Elly, un futuro di rifondazione

 

Un giustificato timore assilla chi alla sinistra che non c’è più augura un coraggioso percorso di rifondazione. Ne è responsabile Elena Ethel Schlein, più familiarmente nota come Elly, perché causa di rabbia, di cocente delusione, per un temuto ostracismo dell’establishment piduista alla sua ambizione rivoluzionaria di resuscitare la sinistra destrutturata dalle espropriazioni seriali dei valori fondanti. C’è chi ci prova, e azioniamo l’allarme per scongiurare la continuità di declassamenti del Pci all’ informe caos liberal-socialdemocratico che ha esiliato lo stretto sodalizio con la giustizia sociale, la prioritaria tutela delle fragilità, l’idea imprescindibile di rappresentanza operativa dei lavoratori, il vulnus dell’evasione fiscale, la proporzionalità dei tributi crescenti per i redditi più alti, la lotta alle povertà con lo strumento egualitario della redistribuzione delle risorse, la priorità del rispetto ambientale, l’efficienza paritaria della sanità pubblica,  la laicità del Paese, la protezione sociale della maternità, degli anziani, dei disabili, il sostegno generalizzato per l’accesso al percorso scolastico, il risanamento delle periferie, l’accoglienza dei migranti, la loro integrazione, l’impegno concreto, permanente, per le energie rinnovabili, l’unificazione economica Nord-Sud, il rispetto rigoroso della Costituzione antifascista, il riconoscimento totale dei diritti di omossessuali e coppie ‘di fatto’, lo stop al mercato delle armi fornite a Paesi governati da dittature, antidemocratici, la vigilanza democratica per e abolire la degenerazione delle correnti.

Certo il carico di oneri politici che dovrebbe assumere Elly è così gravoso da legittimare l’aggettivo ‘utopico’, ma è l’unico obiettivo compatibile con la rifondazione della sinistra e corrisponde sostanzialmente con le motivazioni che legittimano la sua candidatura a guida del Pd: “Non ci siamo per fare una nuova corrente. Siamo un’onda non una corrente nuova”. La nostra visione del futuro parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro Paese”. Sul governo Meloni: “Ha già dimostrato il suo volto con una manovra contro i poveri. Non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe ‘Opzione donna’ e si differenziano le donne sulla base dei figli. Quanto al Partito Democratico, siamo per far partire un percorso collettivo, un contributo alla ricostruzione di un nuovo Pd. L’imminente processo costituente è un’occasione. Siamo per tenere insieme la comunità e salvaguardare il suo pluralismo, le sue diversità, ma senza rinunciare a una identità chiara, comprensibile e coerente. Non è una sfida da leggere fra riformismo e radicalità. Il campo comune è come cambiare il modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile”.

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Contro l’apparato correntizio, che a suo tempo Renzi ha picconato e che il gruppo dirigente suo erede ha destabilizzato fino alla voragine di consensi del 25 settembre, c’è chi lavora con ferma convinzione per la segreteria di Elly Schlein del Pd rifondato.

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