BRICS / SI RAFFORZA IL LEGAME ECONOMICO E POLITICO TRA I PAESI ANTI STATI UNITI

BRICS sempre più forti, in grado di spaventare, e non poco, il Moloch Usa & i suoi alleati occidentali.

Un dato su tutti: il PIL globale dei BRICS ha superato, nel 2022, quello dei G7.

E la fresca ciliegina sulla torta. Cina e Brasile hanno appena firmato un accordo per eliminare il dollaro statunitense nelle loro transazioni commerciali: un vero ceffone assestato al capo della Casa Bianca Joe Biden.

Ancora una ‘bomba’: a quanto pare perfino il confinante Messico starebbe decidendo un ‘avvicinamento’ ai BRICS, in attesa di aderirvi ufficialmente: un colpo da ko per l’amministrazione americana e, soprattutto, un sonoro schiaffo al ‘Dipartimento di Stato’ Usa guidato dai falchi Tony Blinken e Victoria Nuland.

 

 

I fondatori della ‘News Development Bank’. Al centro, Dilma Rousseff

 

 

RADIOGRAFIA DEGLI EMERGENTI ‘BRICS

La ‘Voce’, negli ultimi mesi, ha spesso parlato dei ‘BRICS’, acronimo dei paesi che hanno dato vita, una dozzina d’anni fa, alla sigla sul fronte della cooperazione economica e commerciale: ossia Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. E l’importanza è venuta mana mano aumentando da quando sono cominciate le sanzioni Usa contro la Russia per il conflitto in Ucraina, con una crescente richiesta di molti altri paesi (quelli che un tempo chiamavamo ‘emergenti’ o del terzo mondo, ma non solo) di aderirvi, per contrastare l’egemonia e l’imperialismo statunitense.

Un ulteriore, significativo atto è di qualche settimane fa, quando è stato eletto il nuovo numero uno della banca dei BRICS, la ‘News Development Bank’, ossia l’ex vicepresidente del Brasile Dilma Rousseff, fiera sostenitrice della ‘dedollarizzazione’ dell’economia mondiale.

Una notizia di straordinaria importanza negli equilibri economico-finanziari futuri a livello globale: re dollaro non sarà più il dominus incontrastato nelle transazioni internazionali, segna il passo, inizia il suo inesorabile declino, e si sta man mano sviluppando un sistema alternativo, nascerà presto una moneta diversa per tutti i paesi di un BRICS molto più allargato.

Se vi par poco! Un colossale, storico ribaltone sulla scena finanziaria mondiale!

Ma per entrare meglio nei dettagli, di seguito riportiamo i passaggi salienti tratti da un sito – ‘Informazioni sulla Via della  Seta’ – che sta seguendo passo passo la crescita dei BRICS e descrivendo in modo minuzioso tutti gli epocali cambiamenti in corso.

 

LO STORICO SORPASSO

Partiamo dalla notizia più clamorosa, così titolata il 27 marzo: “I BRICS hanno superato il G7 nel PIL globale”.

Così scrive Chris Devonshire-Ellis: “La piattaforma ‘Megh Updates’ con sede in India, una delle piattaforme informative online più grandi al mondo in termini di visualizzazioni, ha affermato che i paesi BRICS hanno ufficialmente superato il G7 in termini di quota del PIL mondiale PPP e che questa tendenza dovrebbe continuare”.

Poi dettaglia: “I BRICS comprendono attualmente Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, mentre il G7 comprende Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, oltre all’Unione Europea”.

“Anche i BRICS si stanno espandendo: Bangladesh, Egitto ed Emirati Arabi hanno appena aderito alla BRICS ‘New Development Bank’, con numerosi altri paesi pronti a fare lo stesso”.

Il parlamento messicano

Nei prossimi giorni è prevedibile anche un vero e proprio scossone con il Messico, da lungo tempo parte del blocco di libero scambio nordamericano NAFTA (ora sostituito dall’accordo Canada-Stati Uniti, ossia il CUSMA), e ora pronto ad aderire ai BRICS. Ciò sarà visto come un affronto diretto alla nazione statunitense da parte del Messico e un segno che le economie globali, anche al confine con l’America, stanno avendo seri dubbi sulla capacità degli Usa di commerciare a condizioni eque”.

Devonshire-Ellis passa quindi al piatto forte, ossia il clamoroso sorpasso BRICS-G7. “Gli attuali cinque BRICS ora contribuiscono al 31,5 per cento del PIL globale, mentre la quota del G7 è scesa al 30 per cento. Si prevede che i BRICS contribuiranno per oltre il 50 per cento del PIL globale entro in 2030,con l’allargamento proposto che quasi certamente lo porterà avanti. Il PIL della Cina ha effettivamente superato quello degli Stati Uniti nel 2015, quando si confrontano le economie in termini di parità d’acquisto”.

“Ciò introdurrà cambiamenti globali significativi, esattamente il sentimento che il presidente Xi Jinping ha espresso nelle sue parole di commiato al presidente russo Vladimir Putin mentre lasciava Mosca per tornare a Pechino dopo il vertice della scorsa settimana”.

Il reporter sottolinea “la generale sfiducia nella politica estera degli Stati Uniti, il desiderio di evitare le sanzioni creando un blocco commerciale alternativo al G7, quella che è vista come l’avidità dell’UE nei mercati globali e la lunga animosità contro i vari lasciti europei dell’epoca coloniale”.

Continua l’analisi: “Ci si può anche aspettare che si arrivi al passaggio da un base globale unilaterale, guidata dagli Usa, ad una multipolare, guidata dalle principali economie BRICS. Con il cinese XI Jinping che ha appena visitato la Russia e il presidente brasiliano Luiz Ignazio Lula da Silva che dovrebbe arrivare a Pechino questa settimana, i BRICS stanno attraversando cambiamenti in termini di importanza e portata globale”.

E ancora: “La People’s Bank of China (PBOC) ha già annunciato che tali accordi (tra Cina e Brasile, ndr) aumenteranno l’utilizzo dello yuan RMB per le transazioni tra le imprese e istituzioni finanziarie nei due paesi e faciliteranno il commercio e gli investimenti bilaterali. Secondo Tatiana Rosito, segretaria per gli Affari internazionali presso il ministero delle Finanze brasiliano, 25 paesi stanno già stipulando accordi con la Cina in RMB Yuan”.

Tatiana Rosito

Ed infine: “Tutto ciò, a partire da ora, porterà ad una maggiore insistenza da parte dei BRICS per ottenere riforme all’interno di molteplici istituzioni globali, dove si sentono sottorappresentati. Questi includono la struttura delle Nazioni Unite, le partecipazioni nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario Internazionale, l’adesione e il rinnovo in termini di rafforzamento di organismo globali come l’OMC e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ci si può aspettare che ciò sia lento all’inizio, ma si trasformi in una crescente pressione sul G7 affinchè ceda il controllo”.

 

 

 

RIVOLUZIONI VALUTARIE E MONETARIE IN VISTA

E passiamo ad un altro report sul fronte monetario-valutario, titolato “I BRICS stanno cercando di basare le proprie riserve finanziarie su un paniere di proprie valute”.

“La mossa – viene subito precisato – vedrà 162 miliardi di dollari di scambi annuali intra-BRICS regolati nelle valute reciproche, mentre il dollaro Usa e l’euro vengono eliminati dall’uso”.

Quel processo di de-dollarizzazione a cui fa riferimento Dilma Rousseff, il neo vertice della BRICS ‘New Development Bank’.

Pavel Knyazev

“I paesi BRICS – dettaglia una notizia del 31 marzo – stanno lavorando alla creazione di una nuova valuta di riserva per servire meglio i loro interessi economici. Lo ha dichiarato questa settimana Pavel Knyazev, l’ambasciatore russo presso i BRICS, parte del ministero degli Esteri russo. Si baserà su un paniere di valute del blocco delle cinque nazioni: real brasiliano, rublo russo, rupia indiana, yuan cinese e rand sudafricano. Secondo Knyazev, gli Stati membri stanno studiando attivamente meccanismi per scambiare informazioni finanziarie e per sviluppare un’alternativa affidabile per i pagamenti internazionali”.

E più in dettaglio: “Nel tentativo di ridurre la dipendenza dal dollaro Usa e dall’euro, i BRICS sono pronti a costruire un’infrastruttura finanziaria congiunta che consentirà la creazione di una valuta di riserva. Il gruppo ha rafforzato i legami economici, con un fatturato commerciale in costante crescita nonostante le restrizioni causate dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina. Il commercio intra-BRICS ha raggiunto i 162 miliardi di dollari nel 2022”.

 

ALTRA TAPPA CLOU: L’INTESA TRA BRASILE E CINA

E finiamo proprio con il fresco accordo tra Brasile e Cina.

Ecco cosa scrive ‘Informazioni sulla Via della Seta’ sempre il 31 marzo. “Cina e Brasile hanno firmato un accordo sul commercio di valute reciproche, abbandonando il dollaro Usa come intermediario e stanno anche pianificando di espandere la cooperazione su cibo e minerali. L’accordo consentirà ai due membri BRICS di condurre direttamente le loro massicce transazioni commerciali e finanziarie, scambiando RMB Yuan con Real brasiliano e viceversa, invece di utilizzare il dollaro Usa per gli accordi”.

“L’Agenzia brasiliana per la promozione del commercio e degli investimenti ha dichiarato che ‘l’aspettativa è che ciò ridurrà i costi, promuoverà un commercio bilaterale ancora maggiore e faciliterà gli investimenti’. La Cina è stata il principale partner commerciale del Brasile per più di un decennio, con scambi bilaterali che hanno raggiunto la cifra record di 150 miliardi di dollari l’anno scorso. I paesi hanno anche annunciato la creazione di una stanza di compensazione che fornirà regolamenti senza il dollaro Usa, nonché prestiti in valute nazionali. La mossa ha lo scopo di facilitare e ridurre il costo delle transazioni tra le due parti e ridimensionare sensibilmente la dipendenza dal dollaro Usa nelle relazioni bilaterali”.

Cosa è in sostanza successo?

Cina e Brasile hanno in pratica dato vita una ‘Clearing House’, un organismo bancario che permette la compensazione di crediti e debiti tra i due Paesi, senza dover ricorrere al dollaro né utilizzare il sistema ‘Swift’ (‘Society worldwide interbank financial’) al quale aderiscono quasi 12 mila banche in tutto il mondo.

In tal modo imprese e governi sia del Brasile che della Cina risparmieranno un mucchio di soldi che avrebbero dovuto spendere nelle operazioni di cambio, a tutto vantaggio delle voraci casse Usa, che ora si vedono private di quella entrata.

Mauro Vieira

Da rammentare che in Brasile il rieletto presidente Lula è ai ferri corti con il numero uno della Banca centrale brasiliana, Roberto Campos, nominato dall’ex capo dello Stato Jair Bolsonaro. Campos, infatti, si oppone con decisione alla riduzione del costo del denaro.

La tensione fra Brasile e Stati Uniti, dunque, sta crescendo. Il presidente carioca, infatti, dopo gli accordi con Pechino, non ha firmato la dichiarazione finale del ‘Vertice per la democrazia’ (sic), promosso da Biden, perché Lula non condivide la linea della Casa Bianca sul conflitto in Ucraina, sulla politica delle sanzioni e sulla condanna della Russia.

Il ministro degli Esteri verdeoro, Mauro Vieira, ha appena dichiarato che in politica estera “la dottrina Lula sarà basata su un recupero dell’immagine del Brasile nel mondo e, con ciò, il Paese riprenderà la sua tradizione diplomatica di dialogo con tutti gli interlocutori, indipendentemente dell’orientamento politico”.

I vertici brasiliani, d’altro canto, sono favorevoli a trattative diplomatiche per arrivare finalmente ad un cessate il fuoco in Ucraina; e decisamente contrari al continuo e sempre più massiccio invio di armi a Kiev da parte dell’Occidente.

 

 

 

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