L’oro non riluce per sempre 

Nel rispetto della verità, della libertà di pensiero, dell’obiettività: se indigna l’ostracismo avverso alle vicende calcistiche del Napoli, se è certificata la complicità di arbitraggi ‘contro’, se è scandalosa la tolleranza generalizzata di razzismo, xenofobia, astiose ingiurie anti napoletane, la rancorosa faziosità nordista del giornalismo radiotelevisivo, di quotidiani e settimanali, è pur vero che non giova alla credibilità l’ opposta tendenza della stampa amica che tutto assolve della napoletanità calcistica. È innegabile che la svettante capolista del campionato con le ultime prestazioni mostri un evidente arretramento tecnico-tattico, di tensione agonistica, di grinta, di lucidità, concentrazione, negatività complicate dal  vuoto di creatività strategica per scardinare i bunker difensivi di squadre qualitativamente modeste che hanno risuscitato il metodo di Helenio Herrera “catenaccio e contropiede”, adottato anche da una big, dal Milan di Pioli per ottenere il devastante 4 a 0 imposto a Spalletti nel Maradona Stadio. L’alibi dello sciopero ‘bianco’ della tifoseria azzurra è crollato ieri: pace rifatta degli ultra con De Laurentiis (ma davvero solo con il via libera a bandiere e striscioni, con l’abolizione della fidelity card per l’acquisto dei biglietti?), ma nulla di nuovo in campo e in sordina lo stentato pareggio che il talentuoso Ngonge ha regalato al Napoli: in contropiede solitario, a tu per tu con Meret, ha ‘sciabattato’ il pallone finito a fondo campo. La prova incolore del Napoli? Dice Spalletti: “Il Verona ci ha creato difficoltà” (cos’altro poteva aspettarsi?) e “L’arbitro ha tollerato le perdite di tempo dei veronesi” (osservazione legittima, ma davvero determinante per il risultato?). La scomoda verità: il Napoli di Spalletti non sa come affrontare le difese ‘a cinque’ delle avversarie, i raddoppi di marcatura su Kvaratskelia, il pressing ossessivo su Lobotka (contro la Lazio a contrastarlo si era sacrificato Immobile!) e tutto questo ha coinciso, non a caso, con la proclamazione del Napoli “migliore squadra europea”, con la sensazione dei giocatori azzurri di aver già cucito lo scudetto sulle magliette firmate da Armani. Il ‘forza Napoli sempre’ è slogan corroborante per la tifoseria azzurra, ma è anche un mezzo di distrazione di massa per assolvere il disimpegno della squadra, le mani avanti di Spalletti che alla vigilia di ogni partita esalta le qualità di avversari anche di bassa classifica. Martedì, nello stadio consacrato al mito del ‘pibe de oro’, si parrà la nobilitate degli azzurri opposti per la Champions a un Milan tutt’altro che imbattibile. In generale, il test sulla nobiltà calcistica di questo Napoli valuterà meriti o demeriti dei prossimi campioni d’Italia, impegnati a certificare il ruolo di autorevoli primi della classe, nelle ultime otto partite del torneo 2022/2023. In trasferta Juventus, Udinese, Monza, Bologna, in ‘casa’ Salernitana, Fiorentina, Inter, Sampdoria. Per il Napoli maramaldo lungo il percorso di tre quarti del campionato nessun problema, ma l’auspicio è di rivedere la squadra delle meraviglie e non di undici azzurri prematuramente appagati, disincentivati.

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