Italia a nove giorni dal suo futuro

L’estro creativo di Altan, in permanente simbiosi con la satira graffiante dei suoi due ‘attori’ dialoganti, quasi sempre ha più efficacia di tante chiacchiere, anche se autorevoli, neppure oggi si smentisce. Nelle due nuvolette della vignetta in prima pagina della ‘Repubblica’, ecco il dialogo: “I russi pagano per incasinarci la vita politica” / “Soldi buttati, lo facciamo da soli, gratis”. Geniale. Per dirne una dell’ultim’ora: i capifila della destra, ovvero la borgatara della fiamma tricolore e il carrocciaro valpadano, nel pieno della strumentale quanto vana intenzione di apparire belli e buoni, inciampano nella loro vera vocazione sovranista, razzista, xenofoba, anti europea. Si oppongono al rapporto del Parlamento di Strasburgo che finalmente prende le distanze dal dittatore Orban e qualcuno dovrà pur dire con quale cinica motivazione è stato accolto nella Comunità. L’Europa lo condanna, senza attenuanti: “L’Ungheria non è più una democrazia, ma un’autocrazia”. Contro questo atto di riparazione, per aver incluso Orban nel contesto europeo, votano contro – indovinate chi? – Lega e Fratelli d’Italia.  [Orban: controllo dei media, persecuzione di istituzioni, università e ong, attacco ai diritti degli omosessuali, xenofobia, antisemitismo] A sorprendersi per l’indegno ‘no’ sono solo gli italiani che per non riflettere attentamente sul Paese reale, confermano il partito dei nostalgici del Ventennio in testa ai sondaggi pre elettorali del 25 settembre. A completare il marasma, che potrebbe sconquassare la destra e smentire i ripetuti, quanto fasulli proclami di unità, incombe sulla coalizione lo stridente dissenso di Forza Italia che sperando di sfuggire alla doppia morsa di Lega e FdI vota a favore del rapporto anti Orban e minaccia gli ‘alleati’ “Fuori dal governo se è antieuropeista”. Una mano ai pro Urban la dà di slancio Adolfo Urso (nome di battesimo casuale o in omaggio a un noto predecessore nazista?), presidente del Copasir, noto esponente della destra (Fratelli d’Italia). Prina ancora che siano noti nel dettaglio  i documenti sui finanziamenti della Russia a molti Paesi, esclude che vi sia anche l’Italia.

Nessun dubbio sul connotato ondivago di “Yo soy Giorgia’: Alla domenica, dopo la messa e la confessione-comunione si professa atlantista e moderata, europeista doc. Il lunedì ricomincia a peccare con proclami di svolte sovraniste e avverte minacciosa “In Europa la pacchia (???) è finita”. Il Matteo della Padania a domanda sull’amico Orban, non risponde, se la svigna, con la ridicola scappatoia “Mi occupo di italiani”, (ma non dei suoi deputati che hanno bocciato il rapporto sul tiranno ungherese).

Chi c’è dietro il dondolare del gatto spelacchiato (leggi Salvini) e la volpe smascherata (Meloni)? Per gli analisti con competenza internazionale nessuna incertezza, rispettivamente la Russia di Putin e l’America di Trump.

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