Il cavaliere disarcionato

Povero Silvio, c’è chi profitta del suo stato di over 80 malandato per ridurlo a questuante inascoltato, umiliato dalla borgatara della Garbatella, ricca di titoli: ex Fronte della Gioventù e di tutte le successive varianti della destra, fondatrice insieme al La Russa di “Siamo tutti figli del Duce” del neopartito Fratelli d’Italia. La consanguinea del fascio spagnolo (Vox) manipola il “Meno male che Silvio c’è”, lo aggiorna e lo trasforma in “…che Silvio c’era”. Il Berlusca con chiare difficoltà di parola stenta nel pretendere di ottenere appetitose fette della torta in fieri dell’esecutivo parafascista. Le avances per tutelare sé e i suoi (ministeri della giustizia, delle telecomunicazioni) sono respinte al mittente. Lo sgarbo massimo è il “no” secco, perentorio, di “Yo soy Giorgia” alla richiesta di premiare con un ministro la sua badante’ di lusso, la signora Licia Ronzulli. Indispettito per il rifiuto, il padrone di Mediaset, con le poche energie disponibili, medita la vendetta e ordina ai suoi di non votare La Russa presidente del Senato. Mancanza evidente di lucidità strategica, il mussoliniano di ferro pesca altrove i voti necessari per essere eletto e il capo della derelitta Forza Italia ‘lento pede’ per difficoltà di deambulazione si avvia alla sua Canossa, costretto a prolungare l’agonia di Forza Italia con la resa senza condizioni alla destra della ‘sorella d’Italia’. Lo sconfitto deve ritirare la pretesa di un ministero per la fedele Ronzulli, che con eleganza in sintonia con un ricco, glorioso e per aspetti non condivisibili, compie il classico passo indietro. Resterebbe inevaso il perché del rigido ostracismo alla Ronzulli della Borgatara (sarebbe eccessivo citarla con l’aggettivo ‘pescivendola’, che gira tra i suoi più accaniti contestatori), ma la risposta è francamente facile: il ministero rivendicato è stato promesso a un ‘fratello d’Italia’ e la coriacea premier in pectore ha saldamente in pugno la gestione della magmatica, compagine destrofila. La Ronzulli è stata suo tempo accusata, giustamente o no, di aver organizzato i festini del Berlusca).  La rivista francese Madame Le Figaro l’ha collocata al 3º posto nella classifica delle donne più influenti del 2010. Desta modestissima curiosità conoscere il contentino di quanto è stato offerto a Forza Italia per farle digerire il ‘no’ alla Ronzulli senza provocare coliche biliose.

In casa Pd il gioco da tavolo (da tavolino) che regna sovrano è la variane del gioco dell’Oca, modificato per capire chi taglierà per primo il traguardo e riceverà in premio la segreteria dei dem. Sulla linea di partenza sono schierati ufficialmente sette concorrenti. Il sondaggio, in ordine crescente di favore degli elettori dem: in fondo alla classifica Calenda (???), e a salire Paola De Micheli, Giuseppe Conte (???), Enrico Letta, Pier Luigi Bersani, Elly Schlein. In vetta Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia, ma in nessuno di loro sembra convivere con carisma e statura politica di altissimo profilo, indispensabili per rifondare la sinistra-sinistra.

 

 

 

Il bello della ‘non perfezione’

Maradona, Pelè, Messi, mai un errore? I fenomeni del basket Abdul Jabbar, Michael Jordan, James LeBron, proprio niente da rimproverarsi? Imperfezione della perfezione è una contraddizione apparente: l’assoluto non esiste. Anche Leonardo da Vinci avrà strappato un disegno sbagliato e Dante avrà buttato via dieci, venti versi non all’altezza della ‘Commedia’.

Con la cautela suggerita da ovvia diversità, è quel che succede a  Paola Egonu, perfetta evidenza del massimo possibile nella  pallavolo, giocatrice italiana senza uguali nel mondo. Nel corso di un importante partita dei mondiali, ha commesso un errore, fatale per la nazionale e gli idioti di turno, che usano al peggio i social l’hanno insultata con odiose espressioni razziste. Paola è italianissima, nata a Cittadella, è una bellissima ragazza nera, ha regalato all’Italia della pallavolo la perfezione assoluta, per una volta ‘relativa’, considerato l’errore che ha impedito alla nazionale di vincere un set con il Brasile ai mondiali di Apeldoorn, dove l’Italia si è comunque aggiudicata la medaglia di bronzo battendo gli Stati Uniti. Alle ingiurie dei razzisti, dei bastardi che frequentano stadi e palazzetti e infettano i social, Paola ha risposto con le lacrime e la scelta umanamente condivisibile di disertare la nazionale, di metterla in parentesi. L’augurio è che sia una pausa di riflessione. Le sia di conforto la piena solidarietà, non solo degli sportivi.

Da uno a dieci, il voto più vicino al dieci è stato assegnato all’unanimità all’ATP di Montecarlo, in riconoscimento della grande suggestione per la ‘location’ del ‘centrale’ con vista mare. Il tennis del principato, premiato da questa speciale classifica, è ora surclassato dall’arena che lambisce il mare di Partenope e regala agli spettatori del torneo napoletano la vista unica al mondo del golfo più spettacolare, la maestosità del Vesuvio alla sua sinistra e di fronte il fondale di Capri. Voto 10 e lode. La meravigliosa contiguità dell’azzurro cielo-mare ha purtroppo dovuto misurarsi con un incidente di percorso. Benché affidato a un’azienda di eccellenza, l’impianto in cemento del ‘court’ si è clamorosamente sfaldato con inevitabili conseguenze sull’avvio del torneo e la delusione di chi aveva acquistato il biglietto per la giornata dell’esordio. Ingresso sbarrato.

Grazie Firenze. La Toscana ha rimediato alla figuraccia, ha inviato un nuovo campo in cemento, velocemente impiantato per ospitare lo spettacolo di alcuni tra i più forti tennisti del circuito.

Un biglietto da visita così invitante, nessun dubbio, proietterà l’immagine di Napoli nel mondo. Benvenuto ATP.

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