ITALO, I FRANCESI SE NE VANNO. RESTANO DEBITI, BANCHE E MISTERI

Italo è meno francese. Nella compagine di NTV che gestisce “l’alternativa” privata alle ferrovie di casa nostra, infatti, la partecipazione d’oltralpe si sta sfilando, visto che SNCF ha deciso di non sottoscrivere il prossimo aumento di capitale. Non soddisfa il bilancio, non piacciono i progetti societari delineati dal nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo, già alla guida di Rai ed Ente Fiera a Milano.

La notizia arriva direttamente dal quotidiano Le Echos, che punta dritto al cuore del problema: “I treni rosso bordò della compagnia, battezzata Italo, e costruiti da Alstom, sono stati messi in servizio ad aprile 2012, sotto la supervisione di Luca di Montezemolo, ex presidente della Ferrari. Servono le grandi città italiane”. Ed ecco la ‘bordata’: “Ma i conti di NTV sono rimasti dello stesso colore dei treni, patendo la concorrenza feroce sui prezzi da parte dello storico operatore pubblico, Ferrovie dello Stato, esso stesso in via di privatizzazione”.

Un profondo rosso che spaventa i francesi. “Le perdite si accumulano – descrive Le Echos – e c’è un primo aumento di capitale, nel 2013, sottoscritto da Sncf. Un secondo, da 100 milioni di euro, è poi chiesto agli azionisti. Ma questa volta Sncf opta per il no”. Secco il commento del direttore generale Viaggiatori della compagnia transalpina, Barbara Dalibard: “l’investimento si è rivelato fallimentare. Per questo abbiamo deciso di non sottoscrivere l’aumento di capitale”. Dopo aver cumulato una perdita nei primi due esercizi per 156 milioni di euro – viene spiegato – Ntv non riesce a recuperare e perde altri 55 milioni nell’esercizio successivo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, secondo i retroscena, sono i piani di rilancio Ntv studiati dal neo ad Cattaneo. “La parte francese – viene raccontato – è in disaccordo con le strategie di aumento dell’offerta e l’acquisto di nuovi treni viene giudicato prematuro”. Tutti i mezzi attuali sono stati forniti dal colosso francese Alstom, che però non sa se realizzerà anche i nuovi, previsti appunto dal programma (contestato da Sncf). Misteri.

Una partecipazione sempre controversa, quella francese. Già poco dopo il varo di Italo, correvano voci su ‘accordi segreti’ e il possibile passaggio dell’intero pacchetto azionario sotto il controllo transalpino. Poi un altro scenario: la volontà Sncf di non fare effettiva concorrenza al rivale pubblico italiano, le nostre ferrovie allora targate Moretti. Un bel rebus.

Ma già due anni e passa fa lo scenario finanziario era di poco diverso. Ecco un report dei primi 2013: “Sncf prende atto nel bilancio 2012 del minor valore della propria partecipazione in Ntv. La quota del 20 per cento infatti vale 17 milioni in meno, per colpa dei risultati in rosso di Ntv che ha visto crescere le passività fino a 790 milioni, a fronte dei 240 dell’anno precedente”.

E già allora, come ora, la necessità da parte dei soci privati di conferire liquidità aumentando il capitale sociale. Il trio che ha fatto partire Italo – Montezemolo, Della Valle, Punzo – prima di gran lunga maggioritario, è ora attestato al 33 per cento. Seguono quote private (Bombassei, Seragnoli, Sciarrone e ora Cattaneo) e la ciliegiona di assicurazioni & banche. Le prime in sella a Generali, con il 15 per cento. La parte del “leone” per Intesa, col 20 per cento. Ma le stesse azioni dei soci privati sono in pegno alle banche: con la pole position della onnipresente Intesa (quasi al 60 per cento), Monte dei Paschi di Siena (30 per cento), Banco Popolare (13 per cento), Bnl (3 per cento).

Ha super documentato l’anomalo comportamento degli istituti di credito nella altrettanto anomala nascita di Ntv il pamphlet di Gianni Dragoni, “Alta Rapacità”, in cui vengono ricostruite tutte le “stazioni” di avvicinamento al progetto, sponsor politico per sponsor politico, miliardo per miliardo. E una banca per amica: Intesa, allora guidata dall’amministratore Corrado Passera, poi super ministro nell’esecutivo Monti.

La Voce, dal canto suo, ha documentato, al varo di Italo, un’altra anomalia grande come una locomotiva rosso Alstom: la mancanza del certificato antimafia per una delle società impegnate nei lavori, quella riconducibile al napoletano Gianni Punzo. Mistero mai chiarito. Ma ora c’è il profondo rosso che incombe. E la fitta nebbia sui futuri sottoscrittori dell’aumento di capitale.

 

Nella foto, Diego Della Valle e Luca di Montezemolo.

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