AFRICA OCCIDENTALE / NASCE IL COMITATO DI ‘LIBERAZIONE’ WAPO-OPAO

I paesi dell’Africa occidentale si stanno organizzando per rispondere alle aggressioni imperialiste sempre più feroci.

O meglio, a cercare tutte le forme per reagire sono i gruppi e le associazioni di stampo ‘rivoluzionario’, quelle ‘storicamente’ di sinistra: mentre invece i governi, come al solito, trovano accordi & intese con i padroni del vapore, Stati Uniti in testa.

E’ di poche settimane fa il summit che ha visto la partecipazione (ne ha scritto la ‘Voce’, giorni fa, potete leggere il pezzo cliccando sul link in basso) addirittura del numero uno del ‘Dipartimento di Stato’ Usa, il super falco (sul fronte ucraino e non solo) Tony Blinken, che ha incontrato e stretto accordi con i capi di alcuni governi africani, Nigeria e Zaire in pole position, ossia le nazioni più ricche dei sempre più preziosi e strategici ‘minerali rari’.

A dicembre, comunque, è nato il ‘WAPO/OPAO’, ossia un’organizzazione panafricana dell’Africa occidentale. Vogliamo riportare integralmente il contenuto del comunicato stampa diramato al termine dei lavori, perché – soprattutto in un momento così drammatico a livello internazionale come quello che stiamo vivendo – ci pare di particolare significato politico e non solo. Eccolo, qui di seguito.

“Dall’8 all’11 dicembre 2022, 11 paesi africani rappresentati da partiti comunisti (vivaddio, in Africa esistono ancora! ndr), movimenti antimperialisti e sindacati hanno dato vita all’Organizzazione dei Popoli dell’Africa Occidentale(OPAO, WAPO). Le organizzazioni rivoluzionarie, progressiste, operaie, giovanili, femminili e contadine presenti provenivano da Benin, Ghana, Mali, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Guinea Conakry,  Capo Verde, Niger, Nigeria, Senegal, con ospiti di Sudafrica, Tanzania, Zambia, Swaziland, Tunisia, Brasile e India. Decidiamo di istituire un’Organizzazione regionale dell’Africa occidentale di cui i presenti Stati costituiscono il quadro costitutivo. La fondazione della WAPO/OPAO risponde alla crescente necessità dei popoli dell’Africa occidentale in lotta di dotarsi di strumenti panafricani per affrontare l’aggressività mortale dell’imperialismo e dei suoi scagnozzi neocoloniali dell’UEMOA/ECOWAYS (‘Unione Economico Monetaria Ovest Africana’/’Economic Community of West African States’).

Ecco, in sintesi, l’analisi politica elaborata dal neonato movimento.

“Come sapete, l’Africa occidentale è dotata di abbondanti ricchezze estrattive sotto forma di acqua, foreste, energia, minerali e risorse biologiche. Ha enormi terreni coltivabili e una popolazione giovane, energica e creativa. Ma fino al 90 per cento di questa ricchezza è posseduta e controllata da interessi  capitalistici stranieri provenienti da Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Giappone. Più di 50 anni di indipendenza politica hanno lasciato l’Africa occidentale senza una base industriale. L’industria tradizionale è ancora grezza ed è caratterizzata da bassa produttività e bassa produzione”.

“Mentre diventiamo stati dipendenti, periferici, neocoloniali, governati in nome dell’imperialismo dalle nostre elite politiche e dalla borghesia compradora, i popoli dell’Africa occidentale continuano ad affrontare insicurezza regionale, assistenza sanitaria inadeguata, disoccupazione, disuguaglianza, abusi, sfruttamento e corruzione. Queste condizioni devastanti in cui si trovano i popoli dell’Africa occidentale sono l’impatto e le vestigia del colonialismo, del neocolonialismo e dell’imperialismo. Oggi, questi imperialisti e le loro elite locali continuano a sfruttare brutalmente la regione sotto forma di neocolonialismo attraverso società transnazionali e multinazionali. Il Sahel dell’Africa occidentale è diventato una delle regioni più instabili dell’intera Africa, con conflitti armati ricorrenti, guerre civili a bassa intensità, atti di pirateria, violenza politica e comunitaria. Anche la presenza di riserve di petrolio greggio e minerali come l’uranio porta a un’intensa rivalità e competizione geopolitica. Lentamente, gli imperialisti ci accerchiano in modo pernicioso con la creazione di basi militari e la concentrazione delle loro truppe. Secondo le notizie più aggiornate, ci sono più di 20 basi militari di questo tipo”.

Prosegue il documento: “Di fronte a questa situazione, 100 delegati e osservatori si sono riuniti dell’8 all’11 dicembre nella storica cittadina di Winneba, nella regione centrale del Ghana, per un convegno dal tema ‘Il popolo dell’Africa occidentale per un nuovo mondo’. I partecipanti provenivano da sindacati, agricoltori, movimenti delle donne, organizzazioni giovanili e culturali, formazioni panafricane, partiti politici e ampi movimenti antimperialisti e progressisti di tutta l’Africa occidentale. Abbiamo avuto anche osservatori delle aree orientali, meridionali e settentrionali dell’Africa, così come dall’Asia e dall’America Latina. Per tre giorni ci siamo impegnati in un’intensa discussione storica sulla situazione odierna nell’Africa occidentale”.

E continua: “Abbiamo esaminato la nostra storia indipendente prima che il capitalismo europeo arrivasse sulle nostre coste. Abbiamo esaminato le principali forme di sfruttamento della regione – schiavitù, colonialismo e neocolonialismo che un capitalismo sempre più globalizzato ha imposto al nostro sviluppo e le perduranti problematiche politiche, socio-economiche e culturali che ha generato per la nostra società”.

“Al termine di tre giorni di intense deliberazioni, la conferenza ha deciso di istituire un’organizzazione a livello regionale che sarà nota come OPAO(‘Organization des Peuples d’Afrique de l’Ouest’) in francese e WAPO in inglese. L’Organizzazione dei popoli dell’Africa occidentale è soprattutto una rete che promuove l’unità regionale nell’Africa occidentale. Cerca di costruire una nuova Africa occidentale con il popolo e per il popolo, dove il benessere e l’uguaglianza dei cittadini siano assicurati in un quadro di sviluppo pacifico basato su una pianificazione democratica”.

E infine: “L’obiettivo finale dell’OPAO è mobilitare i lavoratori dell’Africa occidentale per porre fine alla povertà, alla disuguaglianza, alla corruzione, alla discriminazione, all’arretratezza e alla violenza inflitte alla regione da cinque secoli di dominazione colonialista e imperialista. Altri obiettivi includono l’unificazione delle nostre lotte oltre i confini, lo sviluppo di un’incrollabile solidarietà con la classe operaia nel confronto con gli imperialisti e le forze coloniali come un’unica entità. Per raggiungere questo obiettivo, l’OPAO promuoverà l’antimperialismo e il panafricanismo in tutta l’Africa occidentale. Lavorerà a fianco di altre organizzazioni in una multiforme lotta africana e globale contro l’imperialismo. Infine, si sforzerà di porre fine alla concorrenza rovinosa e all’accumulo di profitti da parte delle elite capitaliste straniere e locali. L’OPAO ha eletto un Consiglio di coordinamento di sette membri per dirigere i suoi sforzi nei prossimi quattro anni”.

Eccone i componenti: presidente Philippe Noudjenoume (Benin), primo vicepresidente Martin Egbanubi (Nigeria), secondo vicepresidente Khady N’Diaye (Senegal), segretario generale Kafui Kan-Senaya (Ghana), tesoriere Achy Ekissi (Costa d’Avorio), Imanina Imoja (Guinea Bissau), Aboubacar Alassane (Niger).

Come si comporteranno i ‘cascami’ della sinistra europea di fronte ad un’iniziativa di tale portata?

Saranno in grado di interloquire, almeno, con i rappresentati di questo nuovo e coraggioso movimento di liberazione?

Ma chi ci va a parlare dei nostri, i cocci del PD?

 

 

 

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AFRICA / LE MANI DEGLI STATI UNITI SUI SUOI  ‘MINERALI RARI’

26 Gennaio 2023 di PAOLO SPIGA

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