Finalmente sinistra?

La linea politica della Schlein prova a recuperare la perduta identità di sinistra e disvela la presenza di mele marce, che hanno allontanato il partito dalla classe operaia, da gran parte degli italiani. Lo conferma l’esodo di qualche ‘infiltrato’ nel Pd che finisce in braccio al terzo polo, giusta collocazione per ultra moderati.

La Meloni: in una lettera al Corriere rispolvera foibe, partigiani comunisti, crimini della Resistenza. Il Pd (Boccia): Riconosciamo lo sforzo, ma con evidente reticenza Meloni non riesce a dirsi antifascista. Orlando (Pd): “Si festeggia la riconquista della libertà non in astratto, ma della dittatura.

La nuova furbata della “Yo soy Giorgia”. Convoca il consiglio dei ministri il primo maggio, giorno della storica festa dei lavoratori, evento evidentemente non gradito alla destra, l’abolì Mussolini nel 1923.

La Meloni, per non tradire le sue origini di fascista, propone di chiamare ‘festa della libertà” la ‘Festa di liberazione’.

Rachele Mussolini: “Il 25 aprile non lo festeggio”.

A Milano il corteo dei centomila. Nessun esponente del governo sul palco o nel corteo. Una voce fra tante: “Siamo passati da Berlusconi alla Meloni, dalla padella alla brace”. “Siamo tutti della Resistenza dice uno studente, contro la dichiarazione di La Russa (a settembre) “Siamo tutti eredi del Duce”. In piazza ‘Bella ciao’, bandiere della pace, la brigata ebraica, fischi a uno striscione a favore della Nato, cori contro il criminale Putin. C’è Aldo Tortorella, ex partigiano del Pci, 96 anni, c’è Elly Schlein, applauditissima. Si nega ai selfie (urrà), le gridano in milanese “tegn dur, mai mulà (non mollare), continua con la tua strada, è anche la nostra, non essere democristiana”.

Manifestazione Anpi di Roma. Il presidente: “Cosa ci mette d’accordo?  Le dimissioni di La Russa. Bisogna sciogliere tutte le associazioni fasciste”

Ha un suono fasullo l’equilibrismo anacronistico della Meloni: “Né fascista, né antifascista” e la sgusciante premier non condanna il Ventennio.

Lollobrigida, quello della ‘sostituzione etnica’, ieri sulla sinistra: “Siamo al fascismo degli antifascisti”.

Il sindaco di Venezia Fioravanti contestato per aver partecipato a suo tempo  alla cena fascista commemorativa della Marcia su Roma

Fischi per Sgarbi, assessore del comune di Viterbo, governato dalla destra, mentre iniziava a parlare dal palco del 25 aprile. Si lamenta perché il presidente locale dell’ANPI non gli ha dato la mano.

Legnano, esposto uno striscione davanti alla sede cittadina dell’Anpi. Parole offensive a caratteri cubitali rossi e neri. “25 aprile? Sti c…i”. Vile e squallido lo definisce il sindaco di Legnano: “Potete mettere cento striscioni, saremo in mille a rimuoverli, perché l’Italia è antifascista. Buon 25 Aprile”.

Una piazza dedicata ad Almirante, è la proposta dal sindaco di Grosseto contestato dall’Anpi. Le sue parole dal palco del 25 aprile sovrastate dal canto di Bella Ciao di tutta la piazza.

Il ministro della pubblica istruzione Valditara depone corone d’alloro in omaggio ai caduti anziché rendere omaggio ai partigiani morti per la libertà. Contestato da un gruppo di studenti a Milano.

A Mirandola, rievocazione storica anche con divise della repubblica di Salò e naziste: l’Anpi, in polemica contro la sfilata, non sale sul palco.

In sintesi? Mameli sarebbe contento del suo inno: l’Italia s’è desta.

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