RICORDANDO MICHAIL GORBACEV

Aveva tentato di riformare il sistema socialista (quello che Reagan definì “l’Impero del Male”), modernizzandolo, ma senza distruggerlo, senza distruggere le protezioni e i vantaggi che garantivano alla popolazione lavoro, casa, sanità pubblica, accesso agli studi per tutti, gratuitamente. Cioè, i beni primari, quelli che garantiscono alla gente comune di non strangolarsi di debiti per averli.
Poi arrivò Eltsin, molto gradito all’Occidente, che tra un bicchiere e l’altro di Vodka e sotto consiglio dei Chicago Boys, smantellò l’Unione e liquidò le imprese di Stato, che nell’Unione Sovietica generavano un PIL di 225 miliardi di dollari; roba che la Russia odierna nemmeno si sogna. I beni che erano dello Stato, quindi di tutti, vennero consegnati nelle mani di una quarantina di oligarchi, arricchendoli fino all’inverosimile, che spensieratamente si sono poi abbandonati a fare shopping in Occidente acquistando squadre di calcio, ville, imprese e yacht extralusso. Lo scippo fu tale che persino un finanziere speculatore come George Soros definì il tempo in cui il socialismo reale passava il testimone al capitalismo reale “IL TEMPO DEI BORSEGGIATORI”. Ma i russi hanno considerato e continuano a considerare Gorbaciov, e non Eltsin, il responsabile della dissoluzione dell’Unione Sovietica, che evidentemente rimpiangono.
Gorbaciov portò al mondo e soprattutto all’Occidente capitalistico, un messaggio di pace, di nuovi rapporti internazionali fondati sulla distensione e la cooperazione tra i popoli. UN COMPITO CHE NON SPETTAVA SOLO A LUI E ALL’URSS. SPETTAVA A TUTTI, IN PRIMIS ALL’OCCIDENTE, CHE HA SEMPRE STORICAMENTE GUIDATO LA CORSA AL RIARMO E CHE HA SEMPRE PRETESO CHE A CAMBIARE FOSSERO SOLTANTO GLI ALTRI.
E invece qual è stata la risposta dei governi occidentali, americani in primis? Allargare la NATO, far avanzare continuamente l’Alleanza militare verso est, nonostante gli impegni dell’allora Segretario di Stato James Baker e degli altri leader europei a Gorbaciov, in cambio della sua non opposizione alla riunificazione della Germania. Non solo, negli anni successivi, gli americani hanno tradito quelle speranze di cambiamento, ritirandosi unilateralmente da due fondamentali trattati di contenimento degli armamenti nucleari: il trattato ABM sui sistemi di difesa dai missili balistici, che resisteva dal lontano 1972, stracciato da George Bush Jr. nel 2002, soltanto un mese dopo il famoso vertice farsa di Pratica di Mare con Putin, organizzato da Berlusconi; e poi il Trattato INF sui missili intermedi, stracciato da Donald Trump nel 2018, che era stato firmato proprio da Gorbaciov e da Ronald Reagan nel 1987.
Dunque, invece di allargare le alleanze di pace, abbiamo fatto avanzare l’Alleanza militare sempre più a ridosso dei confini russi e pensiamo di continuare a farlo; invece di rinnovare i trattati per il disarmo, li abbiamo stracciati. Ecco, questo è ciò che abbiamo fatto noi, il cosiddetto “Impero del Bene”.
Ah, dimenticavo, noi siamo i buoni e Putin è cattivo.
OTTAVIO GRASSI
Ho letto che c’è chi brinda, a sinistra (?) per la morte di Michail Gorbacev, avvenuta ieri 30 agosto 2022. Io credo invece si possa piangere l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, non soltanto per umana pietas, che non guasterebbe comunque, ma perchè egli fu un politico onesto e certamente ingenuo che si pose il compito di salvare il “socialismo reale”, facendo iniezioni di democrazia, di trasparenza, di collegialità. Ma era un compito forse impossibile, in un Paese guidato per decenni da leader incapaci di cogliere i segni dei tempi, e che non avevano nessuna volontà di porre fine ai privilegi di un ceto di dirigenti e di funzionari di partito (il PCUS), mentre una larga parte della popolazione viveva in condizioni di disagio, sotto una cappa oppressiva. Una leadership che scambiava la burocrazia per efficienza, la potenza militare per progresso, la repressione per “dittatura del proletariato”…
Gorbacev fu coraggioso, persino temerario, avviando un processo forse necessario, indispensabile, per salvare il socialismo e l’Unione Sovietica ma non fu in grado di governare quel processo; in realtà toccando anche soltanto un pezzo si metteva in crisi l’intera struttura. E fu così che egli finì per ottenere, in una drammatica eterogenesi dei fini, il risultato opposto, ossia favorire la disgregazione del Paese e la fine del PCUS, e il crollo del sistema, grazie all’intervento, prima sotterraneo poi piuttosto palese di potenze occidentali, che puntarono su Boris Elc’in che fu il cavallo di Troia in quel Paese, per aprire le porte al capitalismo più selvaggio, all’arricchimento sfrenato di alcune centinaia di individui, e alla grande criminalità mafiosa. Mentre una parte cospicua della popolazione subiva pesanti contraccolpi sul piano della esistenza materiale e su quello del funzionamento dello Stato sociale. L’occidentalizzazione della società finì per generare nuove disuguaglianze, anche se riempì i supermercati e diffuse luoghi per il divertimento giovanile.
Infine, certamente a Michail Gorbacev, al netto dei suoi limiti e degli errori commessi, va riconosciuto essere stato un autentico “uomo di pace” una figura che oggi, nell’epoca della guerra infinita e permanente, avviata proprio dalla dissoluzione dell’URSS, almeno sotto questo aspetto, non possiamo che rimpiangere.
E, nel progetto di Unione Popolare intendiamo perseguire quegli ideali di trasparenza, democrazia, collegialità che sono un valore fondamentale del fare politica, mezzi per accrescerne l’efficacia e la capacità di essere « tra la gente », ascoltandone i bisogni e raccogliendone le istanze.
ANGELO D’ORSI
Fonte: Facebook

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