COSTA CONCORDIA – LE VERITA’ INABISSATE E COSI’ SIA

Ci siamo. Mercoledì 24 giugno nella sua meta di Sorrento Francesco Schettino ha varato il libro scritto con la giornalista di Rai 1 Vittoriana Abate. Titolo: “Le verità sommerse”. Una cosa, almeno, l’ex capitano l’ha azzeccata. Perché di mostruose verità mai affiorate dal mare nero di quella tragica notte ne resteranno tante, prima, durante e dopo le 600 pagine del volume. E sono tutte destinate a restare là sotto, negli abissi del Giglio, almeno a giudicare dai risultati di un’inchiesta giudiziaria (e del successivo processo) che, invece di puntare con decisione sulle ipotesi di traffici internazionali di merci proibite a bordo delle navi dal crociera, continua ad avvilupparsi su se stessa, ruotando intorno alla più semplice pista del fantomatico “inchino” di un disinvolto e distratto comandante.

«Ma quando mai! – sbotta un anziano marittimo della penisola sorrentina – ma quale inchino! Schettino è sempre stato un capitano di primissimo ordine, non avrebbe mai commesso la leggerezza di puntare a manetta contro una costa notoriamente costellata di scogli, lungo una rotta battuta milioni di volte, se non ci fosse stato un motivo per correre un simile rischio e mettere a repentaglio la vita del passeggeri, oltre alla sua ultradecennale carriera…».

E c’è da credergli, all’anziano marittimo, non foss’altro che per quello storico istituto nautico di Sorrento, che da sempre sforna generazioni di navigatori preparati e scrupolosi, autentico vanto di queste terre e dell’intero Paese.

E allora?

E allora dobbiamo ricominciare dal quesito di fondo, dalla domanda delle domande, finora a quanto pare ignorata chi aveva il compito di capire perché quella notte persero la vita 32 innocenti, donando almeno un po’ di pace alle loro famiglie: cui prodest? C’era qualcuno che abitualmente traeva consistenti profitti da incontri ravvicinati di quel certo tipo? Quali merci dovevano essere scaricate al volo laggiù di notte, presso gli scogli del Giglio, dove un testimone afferma di aver visto i segnali in codice lanciati con torce elettriche dalla costa, al primo apparire della nave all’orizzonte? E per quel compito serviva proprio un comandante supercollaudato, uno dei pochi capace di manovre spericolate come quella (che magari una volta su cento possono anche finire male)?

«No, non sull’imperizia o sulla negligenza di Schettino dovevano puntare gli investigatori – rincara la dose il vecchio marinaio – ma sull’esatto contrario, sulle straordinarie capacità di guida dimostrate dal comandante in tanti anni di servizio…».

E visto che siamo a questo punto, pare che nessuno si sia almeno una volta domandato, alla Procura di Grosseto, se anche su quella nave andassero avanti da tempo i traffici praticati da tanti marittimi di tutta Italia almeno dagli anni ’70, quando i sistemi criminali scoprirono questo fantastico “non luogo” in cui tutto è possibile, perché durante la navigazione vigono leggi speciali e il comandante, finché non si giunge in porto, ha i poteri assoluti di un ufficiale di stato civile (può celebrare matrimoni), di un sacerdote (impartisce l’estrema unzione e il battesimo) e di un ufficiale di polizia giudiziaria (ha la facoltà di arrestare). Qualcuno ricorda che se a gestire quegli ipotetici traffici fossero le mafie, questo renderebbe impossibile ai testi rivelare la verità, pena la vita?

Così come a nessuno in quel di Grosseto, dal 2012 ad oggi, potrebbero essere venuti alla memoria gli articoli giornalistici con dettagliate notizie sul blitz del 2008 nel Porto di Savona, quando furono arrestati alcuni marittimi filippini dediti da tempo a trasportare droga. Guarda caso, si trattava delle navi Costa Magica, Europa e Serena. Si potevano acquisire, quei fascicoli giudiziari? O no?

Per arrivare ad esplorare il fantastico mondo della extraterritorialità e delle leggi speciali in alto mare abbiamo dovuto attendere il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, che fin dal 2014 ha portato alla luce i traffici di stupefacenti a bordo delle navi da crociera gestiti dalla lungimirante ‘ndrangheta lungo le rotte dal Sud America all’Italia. Ma anche queste notizie, pur diffuse con il dovuto scalpore dalla stampa, che le ha subito poste in relazione col naufragio del Concordia, non sono bastate a scalfire l’aurea imperturbabilità della Procura grossetana, tuttora avvitata intorno all’inchino.

 

‘NDRINE D’ALTO MARE

Sul traffico di cocaina gestito dalle cosche calabresi su navi da Crociera le conferme arrivano da conversazioni intercettate ad opera delle Fiamme Gialle su ordine del procuratore Creazzo. Qual era precisamente la nave? «La stessa nave che ci ha fatto fare la figuraccia che in tutto il mondo ci ha preso per il culo», dicono due boss intercettati. E per gli inquirenti, che hanno arrestato venti uomini delle cosche calabresi, non ci sono dubbi: il riferimento era proprio al Costa Concordia. Tanto che per loro i criminali «intendevano riferirsi alla Costa Concordia e al famoso naufragio del 13 gennaio del 2012», scrivono. Oltre alle navi Costa, venivano utilizzate per trasportare quintali di coca purissima le imbarcazioni transoceaniche (Caraibi, Europa, Nord Africa) della Msc e della Norwegian Cruise Line. Quanto al Concordia, come la Voce aveva indicato fin dalle inchieste del 2012, non poco significativi erano gli approdi lungo la penisola iberica, meta preferita dei Casalesi e di altri clan campani, come hanno evidenziato le inchieste della Dda di Napoli coadiuvata dalle autorità spagnole.

I carichi di stupefacenti – è emerso inoltre nell’inchiesta di Firenze – venivano generalmente nascosti in grossi borsoni dentro le cabine di insospettabili coppie di “turisti” calabresi.

Le navi da crociera, assai meno sospette dei cargo, ormai regolarmente ispezionati da cima a fondo, sono diventate dunque le nuove autostrade galleggianti per i traffici di polvere bianca.

Mentre in Italia si preferisce ancora cadere dal pero (e interrogarsi sugli inchini di Schettino), negli Stati Uniti la Dea, ente antidroga americano, in collaborazione con polizie e gendarmerie di mezza Europa ha già allertato gli armatori. Tanto che solo quest’anno, a marzo, in un porto della Florida sono stati sequestrati 8 chili di cocaina che viaggiavano a bordo della nave da crociera “Novergian Sun”.

Fa bene perciò, il comandante Schettino, che oggi sfida tutti a viso aperto. Ve le do io le “verità sommerse”. Con tanto di libro. E il motivo reale di quella folle impennata? I testimoni ignorati dalla Procura? I fiumi di denaro e di polvere bianca zero zero zero che da anni ruotano intorno alle navi da crociera? Tutti questi interrogativi, lo sa bene anche Francesco Schettino, resteranno per sempre in fondo al mare…

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