No alla gabella medioevale del canone Rai agganciato alla bolletta

Adusbef e Federconsumatori, che non hanno mai invocato alcun regio decreto del 1938, ribadiscono la loro ferma contrarietà di addossare sulle bollette elettriche l’ennesimo, assurdo, odioso balzello, per far pagare il canone Rai, anche a famiglie, cittadini, consumatori ed utenti che non hanno la televisione, imponendo alle aziende elettriche il compito di fungere da gabellieri.

Tale netta posizione, a difesa dei diritti e della legalità, non è piaciuta a molti corifei di Governo che fanno a gara per mettersi in luce per compiacere al Principe di turno, né tantomeno al presidente della Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd, che ha accusato le associazioni di essere rimaste a prima della guerra: “Il canone in bolletta elettrica è un’operazione corretta. Le associazioni dei consumatori che si appellano a un regio decreto del ’38 sono rimaste, appunto, a prima della guerra”.

Ma esigere il canone non già dai possessori di apparecchi televisivi, ma a chiunque abbia un’utenza elettrica ossia famiglie, imprese, uffici pubblici, condomini, pensionati, studenti e disoccupati, con evidente lesione di norme costituzionali, nell’ennesimo tentativo di fare cassa sulle tasche dei cittadini, ancora liberi di decidere se possedere o meno un televisore, non riporta l’Italia indietro al quinto secolo, quando i signorotti di turno imponevano gabelle medievali ?

O forse ancora più indietro all’età delle caverne, nella quale Portas & C. vorrebbero riportare gli italiani i quali, se vogliono l’illuminazione nel loro domicilio, quindi un’utenza elettrica, debbono pagare forzatamente un canone con la supposta presunzione di avere una Tv incorporata ?

Un conto è combattere l’evasione del canone Rai, altro è l’inammissibile obbligo di addossare nelle bollette dell’energia elettrica, già gravate da oneri di sistema, tasse e vari balzelli,  l’ennesima tassa di scopo, come quella del canone Tv anche a coloro che hanno la libertà di non voler possedere in casa un televisore.

Adusbef e Federconsumatori respingono la reintroduzione delle gabelle (lat. medievale cabella, dall’arabo qabālah “imposta”), utilizzate già nel primo Medioevo dai signorotti di turno come  molteplici forme di contribuzione non legate da alcun rapporto d’identità; odiosa forma di imposizione per riscuotere tributi, come quelle che ad esempio il comune di Roma dava in appalto nel periodo 1421-1425, quando accanto a gabelle vere e proprie (gabella vini ad grossum, musti, lignaminis, spetiariae, lactis, olei, casei, lanae, carnium e simili), altre di carattere totalmente diverso, come la gabella contractuum, la quale altro non era che un’imposta sui trasferimenti di proprietà, e la gabella sigilli e la gabella staterae grossae, vere e proprie tasse, con l’esclusiva finalità di fare cassa per colpire il consumo nelle sue più svariate manifestazioni.

Lascia un commento