UCRAINA / UN REPORTER ITALIANO NELLA ‘KILL-LIST’ DEI SERVIZI DI KIEV

Un giornalista free lance italiano, Andrea Lucidi, nel Donbass dal 2014 per realizzare un serie di inchieste indipendenti in grado di documentare la sempre dimenticata guerra di Kiev contro la popolazione della regione separatista che ha causato migliaia di morti dimenticati e oscurati dal mainstream occidentale, è oggi finito nella ‘Kill-list’ dei servizi segreti ucraini, ‘Mirotvoretz’.  Si tratta di soggetti scomodi, da eliminare, meglio da ‘liquidare’ come nello stile di quei Servizi. E come è già successo, nel 2014, con un altro reporter italiano, Andrea Rocchelli, di cui parliamo dopo.

Torniamo al ‘Caso Lucidi’, come titola il ‘Quotidiano Sociale’, l’unico organo d’informazione a dar notizia di quanto è successo in queste ore. Mentre i media di casa nostra, omertosamente come al solito, tacciono e nessun parlamentare ha alzato un dito né pronunciato una sola parola.

Così scrive il 2 giugno ‘Quotidiano Sociale’: “Il giornalista italiano Andrea Lucidi, free lance dal Donbass, è finito nella lista nera dei servizi segreti ucraini. Ne dà notizia lui stesso nella sua pagina Telegram”.

Ecco quindi il testo firmato da Andrea Lucidi: “Sono finito su Mirotvoretz. Qualche giorno fa sono stato inserito nella kill-list dei servizi di sicurezza ucraini Mirotvoretz. Come italiano non posso fare a meno di ricordare che su quella lista era stato inserito anche Andrea Rocchelli, ucciso dall’esercito di Kiev nel 2014, la cui foto è ancora presente in questo database con sopra scritto ‘liquidato’”.

Andrea Rocchelli. Sopra, Andrea Lucidi

Continua Lucidi: “Secondo Mirotvoretz io sarei colpevole di diffusione di propaganda russa, supporto all’invasione dell’Ucraina e, udite udite, ‘partecipazione ai crimini russi contro il governo di Kiev e il popolo ucraino’. Gli stessi servizi hanno pubblicato oggi (il 2 giugno 2023, ndr) un articolo che mi riguarda tramite il sito del ‘Centro di informazione strategica’ controllato dal Ministero ucraino per la cultura e le politiche dell’informazione. E’ evidente che il mio lavoro sta dando fastidio ai servizi di Kiev”.

Prosegue il nostro free lance con coraggio: “Per quanto mi riguarda, continuerò a fare quello che sto facendo: mostrare a tutti voi quello che succede in Donbass, senza filtri e senza manipolazioni. Forse è questa la cosa che dà più fastidio a chi ha deciso di includermi in questa kill-list”.

“Per ora nessun commento dal governo né dai parlamentari italiani”, sottolinea con amarezza ‘Quotidiano Sociale’ che invia tutta la sua solidarietà a Lucidi e “un augurio a continuare serenamente il suo prezioso lavoro”.

Pochi giorni fa Andrea Lucidi aveva postato un tweet di solidarietà a due artiste che da mesi stanno facendo girare in Italia una mostra di foto e dipinti sul Donbass, subendo, in varie occasioni, aggressioni da parte di bande nazi-fasciste.

Ecco le sue parole: “Massima solidarietà a Federica Vasselli, l’artista protagonista di questa mostra insieme alla collega russa Elena Begma. In Italia c’è chi vuole letteralmente cancellare chiunque la pensi diversamente, arrivando ad attaccare anche una mostra d’arte. Tra l’altro, come riportato da @Voxkomm, il ragazzo ritratto nel manifesto della mostra è Vadim Pupara, il diciassettenne che fu barbaramente ucciso dai nazionalisti ucraini durante la strage di Odessa nel 2014”.

Eccoci, infine, ad alcune notizie su Andrea Rocchelli, il nostro fotoreporter ammazzato dall’esercito ucraino proprio nel 2014.

Anche lui era stato schedato da ‘Mirotvoretz’. Sulla sua scheda venne applicata una scritta rossa in sovraimpressione, ‘liquidato’; mentre in una nota veniva riportato che il pericoloso soggetto stava “cooperando con organizzazioni terroristiche filo-russe” e che aveva violato il confine di stato dell’Ucraina per penetrare nel territorio “occupato da bande terroristiche russe” (ossia il Donbass).

Vitalij Markiv

In una minuziosa inchiesta di ‘RaiNews24’, un disertore dell’esercito ucraino, con volto oscurato e anonimizzato, ha accusato il comandante ucraino Mychajlo Zabrods’kyi di aver dato l’ordine di sparare contro un gruppo di civili, tra i quali Rocchelli.

In Italia si è svolto un processo per l’omicidio di Andrea Rocchelli e di Andrej Mironov, suo amico, interprete e attivista per i diritti umani. La Corte penale di Pavia ha giudicato colpevole dei due delitti il vicecomandante della Guardia nazionale ucraina, Vitalij Markiv, condannandolo a 24 anni di galera. E ancor più significativa la condanna ‘morale’ dello stato ucraino, giudicato colpevole quale responsabile civile.

Ma il giudizio è stato annullato dalla solita Cassazione che ha rinviato tutto di nuovo in Appello. E nel 2020 è arrivata la pilatesca sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano che ha prosciolto Markiv dalle accuse, pur ritenendo colpevoli del duplice omicidio le forze armate ucraine. Colpevole comunque l’Ucraina, fantasmi i Killer (o il killer).

 

A seguire vi proponiamo la lettura di un interessante intervento firmato da Giacomo Bertoni e intitolato “Andy Rocchelli ucciso 9 anni fa in Ucraina. Potrebbe ripartire la Giustizia”.

Lo pubblica l’associazione “Ossigeno per l’Informazione”, fondata e animata 15 anni fa da Alberto Spampinato, fratello del giornalista dell’Ora di Palermo Giovanni, ucciso dalla mafia. Uno dei rari presidi davvero al fianco dei reporter (soprattutto giovani free lance) minacciati sia fisicamente che anche ‘giudiziariamente’ da chi viene ‘infastidito’ dal loro lavoro, visto il sempre crescente numero di querele e azioni civili ‘temerarie’, del tutto campate per aria e finalizzate solo a minacciare, intimidire e scoraggiare chi denuncia fatti & misfatti.

Ma ecco l’intervento pubblicato da ‘Ossigeno’ il 23 maggio.

 

ANDY ROCCHELLI UCCISO IN UCRAINA 9 ANNI FA. POTREBBE RIPARTIRE LA GIUSTIZIA

 

Il 24 maggio 2014 il fotoreporter fu ucciso dai mortai dell’esercito ucraino. Evento a Pavia in sua memoria. La sua storia su Ossigeno-Cercavano la verità

 

OSSIGENO 23 maggio 2023 – Nove anni dopo la morte di Andrea (Andy) Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso nel Donbass da colpi di mortaio in dotazione all’esercito ucraino il 24 maggio 2014, si cerca ancora la verità sui responsabili dell’attacco in cui perse la vita. Ora la magistratura italiana potrebbe avviare nuove indagini per accertare le responsabilità di alcune persone che non è stato possibile giudicare nel corso del processo celebratosi a Pavia e a Milano fra il 2018 e il 2021.

L’ATTACCO – Come ricostruito dettagliatamente nell’archivio online Ossigeno-Cercavano la verità (leggi), il giorno dell’uccisione Andy si era fatto portare con un taxi nelle vicinanze di Sloviansk, in un’area in cui si fronteggiavano con le armi truppe governative e indipendentisti filorussi. Lo scopo della missione era questo: verificare e documentare le condizioni di sofferenza dei civili che vivevano da mesi sotto quel tiro incrociato.

Su quel taxi Andy era insieme a due colleghi e amici: il fotoreporter francese William Roguelon e l’attivista e giornalista russo Andrej Mironov. Arrivati ai piedi della collina Karachun, appena scesi dal taxi furono bersagliati  dai mortai dell’esercito ucraino direzionati anche dalla Guardia Nazionale ucraina, come è emerso nel corso del processo. Andrea Rocchelli e Andrej Mironov furono colpiti a morte. Si salvò soltanto William Roguelon che, seppur gravemente ferito, riuscì a fuggire.

LE INDAGINI – Rino Rocchelli, il papà di Andy che in questi anni, insieme alla mamma Elisa, si è impegnato con tutte le forze affinché sia stabilita la verità sui fatti del 24 maggio 2014, spiega così a Ossigeno la situazione attuale: “Le indagini e la giustizia italiana hanno identificato i responsabili, hanno accertato ciò che è accaduto, hanno stabilito quali armi hanno sparato e la tempistica dell’attacco. I fatti ormai sono abbastanza chiari. Anche nella sentenza di appello questo attacco contro civili inermi è rubricato come un crimine di guerra e circa la responsabilità delle forze armate ucraine non c’è dubbio. Soltanto un vizio procedurale ha impedito di applicare a uno dei responsabili la condanna. Ma la magistratura italiana non ha ancora chiuso il suo lavoro nei confronti di uno dei presunti responsabili. Speriamo perciò che la magistratura riesca a ripartire con un altro ciclo di indagini sui responsabili già identificati. Intanto noi familiari abbiamo fatto un passo ulteriore: ci siamo rivolti alla Corte penale internazionale dell’Aja, che sta indagando su tutti i crimini commessi da chiunque sul territorio ucraino dal dicembre 2013 a oggi. Abbiamo presentato una informativa ed è stata giudicata ammissibile”.

L’INIZIATIVA – A Pavia, mercoledì 24 maggio 2023, Andy Rocchelli sarà ricordato con un ciclo di conferenze dal titolo “Andy Rocchelli. Dar voce a chi non ha voce” (vedi qui). Interverranno gli amici dell’associazione Volpi Scapigliate Odv, i colleghi Gabriele Micalizzi, Salvatore Garzillo e Luca Santese, e il sostituto procuratore di Pavia Andrea Zanoncelli, pm nel processo di primo grado per l’uccisione del fotoreporter. A moderare l’incontro Giacomo Bertoni, giornalista, che ha seguito per Ossigeno per l’informazione tutte le udienze del processo del 2018-2021.

CONOSCERE ANDY – Tutte le cronache del processo per l’uccisione di Andy Rocchelli sono raccolte in un dossier speciale (sfoglia qui) realizzato da Ossigeno, che contiene anche analisi e commenti, e aiuta a riflettere sulla difficoltà quasi assoluta di fare giustizia per i cronisti uccisi in guerra o in aree di crisi. Ossigeno ha inoltre realizzato, in collaborazione con le Volpi Scapigliate Odv, un documentario intitolato “Ciao Andy, un abbraccio da Pavia” che mostra da vicino, tramite le testimonianze di chi l’ha conosciuto, chi era il ragazzo pavese che fotografava i diritti calpestati. GB

 

LEGGI la storia di Andrea Rocchelli su Ossigeno – Cercavano la verità 

 

Lascia un commento