun testacoda come riportato, inizialmente, dal comunicato dell’Anas che pure dovrebbe conoscere l’esatta dinamica dei fatti. La macchina ha sfondato di netto il muretto di metallo a seguito di un’improvvisa sterzata. Eppure l’erba del terrapieno, che dovrebbe essere ammaccata dal passaggio della vettura, è integra, eccezion fatta per due alberelli troncati di netto. Strano, no?”.

Stranissimo. Ma fatto sta che niente si muove. Tutto chiaro. Lampante. Lapalissiano. Così come era successo, una ventina d’anni fa, con un altro giallo

Carmine Schiavone. In apertura Federico Bisceglia

Carmine Schiavone. In apertura Federico Bisceglia

partenopeo: il “suicidio” – così subito etichettato e archiviato dalla procura di Ancona – dell’ex parlamentare e ras della Dc nolana (il quartier generale del boss Carmine Alfieri) Carmine Mensorio, preside dell’Isef, l’istituto di scienze motorie e all’epoca signore delle tessere scudocrociate. Fuggito in Grecia per evitare le maglie di Mani pulite, dopo mesi Mensorio si convince a rientrare in Italia: lo aspettano, per una decisiva verbalizzazione, i pm della procura di Napoli che stanno lavorando sugli intrecci camorra-politica. La testimonianza di Mensorio è basilare. Ma non arriva in Italia, perchè durante il tragitto a bordo del traghetto partito da Igoumenitsa, decide di fare un bel tuffo, l’improvvisa voglia di una nuotata. Dichiarò un anno e mezzo fa Schiavone, prima di volar giù dal suo pero (anche qui, neanche lo straccio di un’inchiesta per accertare la “dinamica” dell’incidente): “una manina lo aiutò a fare quel tuffo. Una gentile manina dei Servizi”. E non è affatto inverosimile che altre “servizievoli” manine, settimane dopo, lo abbiano aiutato nella rapida discesa dall’albero del suo orto.

Ma torniamo a bomba. Cioè al mistero Bisceglia. Scrive ancora “la Provincia di Cosenza”: “Il magistrato era in compagnia di un’amica, Anna Russolillo. I primi referti parlano di un suo ricovero in condizioni disperate all’ospedale di Cosenza. Dopo due giorni, invece, la donna viene dimessa e torna a casa. Stava male o no?”. Molto rapido l’interrogatorio della dottoressa salernitana: un incidente, solo un incidente, minimizza. Nessuna mistero. Una pura disgrazia. La magistratura asfalta il caso. La politica se ne frega: da segnalare solo un’interrogazione a firma Luigi Di Maio per i 5 Stelle. Per il resto, il silenzio più tombale.

Continua la controinchiesta del quotidiano calabrese: “Siamo al punto più controverso. Qualche ora prima ci sarebbe stato un altro incidente sulla carreggiata nord, ossia sul versante opposto a quello in cui viaggiava il pm. Ma di quello scontro Anas e polizia stradale dicono di non saperne nulla”. Su questa circostanza fornisce altri dettagli “Road tv Italia”, in un suo servizio: “In base a quattro testimonianze attendibili, riferite da un giornalista che per ovvie ragioni di sicurezza non rivela la sua identità, nella serata del 1 marzo non vi fu un solo incidente, ma anche un altro sulla carreggiata nord. Sabato 28 febbraio, verso le ore 20 e 45, quattro testimoni, provenienti da Salerno, diretti in direzione sud, verso Cosenza, hanno appena sorpassato l’autogrill di Castrovillari e notato sulla carreggiata nord verso Salerno un gruppo di auto di polizia stradale, ambulanze e pompieri ferme sul luogo di un incidente. Quattro testimoni contraddicono la versione ufficiale”.

Che fine avranno mai fatto quei testimoni? E di che natura sarà mai stato quell’incidente fantasma? E i soccorsi, volatilizzati nel nulla? “Nelle ore successive all’incidente del magistrato – osservano ancora i cronisti di Road tv Italia – in tutte le redazioni stampa on line e cartacee si parlò solo di un incidente stradale sulla carreggiata sud e non su quella nord e avvenuto verso le 23 e 30 e non alle 20 e 45. Come mai niente e nessuno ha mai parlato del primo incidente? In base ai testimoni è avvenuto un incidente che il resto d’Italia non conosce. Perchè e cosa vuol dire questa stranezza?”.

Antonio Marfella

Antonio Marfella

A gettare molti dubbi sulla storia è anche Antonio Marfella, oncologo del Pascale e da anni in prima linea nel denunciare i crimini di camorra per gli sversamenti tossici nella Terra dei Fuochi, nonchè omissioni, insabbiamenti e minimizzazioni (sulle future tragedie per le popolazioni) istituzionali. “Con padre Maurizio Patriciello abbiamo incontrato Carmine Schiavone, il quale disse: ‘se le capita un incidente stradale come al generale Gennaro Niglio, le sia chiaro che non siamo stati noi’. Il riferimento al generale Niglio – spiega Marfella – era un preciso messaggio per me, e cioè che solo io, tra i presenti, potevo comprendere. All’epoca dell’incidente stradale che causò la morte del generale dei carabinieri Niglio, girarono voci che aveva avuto quell’incidente perchè si era avvicinato troppo alle coperture di cui godeva Bernardo Provenzano ancora latitante”. Del resto, Niglio lavorò per anni in Campania, e proprio nel martoriato hinterland partenopeo, all’epoca – anni ’90 – dei primi grandi traffici e affari a base di rifiuti tossici. La verbalizzazione d’esordio, resa da Schiavone proprio ai carabinieri, risale al 1995…

 

Per approfondire:

I TRAFFICI DI RIFIUTI SUPER TOSSICI DALL’ACNA ALLA CAMPANIA INFELIX

 

11 dicembre 2015

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