Partitocrazia pandemica

Calenda virtualmente indagato e processato dall’allegra comitiva di atleti della politica, che tra venti giorni sui blocchi di partenza daranno vita alla gara sulla breve distanza: l’annunciato assenteismo non consentirebbe di misurarsi su lunghezze oltre i 100 metri. La politica con il fiato corto denuncia macchinazioni, trame oscure, complotti, partono reciproci insulti da destra, centro e sinistra, ma i più platealmente aggressivi sono i giornali sudditi del Berlusca, di Fratelli d’Italia e di testate che si dichiarano indipendenti, ma in termini sempre più destrorsi si cautelano per non essere esclusi dal probabile cerchio vincente.

Esempio eclatante di trasformismo opportunista è il signor Calenda, l’uomo buono per tutte le stagioni, senza dubbio una furba volpe del campionario di ‘prestati alla politica’. In sintonia con il perentorio logo ‘Azione’, con la sua creatura, alleato di Italia Viva del collaudato voltabandiera Renzi, si fida dei sondaggi e sicuro di un imminente esecutivo della destra, dopo aver corteggiato timidamente Fratelli d’Italia, rompe gli indugi, si dichiara alla Meloni (“mi è simpatica”) e scompiglia il già caotico pool che si oppone alla sciagurata idea dei neofascisti a Palazzo Chigi, con il seguente invito: “Perché non facciamo un governo con tutti, con il Pd e la ‘vituperata’ Meloni?” Colpo di malefico genio, molto probabilmente esternato dopo aver firmato un patto segreto con Fratelli d’Italia del tipo: “Vi sdogano dalle accuse di fascismo con il mio endorsement, in cambio di ministri di ‘Azione’ nel governo della destra” Scatta la trappola. Fratelli d’Italia si scrolla di dosso la patente di fascisti, la Lega si dimostra istituzionalista e Letta spera di infilarsi nella spartizione”. Subissato di contumelie Calenda ritratta, almeno pubblicamente.

Un paio di notizie da casa FdI.   Gianpiero Santamaria, del gruppo politico “Buona Destra Voghera” (ironia della sorte), sui social ha pubblicato chat private, documenti riservati e ha totalizzato una serie di querele. Espulsione dal consiglio comunale di Voghera, indagini delle forze dell’ordine e inchieste della magistratura, misura di prevenzione della sorveglianza sociale violata, arresto. Un anno fa l’omicidio di un marocchino. Davide Palumbo, un altro animatore del gruppo arrestato dai carabinieri per aver ferito a colpi di pistola un 51enne dominicano.

A Latina, storico feudo della Meloni di destra (dal 1996 al 2016), vince per la terza volta il Pd con la riconferma del sindaco di centrosinistra Damiano Coletta, che sbaragliò il candidato di Fratelli d’Italia con un netto 75 a 25 al ballottaggio. È un po’ come se nella rossa Bologna trionfasse un candidato meloniano. In passato, destra inquisita con inchieste, intercettazioni; arresti, sequestri, grandi opere incompiute, giunte sfiduciate o commissariate. Che dire, la “culla della Fiamma” la Latina già Littoria, fondata dal duce in persona, non rappresenta un biglietto da visita molto incoraggiante per il partito.

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