DAI DEL COGLIONE AL NOBEL MONTAGNIER? A BASSETTI COSTA SOLO 6.000 EURO  

Dai del rincoglionito a un premio Nobel?

Sostieni in pubblico che si tratta di un soggetto affetto da demenza senile?

Prosegui affermando che invece di straparlare di vaccini dovrebbe solo spingere una carrozzina per portare i nipotini ai giardinetti?

No problem. Paghi 6 mila euro di ‘ammenda’ e lo puoi fare tranquillamente, senza alcuna altra conseguenza. Avresti potuto anche aggiungere altri improperi, offese e contumelie di ogni tipo e la cosa sarebbe finita sempre così. Quindi, libertà di offesa, di turpiloquio, di sommergere una persona – e anche un Nobel, udite udite – e la passate liscia. Può essere anche il ‘divertimento’   per il prossimo anno: prendere un volo per Stoccolma, aspettare che i freschi Nobel scendano per strada e coprirli dei più pesanti insulti che la mente umana possa concepire, e caso mai prenderli anche a secchiate di merda in faccia. No problem, almeno per la giustizia di casa nostra.

Usciamo dalla forse un po’ lunga descrizione, precisiamo chi sono i protagonisti in campo ed anche la location dove i fatti sono avvenuti.

23 agosto 2021. Al premio ‘Efebo’ giunto alla sua terza edizione ed organizzato dal sindaco Vittorio Sgarbi si parla di sanità e dintorni, vaccini compresi. Ospiti d’onore, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, l’ex magistrato che ha alzato il coperchio su CSM & dintorni, Luca Palamara, e l’infettivologo Matteo Bassetti, primario al ‘San Martino’ di Genova.

Ad un certo punto, parlando di vaccini, Sgarbi si rivolge a Bassetti e gli chiede, riferendosi alle ultime dichiarazioni di Luc Montagnier contro quei vaccini anticovid sperimentali e dannosi per la salute: “Perché un premo Nobel è così ostile e perché alcuni dicono che non si fa il vaccino durante l’epidemia?”.

Pronta la replica di Bassetti: “Secondo me si rincoglioniscono anche i premi Nobel. Ormai Montagnier è un rincoglionito. Purtroppo ha dei problemi evidentemente di demenza senile e quindi ascoltare un ricercatore a sessant’anni o a settanta è un conto, a novanta bisognerebbe che andasse a spingere la carrozzina dei nipotini”.

Il grande scienziato che ha ricevuto il Nobel per aver scoperto il virus dell’HIV(cioè l’Aids) ed anche il primo al mondo ad avanzare subito forti sospetti che il Covid sia stato creato artificialmente   nei laboratori di Wuhan, dimostrando quindi una grande lucidità e un grande coraggio anche a 90 anni suonati – proprio perché oggi quella ‘indicibile’ verità sta clamorosamente emergendo da carte, documenti, prime ammissioni e inchieste della magistratura statunitense – in quei mesi spese la sua vita girando per il mondo (venne anche a Milano, accolto trionfalmente) per illustrare non solo quella origine artificiale (quindi voluta dall’uomo) ma profeticamente anche i danni che quei vaccini taroccati avrebbero (come hanno) prodotto: e a febbraio 2022 è passato a miglior vita.

Il Tribunale di Genova. Nel montaggio, Matteo Bassetti e Luc Montagnier

Gli eredi Montagnier hanno intentato, davanti al tribunale civile di Genova, una causa contro Bassetti, e i legali (Daniele Granara e Tiziana Vigni) hanno chiesto un risarcimento danni da 500 mila euro. Una cifra certo contenuta, facendo riferimento alla notorietà e allo spessore dell’offeso, e alla pesantezza e gravità delle contumelie pronunciate dall’infettivologo ligure.

Ebbene, ora è arrivata la sentenza. Che condanna Bassetti ad una pena pecuniaria da… 6 mila euro. Neanche una mancia. Un autentico ceffone alla memoria di un Nobel e di cui l’Italia deve solo vergognarsi, a palese dimostrazione a casa nostra la parola Giustizia è stata del tutto cancellata, abolita, calpestata e vilipesa: come del resto è successo e continua a succedere ogni giorno con la Costituzione.

Qual è il succo della motivazione dell’eccellentissimo giudice Alberto La Mantia: “Tali espressioni appaiono senza dubbio offensive e lesive dell’onore e della reputazione del ricorrente, in quanto dirette a screditarne il valore come persona”.

E quindi?

Continua La Mantia: “Nel caso concreto, le frasi del professor Bassetti erano volte, come detto, ad offendere personalmente il ricorrente, denigrandolo non per le teorie sostenute in relazione ai vaccini, bensì per la sua condizione umana di anziano”.

Ma quale senso mai hanno queste farneticanti parole? Allora, si può prendere a pesci in faccia qualsiasi persona che abbia varcato la soglia dei 90, Nobel o non Nobel che sia?

Il rispetto è solo e unicamente un optional del quale si può fare tranquillamente a meno?

Siamo basiti. Come lo saranno sicuramente gli eredi Montagnier,   i quali per ora non hanno rilasciato alcun commento, cosa che  vale forse più di ogni inutile parola su una Giustizia ormai, da noi,   morta e sepolta. E le sue vittime, uccise per una seconda volta. Come è il caso di Montagnier che di certo farà la trottola nella sua tomba.

Gianluigi Paragone

Chi invece osa parlare è proprio l’imperdibile Bassetti, che così commenta: “se il metro di giustizia fosse stato questo anche per tutti i personaggi che mi hanno insultato e diffamato in questi due anni, adesso sarei milionario. Dico solo che sto aspettando da un anno e mezzo l’esito della querela a Gianluigi Paragone. Tutto tace…. Due pesi e due misure. In ogni caso, mi pare che il giudice abbia molto ridimensionato sia il fatto che la pretesa, 6 mila contro i 500 mila”.

Ha da osservare qualcosa anche il legale di Bassetti, Rachele De Stefanis: “E’ una sentenza salomonica (anche il povero re Salomone, a questo punto, si starà rivoltando nella tomba, ndr). Confidavamo nel coraggio del giudice. In ogni caso, la richiesta formulata in ricorso era di 500 mila euro, ne sono stati riconosciuti solo 6.000 per il danno morale, tutte le altre domande risarcitorie e non degli eredi sono state respinte. Stiamo già valutando il ricorso in appello”.

Ricorso in appello invece di baciare in terra per una sentenza che più folle non si può?

Stanno dando i numeri.

E allora, per fare – è proprio il caso di dirlo, il ‘paragone’ – ne diamo noi, qualche numero.

 

 

Di Pietro padre e figlio. In primo piano Annita Zinni

 

 

CHI TOCCA DI PIETRO MUORE

La Voce, infatti, è stata costretta a chiudere ad aprile 2014 la sua edizione cartacea, in vita da 30 anni esatti (primo numero della nuova edizione, aprile 1984), per una altrettanto folle sentenza pronunciata dal giudice, all’epoca in servizio a Sulmona, Massimo Marasca. Una vicenda che abbiamo più volte ricostruito per le sue macroscopiche anomalie e che ancora adesso si trascina in tribunale a Napoli, prossima udienza che vede la ‘Voce’ contrapposta a Marasca il 30 novembre 2023.

Concentriamo la nostra attenzione solo su un fatto: il risarcimento del danno patito. Ebbene, la Voce è stata condannata ad un risarcimento da 69 mila euro per un danno totalmente inesistente, letteralmente ‘taroccato’, inventato di sana pianta dalla controparte, la preside sulmonese Annita Zinni, grande amica di Antonio Di Pietro, come potete leggere nei tanti articoli che abbiamo scritto.

Ebbene Zinni ha inventato danni fisici, morali, sociali, biologici, valutati dal giudice Marasca per 69 mila euro: costringendoci, di fatto, a chiudere il giornale cartaceo, avendo tutti i conti correnti bloccati ed essendo nella materiale impossibilità di pagare i fornitori, ad esempio la tipografia.

La palese dimostrazione dei danni ‘taroccati’ è che proprio nei mesi seguenti alla pubblicazione dell’articolo, la Zinni, sotto le protettrice ali di don Tonino Di Pietro, non solo non si è barricata in casa per la vergogna e per l’onta subita in seguito all’articolo, ma ha abbondantemente fatto vita sociale e soprattutto politica: venendo addirittura eletta, proprio nei mesi successivi, per acclamazione, segretario provinciale di Italia dei Valori, la creatura politica dell’ex pm implosa dopo il servizio di ‘Report’ che riprendeva, pari pari, il contenuto di tante inchieste (quelle sì al calor bianco) sugli ‘affari’ griffati Di Pietro, firmati dal giornalista Rai Alberico Giostra e pubblicati dalla Voce.

Torniamo, per chiudere il cerchio, al risarcimento. Nel corso della causa, abbiamo raffrontato l’entità della ‘nostra’ cifra – quella di una piccola testata autogestita – con altri casi.

Alberico Giostra

Ne abbiamo fatto uno, a mo’ di esempio classico. Il famoso ‘Gomorra’ della star Roberto Saviano, è stato querelato da un signore che si è sentito diffamato, leso nell’onore e nella reputazione, perché il suo nome compariva come quello di un capo clan nel volume. Ha citato in giudizio la casa editrice, ‘Mondadori’, che si è vista condannare a un risarcimento da 30 mila euro. Cifra ‘bassina’, tenuto conto che Gomorra ha venduto milioni di copie e che Mondadori non è un’editrice di quarta serie.

Abbiamo mancato di riferire che la nostra ‘offesa’ recata all’onore della Zinni era quella di aver sbagliato il nome della scuola dove lei faceva la preside e nella quale Cristiano Di Pietro, il figlio dell’ex pm, aveva svolto il suo esame maturità, con una ‘manina’ della preside amica e sodale politica del padre.

Secondo dettaglio: nel numero seguente della Voce, lo stesso autore dell’articolo, Giostra, rettificava l’errore compiuto in modo autonomo, cosa ben rara, perché solitamente si pubblica la rettifica della controparte.

Insomma, una autentica bazzecola, una sana pinzellacchera che ci è costata una condanna da 69 mila euro e la fine dell’edizione cartacea di una testata storica antimafia sul fronte del giornalismo d’inchiesta.

Per finire, tiriamo le somme.

Bassetti insulta il Nobel Montagnier come non farebbe neanche un carrettiere del porto di Genova: fa 6.000 euro.

Saviano dà la patente di camorrista a uno che c’entra come il cavolo a merenda: 30.000 euro.

La Voce sbaglia il nome della scuola dove Di Pietro junior ha fatto la maturità: 69.000.

Ma non vi pare un mondo un po’ capovolto?

E dove le parole ‘la Giustizia è uguale per tutti’ che trovate appena vi affacciate in un’aula di tribunale in Italia, siano parole che non stanno più né in cielo né in terra e che hanno perso totalmente il loro significato

 

P.S. Per leggerne di più sulla vicenda Voce-Di Pietro-Marasca, basta andare alla casella CERCA in alto a destra della nostra home page, e digitare i nomi e cognomi. Ne rileggerete delle belle.

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