Politico: Zelensky, l’autocrate

Impossibile rinvenire sui media d’Occidente critiche a Zelensky, essendo egli ormai diventato un’icona vivente, della democrazia, della resistenza e di tanto altro. Così sorprende l’articolo di Politico, autorevole media statunitense, che non solo lo raffigura come un autocrate, ma ne prospetta l’allontanamento dalla scena politica alla fine della guerra, redde rationem rimandato solo perché in questo momento tutti i cittadini ucraini si “stringono attorno alla bandiera”.

In una insolita visita a Kiev, Jamie Dettmer ha incontrato Inna Sovsun, deputata dell’opposizione che milita tra le fila del partito liberale filoeuropeo Holos, la quale ha confidato al cronista di Politico che, passati dieci anni dalla rivoluzione di Maidan (del 2014) “sono in arrivo sconvolgimenti politici”

“Maidan potrebbe accadere di nuovo”, ha ribadito al cronista un ex ministro ucraino, aggiungendo: che “navigare nelle tempestose acque politiche del dopoguerra è difficile per qualsiasi leader, lo sarà ancor più per il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, poiché è diventato parte del problema: è un leader con tendenze autocratiche”.

 

Zelensky e i suoi soci in affari

Di seguito, Politico rincara la dose e, ricordando che prima della guerra aveva un gradimento dell’11% dei cittadini, spiega che tale indice, ora alle stelle, potrebbe ritornare a quel livello, perché la sua immagine di “presidente del popolo”, risultata vincente nella campagna elettorale, si è offuscata.

E spiega: “Dopo aver licenziato un primo ministro riformista, ingolfato il governo con amici ed ex soci in affari, non è andato da nessuna parte con la sua campagna anticorruzione. Invece, il presidente ucraino è stato accusato di diventare sempre più autocratico e di violare le leggi emanando decreti presidenziali per sanzionare i nemici, tutto in nome della lotta all’aggressione russa, ma, secondo alcuni critici, anche con l’obiettivo di distruggere i suoi oppositori politici”.

Quindi Politico ricorda quanto emerso dai Pandora Papers prima della guerra, cioè che “il leader ucraino aveva fondato società offshore prima di diventare presidente e ha continuato a trarne profitto dopo aver ottenuto l’incarico”.

“[…] I politici dell’opposizione e i leader della società civile intervistati da POLITICO hanno affermato che Zelensky finirà sotto tiro per come lui e il suo affiatato team fatto di vecchi amici ed ex soci in affari hanno governato durante la guerra, in un modo non dissimile da come governavano prima dell’invasione, nel tentativo di instaurare una ‘democrazia gestita’ con un partito dominante”.

E ancora: “Mykola Knyazhytsky, un parlamentare dell’opposizione, spiega che Zelensky sta approfittando dell’autorità presidenziale in tempo di guerra e della legge marziale per prendere più potere, controllare i media televisivi, esautorare il parlamento e ignorare il controllo legislativo su come vengono erogati i fondi del governo – e a chi – e sui beneficiari [di tali fondi], che potrebbero essere i soci in affari del presidente ucraino o aziende legate a uomini del partito al governo”.

 

La folie de grandeur del presidente

“Alcuni – prosegue Politico – temono anche che l’adulazione globale che Zelenskyj sta ricevendo possa alimentare una folie de grandeur . ‘Pensa di essere il politico numero uno al mondo e che Joe Biden sia molto, molto al di sotto di lui, e ancora più in basso [ci siano] leader come Macron e Scholz’, ha detto ancora l’ex ministro, aggiungendo che non è salutare e fa pensare molto male” per il futuro.

Quindi Politico conclude con un commento di un ex diplomatico americano, che confida: “Non abbiamo visto sforzi significativi per affrontare la corruzione, al di là, forse, di un’importante eccezione”.

“Quindi l’ex diplomatico – continua Politico – ha affermato che ciò che lo ha colpito nei recenti incontri con i politici dell’opposizione e i leader della società civile di Kiev è come ‘da un lato, apprezzano sinceramente la forza di Zelenskyy come leader di guerra’, ma sono ‘anche profondamente preoccupati per la corruzione e il suo stile autoritario‘. Nei loro pensieri, prevedono che ci sarà una resa dei conti non appena la guerra finirà. E penso che probabilmente ciò si avvererà”.

Ovviamente Politico non poteva non interpellare qualche politico prossimo al leader ucraino, da qui la replica di Tymofiy Mylovanov, consigliere informale del governo, che ha difeso a spada tratta il suo presidente, spiegando che “Zelensky sta costruendo uno stato-nazione e quindi non ha altra scelta che eludere le istituzioni perché troppo spesso sono preda di interessi personali”. Smentita che però conferma lo stile autocratico del presidente e la corruzione dilagante nel Paese, che evidentemente non è stata intaccata nonostante i proclami.

 

L’autocrate che ha in mano i destini del mondo

En passant, sulla corruzione, si può riportare quanto riferiva al Jazeera lo scorso febbraio: “Secondo l’ultimo indice di percezione della corruzione di Transparency International, nel 2022 l’Ucraina si è classificata al 116° posto su 180 paesi”.

Se si pensa che il Paese è inondato di soldi e che recentemente il Congresso Usa ha respinto una proposta di legge per istituire un organo di controllo sugli aiuti destinati a Kiev, si può comprendere l’enormità del fenomeno.

Peraltro, si può ricordare che, nonostante le parole di Mylovanov, quando Zelensky, a seguito di una campagna stampa mirata, è stato costretto a fare un repulisti, ha dovuto infierire su alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Le cose da allora potrebbero essere cambiate, ma evidentemente a Kiev non la pensano tutti così.

Ma al di là della corruzione, che ha un’importanza relativa (anche se poi a finire in direzioni sbagliate sono soldi dei contribuenti dei Paesi occidentali), quel che va più sottolineato è la denuncia delle derive autoritarie di Zelenky, che smentiscono in maniera netta la propaganda che descrive la guerra ucraina come una lotta tra democrazia ed autocrazia.

Inoltre, va ricordato come i leader d’Occidente stiano ripetendo che sta all’Ucraina decidere quando aprire i negoziati con la Russia. Argomento capzioso, dal momento che a decidere sarà l’America. Ma, se tale affermazione fosse vera, vorrebbe dire che stanno lasciando nelle mani di un singolo individuo, peraltro preda di un’incontrollabile folie de grandeur, le sorti di milioni di persone e del mondo intero.

Altra, tragica, folie.

 

FONTE

PICCOLE NOTE

 

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