Bene Banca, quello “strano” commissariamento di Bankitalia. E occhi chiusi su Etruria & C.

Bene Banca, un piccolo istituto cooperativo di credito nel cuneese, in buona salute finanziaria, improvvisamente commissariato da Bankitalia che invece chiude gli occhi sul crack super annunciato di Banca Etruria e le tre sorelle.

Il presidente del cda di Bene Banca, Francesco Bedino, reagisce e firma un forte j’accuse contro l’istituto (sic) di vigilanza.

Ecco il testo della articolata dichiarazione.

 

Sono stato deposto per iniziativa di Banca d’Italia in ordine al commissariamento della BCC benese  (tuttora sub judice in quanto pendente ricorso in Cassazione), definito dal Tar del Lazio e dal Consiglio di Stato come “preventivo”.

Tra illazioni, ipotesi, proclami e smentite la vicenda “Bene Banca” continua a suscitare interesse, nonché a tenere costantemente viva l’attenzione dei media, locali e non.

La notizia dell’incontro tenutosi il 24 gennaio a Cuneo, presso la locale filiale della Vigilanza in Corso Dante 36, tra il direttore della sede di Torino della Banca d’Italia, Luigi Capra, ed una delegazione di consiglieri comunali di Bene Vagienna, capeggiati dal sindaco Claudio Ambrogio, sta creando non poca apprensione in ambito locale e nazionale, alla luce del particolare momento che sta vivendo il mondo bancario, alle prese con una crisi di fiducia dei risparmiatori senza precedenti, complice anche il coro di critiche che si è levato contro le Authority Bankitalia e Consob, la cui attività ispettiva è stata definita, dai più, quanto meno “distratta” in relazione ai crac bancari delle 4 banche salvate per decreto nel volgere di una notte.

Anche se a Bene Vagienna si dice che sia stata la Banca d’Italia a convocare il sindaco, nonostante le smentite ufficiali del primo cittadino ed al di là dei vari comunicati che probabilmente ancora leggeremo in materia, ritengo quanto accaduto in ogni caso perfettamente rientrante nella tanto decantata “moral suasion” di Palazzo Koch.

Peccato che nel 2013 una simile attività di “convincimento” non ci sia stata a valere su chi allora amministrava Bene Banca…

Francesco Bedino

Francesco Bedino

Se a quanto sembra, così come pare emergere da alcuni documenti provenienti dalla stessa Banca d’Italia, la Vigilanza di Palazzo Koch auspicava una discontinuità nella gestione aziendale perché magari il C.d.A. dell’epoca (poi ricandidatosi dopo la riunione del Direttorio che ha deliberato il commissariamento) non era gradito, sarebbe stato sufficiente ricorrere alla “moral suasion” con una convocazione per una riunione come quella tenutasi a Cuneo, per esplicitare questi desiderata ed il sottoscritto per primo e l’intero C.d.A., a seguire, avrebbero fatto un passo indietro.

Invece niente di tutto ciò: un commissariamento come un fulmine a ciel sereno, comunicato addirittura il giorno immediatamente precedente l’adunanza dei Soci chiamata ad eleggere  (per acclamazione)  i rappresentanti dell’UNICA lista candidata.

Bastava un incontro, una telefonata, in sostanza bastava “comunicare”. Non era infatti il caso di commissariare in maniera violentissima una banca in salute, con i conti in ordine ed assolutamente quindi “ancora in grado di proseguire la propria attività” come testualmente citato da Bankitalia stessa nel comunicato stampa del 30 gennaio 2016 ove ha tentato di giustificarsi davanti agli Italiani per i ritardi nei commissariamenti delle 4 banche salvate per decreto.

Ne sono la riprova incontrovertibile la durata della procedura di amministrazione straordinaria, la più veloce della storia italiana, ed il bilancio di fine commissariamento che presenta una “redditività complessiva” positiva ed un patrimonio in crescita, al di là del risultato di esercizio riportato volutamente in rosso per la mancata valutazione del portafoglio titoli a prezzi correnti di mercato.

Invece abbiamo dovuto obtorto collo assistere ad un’azione di rigore non necessaria, con oltre 7.000 soci danneggiati, ex esponenti aziendali devastati nel piano professionale e personale, oltre che morale e fisico.

Ma alla fine, e concludo con un interrogativo, riuscirà il risparmiatore e cittadino italiano a comprendere il perché di tutto questo “particolare interesse” di Banca d’Italia per la piccola Bene Banca ?

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