GENNARO SANGIULIANO / ADESSO FA RIVOLTARE NELLA TOMBA ANCHE LEOPARDI…

Una ne fa e cento ne pensa.

Non si è ancora esaurita l’eco per le clamorose castronerie raccontate dal ministro della SUB-CULTURA, Gennaro Sangiuliano, per i suoi fans ‘Genny’, a proposito del sommo Dante Alighieri come “primo fondatore della Destra in Italia” che adesso trova il tempo di scomodare anche il massimo poeta dell’Ottocento italiano, Giacomo Leopardi.

Riavvolgiamo rapidamente il nastro delle corbellerie. La boutade su Dante come grande intellettuale di Destra ha fatto sbellicare dalle risate mezza Italia (meglio stendere un pietoso velo sull’altra metà).

Uno dei più efficaci commenti è arrivato – a bocce ferme – da uno dei più lucidi intellettuali rimasti ancora sul campo, lo storico Luciano Canfora, che così si è espresso a proposito dell’uscita ministeriale: “Provo una grande pena…”.

Avrebbe potuto tranquillamente fermarsi lì, sarebbe bastato. Ma ha comunque aggiunto: “Mancano le basi, si parla senza sapere quel che si dice. L’Alighieri è uno che si sarebbe arrabbiato molto a sentire quello che è stato detto”. Oppure avrebbe chiosato: “non ti curar di lor, ma guarda e passa”.

E adesso l’intrepido ministro della SUB-CULTURA concede subito il bis. E a rivoltarsi nella tomba, stavolta, è il magico autore de ‘L’infinito’.

Qualche giorno fa, in missione nella sua bella Napoli, ha “acquisito per lo Stato italiano” una lettera di Giacomo Leopardi rivolta al cugino. Fosse finita lì, nessun danno.

Ma l’intemerato Genny ancora una volta, purtroppo, apre la bocca e commenta così: “Con l’importante acquisizione della lettera di Giacomo Leopardi, Napoli si conferma attenta custode della memoria del poeta di Recanati, che in questa città trascorse l’ultima parte della sua vita. E’ un’azione lodevole, rispondente in pieno a quella consapevolezza, propria di Leopardi, di quanto l’identità nazionale sia soprattutto un’identità culturale, così ben rappresentata nei versi de: ‘All’Italia’: ‘O patria mia, vedo le mura e gli archi, e le colonne e i simulacri e l’erme, torri degli avi nostri”.

Ci avete capito qualcosa? Leopardi ‘sovranista’ come tanto può  garbare al suo ‘primo ministro’ Giorgia Meloni?

Sui social si scatena un putiferio. Campanilismi tra Napoli e Recanati. E poi contro ‘o ministro (2, perché il numero 1 è sempre ‘O Ministro Pomicino!) che si cimenta nella recitazione di intoccabili versi leopardiani.

Resta solo da chiedersi: quale sarà la prossima vittima di tanto furore iconoclasta?

 

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