CRACK MONTE DEI PASCHI DI SIENA: CONOSCERE LA VERITÀ PER CAPIRE L’ITALIA

Vi dico, per esperienza diretta, che mai riuscirete ad avere la reale percezione dello stato corruttivo e della devastazione morale in cui versano le istituzioni del nostro paese, finché, non avrete bisogno della giustizia, e vostro malgrado, sarete costretti a mettere piede in una Procura o un Tribunale italiano.

La delusione più grande per chi entra in questi luoghi – e per chi, come chi vi scrive è cresciuto con il timore ed il rispetto della giustizia – è realizzare il totale livello di spregio in cui, la giustizia stessa, oggi è stata relegata dall’attuale “sistema” di potere. Un potere a tinte chiaramente masso-mafiose, che se ne è impossessato per farne un uso esclusivo di interesse privatistico e di appartenenza.

Siamo arrivati al punto che ogni atto emesso da magistrati e giudici, che riguarda gli interessi del sistema o di soggetti appartenenti al sistema, è sempre frutto del potere che quest’ultimi hanno di influenzare ed interferire in modo decisivo sul corso della giustizia, a discapito del rispetto delle carte, dei fatti, della verità e della controparte.

Ogni giorno abbiamo sentenze che fanno gridare allo scandalo e spesso in contrasto fra loro nei diversi gradi di giudizio, tanto da chiedersi come sia possibile che giudici e magistrati diversi, possano leggere le stesse carte ed interpretare fatti concreti e reali in modo diametralmente opposto.

Un esempio su tutti è la vicenda Monte dei Paschi di Siena, dove tra intrecci di potere ed interessi economici enormi, a livello di oscurità in cui opera il sistema, non ci siamo fatti mancare niente. Siamo arrivati perfino alla morte di una persona, per la quale ancora oggi non sappiamo se si sia trattato di suicidio oppure di omicidio.

Sto parlando della bruttissima fine che ha fatto David Rossi, capo della comunicazione del MPS, volato giù dalla finestra del suo ufficio nella sede della banca a Rocca Salimbeni a Siena.

Dopo una frettolosa chiusura delle indagini, svolte con altrettanta e sospetta rapidità, a distanza di anni e dopo varie battaglie legali, parlamentari e televisive, siamo arrivati al punto in cui sono clamorosamente indagati i magistrati che per primi erano accorsi sul luogo dove ha perso la vita il manager senese.

Le rilevanze ed i sospetti che sia stata messa in atto una azione collettiva di depistaggio per far passare un omicidio per un suicidio, crescono di giorno in giorno e di confidenza in confidenza. Del resto che dietro tutta la vicenda del “crack” di una delle più antiche banche del mondo, ci fossero da proteggere interessi e personaggi di alto livello, c’è da crederci fermamente, e la minima possibilità che David Rossi potesse parlare (come pare fosse nelle sue intenzioni), con i magistrati senesi che indagavano sul “crack” della banca, per fare nomi ed esporre situazioni, è immaginabile non facesse stare tranquille molte persone.

Da chi era a capo delle istituzioni preposte ad autorizzare lo scellerato acquisto di Antonveneta, passando per chi, a capo delle istituzioni preposte al controllo dell’impatto sulla patrimonialità della banca di tale acquisto e delle operazioni-truffa dei derivati Santorini ed Alexandria, fino ad arrivare ai materiali esecutori che hanno apposto le firme per procedere; stiamo parlando di tutti personaggi di alto rango, molti dei quali, dopo aver chiuso entrambi gli occhi di fronte all’accaduto, hanno continuato a ricoprire ruoli pubblici e di spicco.

Nel maggio scorso – all’interno di una sentenza-slalom, che tra i paletti della “prescrizione” ed “il fatto non sussiste”, è riuscita a far sparire ogni tipo di reato – la Corte di Appello Milano aveva ribaltato completamente la sentenza di primo grado, revocando i 7 anni e 6 mesi assegnati in primo grado all’ex presidente Giuseppe Mussari, così come i 7 anni e 3 mesi per l’ex direttore generale Antonio Vigni e i 4 anni e 8 mesi dell’ex responsabile area finanza Gianluca Baldassarri (4 anni e 8 mesi).

Dopo questa lettura, diametralmente opposta  della vicenda, da parte dei tribunali di primo e secondo grado, è di ieri la notizia che la Procura generale di Milano con un ricorso di rara durezza nei confronti dei giudici che dichiararono Mussari innocente dei reati commessi durante gli ultimi anni del suo regno senese, ha impugnato la sentenza di fronte al Tribunale Supremo della Cassazione.

Per assolvere Mussari – e di rimbalzo l’intero sistema di potere che gli ruotava attorno – i giudici milanesi avrebbero inanellato strafalcioni giuridici e ignorato prove decisive. Alla Cassazione viene chiesto di annullare l’assoluzione e disporre un nuovo processo.

A firmare il ricorso è Gemma Gualdi, il procuratore generale che alla battaglia per la verità su Mps ha dedicato buona parte dei suoi impegni recenti. Basti pensare che l’ex capo della Procura Francesco Greco e i suoi consulenti Roberto Tasca e Lara Castelli sono tuttora sotto inchiesta a Brescia per aver tenuta nascosta alla Gualdi una perizia che attestava lo stato sostanziale di fallimento in cui versava Mps. I successori di Mussari, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rischiano anch’essi di essere rinviati a giudizio per le falsità che avrebbero raccontato ai mercati sullo stato di salute dell’istituto. Sullo sfondo, il salvataggio della banca voluto dal governo Monti prima e Renzi poi, e costato miliardi ai contribuenti italiani.

Era il Gennaio del 2016, quando Renzi dopo aver lasciato da pochi gironi la poltrona di premier e da segretario del Partito democratico, dalle colonne del Il Sole 24 ore, si prodigava con forza a convincere gli italiani a comprare azioni del MPS: “Mps è risanata, ora investite”. [1]

 

Sono bastati pochi mesi dai consigli non certo “disinteressati” del “bomba di Rignano, per trasformare in un bagno di sangue, l’investimento di coloro che hanno seguito le previsioni del Nostradamus del Giglio.

Insomma, il “potere” per cui Renzi e Monti, prestano la faccia, non si è accontentato di aver letteralmente spolpato negli anni, una banca tra le più patrimonializzate del mondo, fino a metterla in croce con le operazioni oggetto dei processi in corso, ma ha voluto anche speculare sul risanamento fatto con i soldi pubblici, scaricando poi le perdite sui piccoli investitori ignari.

Se non è diabolico questo, ditemi cosa altro di peggio può definirsi tale!

Vedete, l’aspetto più diabolico di questo sistema di potere, che lo colloca definitivamente fino all’eternità dalla parte di satana, è che nel loro agire è completamente incurante delle sofferenze che provoca anche nella povera gente, in coloro che non hanno la minima possibilità di difesa, anzi ne prova un immenso piacere nel vederle in ginocchio correre da loro ad implorare pietà ed aiuto.

E’ il potere assoluto sull’uomo, non la ricchezza, il loro godimento più alto!

Torniamo ai fatti, dopo questa digressione filosofica. A maggio, insieme a Mussari, il suo direttore generale Antonio Vigni e il resto del gruppo dirigente, vennero assolte anche le due grandi banche che sedevano anch’esse sul banco degli imputati, Deutsche Banke Nomura, accusate di avere piazzato alla agonizzante Mps con le operazioni Santorini e Alexandria dei prodotti finanziari utili solo a ottenere un «illecito vantaggio contabile». [2] In primo grado, era stata dichiarata anche la piena responsabilità delle due banche.

Secondo il ricorso della Gualdi, la sentenza d’appello che ha assolto tutti gli imputati è «errata nelle conclusioni, errata nel merito, emessa in violazione delle norme di legge», figlia di «argomentazioni frammiste, omissioni probatorie, contraddizioni interne». I giudici di appello sono accusati di avere ignorato le consulenze stilate «dai massimi esponenti della materia scientifica» per utilizzare, appiattendosi su di essa, solo la consulenza di parte portata in aula da Deutsche Bank. [2-ibidem]

In sostanza, secondo la Procura generale, i bilanci vennero falsificati e vennero raccontate bugie ai mercati finanziari solo per occultare le perdite nei bilanci, che avrebbero costretto la Banca d’Italia a mettere in liquidazione Mps.

Così si torna al tema originario del dissesto: i finanziamenti concessi senza controlli e senza garanzie solo per consolidare il sistema di potere di cui la banca era il braccio finanziario, generando crediti che non avevano alcuna speranza di essere riscossi e quindi minando in modo irreparabile la solidità di Montepaschi.

Su ciò vorremmo porre la vostra attenzione, perché è qui dove si nasconde l’agire del sistema di potere che, vi assicuro riguarda in buona parte tutto il sistema bancario italiano.

La banca senese non è mica scoppiata in un giorno: l’operazione Antonveneta ed i derivati Santorini ed Alexandria, rappresentano la “stangata” finale, il “colpo finale” del potere. Ma dietro c’è un succhiare di sangue continuo dalle casse dell’istituto, attraverso la concessione di prestiti senza garanzie, ad amici e fratelli di loggia, con la compiacenza di ogni istituzione di controllo (da Banca d’Italia a Consob) – prestiti che puntualmente si sono trasformati in insolvenze.

Ora concedetemi una considerazione da economista e conoscitore dei sistemi monetari moderni: l’agire sopra descritto, ovvero concedere prestiti ad amici, con la consapevolezza che diverranno sofferenze; di fatto per gli “amici” è ricchezza finanziaria netta e non a debito, che entra nelle loro tasche. Esattamente come quella che entra nel settore privato attraverso la spesa pubblica fatta da uno Stato per mezzo della moneta creata dalla sua banca centrale. In definitiva e nella pratica, MPS, svolgeva il ruolo di banca centrale esclusiva per certi “amici”. Ma MPS, vale la pena ricordarlo, non è una banca centrale che può coprire ogni tipo di passività senza incorrere in un default. MPS è sottoposta al bail in e raggiunto lo stato tecnico di fallimento, come di fatto avvenuto, si è dovuto ricorrere all’intervento statale per evitare di far saltare il sistema economico, viste le dimensioni delle perdite che avrebbero avuto i depositanti, mettendo in atto la procedura dettata dalle regole bancarie europee.

Alla figura di Mussari il ricorso dedica le parole più severe: «Mussari si è occupato direttamente dell’acquisizione di Banca Antonveneta», l’operazione che trascinò i conti di Mps verso l’abisso, ed era pienamente consapevole dei contenuti dell’operazione Santorini nonché «dei risvolti che costituivamo la finalità per cui era stata congegnata».

Sono certo che intorno alla figura di Mussari ed al forte ricorso della Procura che ne evidenzia le piene responsabilità, molte altre figure di spicco stiano nuovamente tremando e tramando su come poter nuovamente insabbiare tutta questa vicenda che, come abbiamo visto, coinvolge poteri nazionali ed internazionali.

La potente massoneria toscana, il Partito democratico ed il potere politico italiano tutto, che da sempre opera in modo trasversale, le lobbies della grande finanza in questo caso impersonificate dalle grandi banche Deutsche Bank e Nomura, per finire con l’Istituto Vaticano dello IOR, dove pare David Rossi si recasse spesso, sono tutti soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda.

Chissà se portare a galla la verità su una vicenda così importante come quella che vede protagonista il Monte dei Paschi di Siena, possa rivelarsi essere veramente lo strumento attraverso il quale, si possano fermare definitivamente i disegni diabolici di questa gente e riprogrammare un mondo a tinte più umane.

 

FONTE

Crack Monte dei Paschi di Siena: conoscere la verità per capire l’Italia

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