BERGOGLIO E MATTARELLA / IL PAPA E L’ANTIPAPA

Sempre più antitetiche, lontane mille miglia, totalmente e diametralmente opposte le prese di posizioni sul conflitto ucraino – e in generale sulle bollenti questioni di ‘Pace e Guerra’ – di Papa Francesco e del capo dello stato Sergio Mattarella.

Se ne è avuta proprio lo stesso giorno, il 3 ottobre, una dimostrazione che più plastica non si può.

Bergoglio ha parlato al ‘Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence’, in occasione del suo 39° viaggio apostolico. Mentre Mattarella è intervenuto alla Cerimonia di consegna delle decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia.

Partiamo dalle parole di Papa Francesco. Ecco i passaggi salienti del suo discorso

 

LA PAROLA ALLA PACE

“Guardando alla Penisola arabica, i cui Paesi desidero salutare con cordialità e rispetto, rivolgo un pensiero speciale e accorato allo Yemen, martoriato da una guerra dimenticata che, come ogni guerra, non porta a nessuna vittoria, ma solo a cocenti sconfitte per tutti. Porto nella preghiera soprattutto i civili, i bambini, gli anziani, i malati e imploro: tacciano le armi, impegniamoci ovunque e davvero per la pace”.

“Assistiamo con preoccupazione alla crescita, su larga scala, dell’indifferenza e del sospetto reciproco, al dilatarsi di rivalità e contrapposizioni che si speravano superate, a populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti. Ogni guerra rappresenta la morte della verità”.

Papa Francesco al ‘Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence’

“Sono qui, nella terra dell’albero della vita (‘Shajarat-al-Hayat’, ndr) come seminatore di pace, per vivere giorni di incontro, per partecipare a un Forum di dialogo tra Oriente e Occidente per la pacifica convivenza umana. Nonostante il progresso e tante conquiste civili e scientifiche, la distanza culturale tra le varie parti del mondo aumenta, e alle benefiche opportunità di incontro sia antepongono scellerati atteggiamenti di scontro. Pensiamo invece all’albero della vita e negli aridi deserti della convivenza umana distribuiamo l’acqua della fraternità: non lasciamo evaporare la possibilità dell’incontro tra civiltà, religioni, culture, non permettiamo che secchino le radici dell’umano. Lavoriamo insieme, lavoriamo per l’insieme, per la speranza”.

 

“Esprimo apprezzamento per le conferenze internazionali e per le opportunità d’incontro che questo Regno organizza e favorisce, mettendo specialmente a tema il rispetto, la tolleranza, la libertà religiosa. Sono temi essenziali, riconosciuti dalla Costituzione del Paese, la quale stabilisce che ‘non vi deve essere alcuna discriminazione in base al sesso, alla provenienza, alla lingua, alla religione o al ‘credo’; che ‘la libertà di coscienza è assoluta’ e che ‘lo Stato tutela l’inviolabilità del culto’. Sono, soprattutto, impegni da tradurre costantemente in pratica, perché la libertà religiosa diventi piena e non si limiti alla libertà di culto; perché uguale dignità e pari opportunità siano concretamente riconosciute ad ogni gruppo e ad ogni persona; perché non vi siano discriminazioni e i diritti umani fondamentali non vengano violati, ma promossi. Penso anzitutto al diritto alla vita, alla necessità di garantirlo sempre, anche nei riguardi di chi viene punito, la cui esistenza non può essere eliminata”.

La tragedia dello Yemen

“Nei nostri tempi c’è ancora troppa mancanza di lavoro, e troppo lavoro disumanizzante: ciò non comporta solo gravi rischi di instabilità sociale, ma rappresenta un attentato alla dignità umana. Il lavoro, infatti, non è solo necessario per guadagnarsi da vivere, è un diritto indispensabile per sviluppare integralmente se stessi e per plasmare una società a misura d’uomo. Da questo Paese, attraente per le possibilità lavorative che offre, vorrei richiamare l’emergenza della crisi lavorativa mondiale: spesso il lavoro, prezioso come il pane, manca; sovente, è pane avvelenato, perché schiavizza. In entrambi i casi al centro non c’è più l’uomo, che da fine sacro e inviolabile del lavoro viene ridotto a mezzo per produrre denaro. Ovunque, invece, devono essere garantite condizioni lavorative sicure e degne dell’uomo; che non impediscano ma favoriscano la vita culturale e spirituale; che promuovano la coesione sociale, a vantaggio della vita comune e dello sviluppo stesso dei Paesi”.

 

LA PAROLA ALLA GUERRA

Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, è invece intervenuto, in vista del 4 novembre, alla cerimonia di consegna – svoltasi al Quirinale – delle decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia.

Ecco l’incipit: “La guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina sta riportando indietro di un secolo l’orologio della storia. Non possiamo arrenderci a questa deriva. Da qui il sostegno senza riserve a Kiev”.

Il capo dello Stato Sergio Mattarella durante la cerimonia di consegna delle decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia

Così ha poi illustrato la ‘vocazione di pace’ dell’Italia: “La Repubblica – con i Paesi democratici con cui si è alleata per costruire un ordine internazionale più equo e inclusivo – ha testimoniato fermamente, con la sua politica estera, la vocazione di pace, in coordinamento con le Nazioni Unite e le iniziative dell’Unione Europea e della NATO. Nello svolgimento di questa politica le Forze Armate hanno svolto un ruolo rilevante. La strada della pace non potrebbe fare a meno dell’apporto che recate. Le pagine che le nostre Forze Armate hanno scritto nelle missioni a cui Governo e Parlamento le hanno chiamate, ci parlano di spirito di sacrificio, professionalità, umanità. Siamo orgogliosi delle donne e degli uomini, nostri concittadini in armi, che hanno saputo contribuire, in aree delicate e in situazioni assai difficili, ad affermare le ragioni della vita contro violenze interne e conflitti internazionali. Hanno contribuito alla lotta contro le forme di guerra asimmetrica promosse dal terrorismo transnazionale”.

“Stiamo affrontando situazioni complesse. Il progresso tecnologico porta a un confronto in tutti i domini, quello spaziale e quello cibernetico inclusi, in una situazione che registra, dolorosamente, l’esacerbarsi delle conseguenze dei conflitti sulle popolazioni e sull’ambiente. Questo ci sollecita ad uno Strumento militare altamente flessibile e fortemente integrato nella sua dimensione interforze, oltre che organicamente coordinato in ambito NATO e, auspicabilmente, nell’ambito dell’Unione Europea. Capace di intervenire con prontezza, in aderenza a quanto disposto dalle nostre istituzioni democratiche”.

Massacri di civili in Ucraina

“L’Italia contribuisce con generosità, sia nell’Alleanza Atlantica – a sostegno delle esigenze della sicurezza collettiva dei Paesi membri – sia nelle missioni decise dalla comunità internazionale, alle operazioni di mantenimento della pace: oltre 6.400 membri delle Forze Armate rappresentano il volto della Repubblica italiana in più di 36 operazioni militari fuori dai confini nazionali. Un contributo rilevantissimo alla autorevolezza del nostro Paese nei diversi consessi internazionali nei quali si esprime la nostra presenza: accanto alla affermazione, sovente, di un modello italiano di ‘peace-keeping’ che viene riconosciuto nella sua validità da tutti gli interlocutori. E’ una scelta lungimirante, che attesta la raggiunta consapevolezza di come gli interessi nazionali si sostengano e si promuovano nell’ambito della difesa di interessi generali, più ampi, nei quali possono trovare miglior tutela e salvaguardia”.

 

Un abisso tra le due visioni del mondo, della vita, della pace; sia nei contenuti che nei toni.

Abisso che si nota (e si approfondisce) ancora di più nelle parole pronunciate il giorno seguente, per il secondo intervento di Bergoglio al Forum del Bahrein, e per il discorso di Mattarella in occasione del 4 novembre.

Le potrete leggere domani, sempre all’interno di questo reportage.   

 

Eccoci alle parole pronunciate il 4 novembre da Papa Francesco,  in occasione della chiusura del Forum per il Dialogo in Bahrein, e da Sergio Matterella per la Festa dell’Unità Nazionale che si è svolta a Bari.

Estrapoliamo i passaggi relativi al conflitto ucraino e alla questione ‘quale pace’.

Parla Bergoglio. “Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti. Sembra così di assistere ad uno scenario drammaticamente infantile”.

“Oggi ci troviamo affacciati su due mari dal sapore opposto: da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altro quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti. Nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e di odio”.

“La forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro. Occorre promuovere iniziative concrete perché il cammino delle grandi religioni sia sempre più fattivo e costante, sia coscienza di pace per il mondo”.

“E rivolgo a tutti un accorato appello perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace”.

 

Parla Mattarella: “La pace è un valore da coltivare e preservare e, più che mai, l’odierna aggressione scatenata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina ci chiama alla responsabilità di testimoniare concretamente le nostre convinzioni, sottolineando la necessità di presidiare, con i nostri alleati, i principi su cui si fonda la cooperazione internazionale”.

“Ci siamo abituati alla pace. L’Europa unita è stata per 70 anni l’antidoto più forte a egoismi e nazionalismi. Diverse generazioni sono nate e cresciute in un continente che sembrava aver cancellato la parola guerra ma talvolta persino la sua memoria. Poi improvvisamente la guerra – la tragedia della guerra – è riapparsa nel nostro continente. E’ accaduto a causa della sciagurata e inaccettabile aggressione che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina e il suo popolo. Dalla fine di febbraio si combatte, si muore nel cuore d’Europa”.

“I media di tutto il mondo rilanciano le immagini terribili di un conflitto che non risparmia le popolazioni civili. Anziani, bambini in fuga dalle bombe. L’incubo di ulteriori scenari che sembravano inimmaginabili fino a poche settimane fa. Sono passati molti mesi senza che si intraveda uno spiraglio. Eppure la pace continua a gridare la sua urgenza. Una pace giusta, fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulla libertà e la libera determinazione del popolo ucraino. Perché non vogliamo e non possiamo abituarci alla guerra”.

 

 

 

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