Meloni show

Il bluff non funziona, gli italiani non sono beoti, pensano che i bambini di sette anni giocano ancora con le bambole, il trenino elettrico. Solo i procacciatori di consensi che organizzano gli applausi a comando per “Yo soy Giorgia” possono spacciare per spontaneo il coro infantile “Giorgia, Giorgia”, lo sventolio festoso di bandierine tricolori.

Il nome della presidente scandito da un coro di ugole acerbe, ed è subito festa del Balilla. Nessuno pensa a una genuina improvvisazione da parte dei piccoli fan: tutti immaginano sia un omaggio commissionato dallo staff che prepara e accompagna ogni passo autopromozionale della premier, suggerito dagli art director della propaganda per Fratelli d’Italia  o, peggio, tributato da una scuola lecchina e opportunista per ingraziarsi Evita Melon. E lei, ai suoi piccoli laudatori ha detto “Vi assumo”, che è come dire: “ Regazzì, anche meno, se no sembra che ve pago”.

Succede con ampia e compiacente documentazione televisiva (Rai e Mediaset sono sempre più megafono della destra) durante la celebrazione del centenario dell’aviazione, su cui la Meloni, record woman della distrazione di massa, si è tuffata spacciando l’allegria di scolari in libera uscita come esempio di patriottismo. Il confronto con le adunate dei balilla e le sfilate di bambini in divisa fascista è d’obbligo e richiama, seppure con parallelismo azzardato il rapimento della Russia di migliaia di bambini ucraini per essere indottrinati, il reclutamento nazista di piccoli tedeschi.  La scuola degli scolaretti che hanno tributato alla premier il festoso coro dichiara che del ‘caso’ in questione non sono responsabili le insegnanti. Può aver ragione in generale, ma che una delle maestre abbia suggerito agli scolaretti di inneggiare alla Meloni è talmente ovvio che solo il mussoliniano La Russa poteva smentirlo: “Ho il ruolo di testimone oculare. Solo Repubblica può immaginare che Giorgia organizzi gli applausi dei bambini. Si vede che non la conoscono, con lei giro anche quando non ci sono i giornalisti e assicuro che 95 volte su 100 è così, gli altri 5 sono comunisti prevenuti”. Il commento dei social: “Episodio di pessimo gusto” e in tanti si sono chiesti chi ha spinto gli scolari ad acclamarla.“Dubito davvero che avessero capito il ruolo della persona che avevano di fronte”, ha detto il dirigente scolastico dell’istituto, Marco Di Maro.

“C’è solo un metodo collaudato per mettere in serio imbarazzo un leader in pubblico: salutarlo con un coro di bambini esultanti. Il suo nome pronunciato da decine di piccole voci all’unisono produce un immediato effetto cringe (imbarazzante) in grado di collocare l’augusto personaggio nella spiacevole terra di nessuno fra il ridicolo e l’inquietante, e di evocare all’istante scenari che nel 2023, per fortuna, fanno arricciare il naso perfino a chi di quel leader è simpatizzante. E, last but not least, (ultimo, ma non per importanza) portano sfiga.

 

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