ENRICO LETTA / VI PRESENTO LA MIA ARMATA BRANCALEONE AL VOTO

Ricordate i quadri di Hieronymus Bosch? Creature mostruose, volti deformati agghiaccianti, che s’arrampicano, s’azzuffano tra loro, in un panorama che più desolato e desolante non si può.

E’ la prima immagine che, plasticamente, viene alla mente guardando quanto sta succedendo, in queste ore, nel ‘campo largo’ tanto bramato dal segretario del PD Enrico Letta.

Il quale, quando perderà rovinosamente le elezioni, non avrà che una scelta: proporsi come gestore della discarica di Malagrotta, visto che di raccolta indifferenziata ormai se ne intende.

Uscendo di metafore pittoriche, c’è solo da rabbrividire nel vedere, passo dopo passo, comporsi il mostruoso puzzle firmato da Letta.

L’intesa di Letta con Azione di Calenda e Più Europa

Primo passo, lo storico accordo con Carlo Calenda, tutto centrato sull’Agenda Draghi, su quanto il Salvatore della Patria ha fatto per smantellare quel poco che restava dell’Italia, lasciandola a brandelli o, se volete, in braghe di tela, con l’annuncio di un autunno che porterà lacrime e sangue a catinelle per tutti gli italiani, famiglie e imprese.

E qual è il punto numero uno, la vera base, il cemento della famigerata Agenda draghista? L’assoluta, totale fedeltà al Padrone Amerikano, qualunque cosa faccia, qualsivoglia iniziativa intenda prendere. Guerra alla Russia fino allo scalpo del macellaio Vladimir Putin? Ok. Guerra alla Cina fino alla conquista di Taiwan sulla quale verrà issata la mitica bandiera a stelle e strisce? No problem. La conquista di Zanzibar per sancire il dominio sulle tribù africane? Saremo sempre con voi, alleati amerikani.

Acquisito alla causa il prode Calenda, al quale il segretario del PD ha promesso un bel 30 per cento della fetta elettorale (leggi poltrone), è cominciata la processione degli altri questuanti.

 

Ed ecco comparire il figurante verde Angelo Bonelli, in rappresentanza di un simbolo che quasi in tutta Europa spopola e da noi è ridotto ad un autentico cespuglio, comunque verde. Inizialmente fa le bizze, tanto spazio a Calenda non gli va giù, e poi manca un po’ di sano ecologismo nell’agenda Draghi.

Bonelli e Fratoianni annunciano di aver raggiunto l’intesa col PD di Letta

Stesso copione con il Vate della Sinistra Nicola Fratoianni, che fa la stessa sceneggiata, cercando di elemosinare un po’ di ‘istanze sociali’ da infilare nella sempre più accogliente Agenda.

Poteva mai mancare all’appello l’Uomo Nuovo della Politica non solo italiana ma internazionale? Il gran Tessitore di accordi in mezzo mondo per portare la salvifica energia nel Belpaese? Beh, il bibitaro e poi steward di 12 anni fa al San Paolo è cresciuto, Giggino Di Maio s’è fato le ossa, parla anche – udite udite – l’inglese e quindi è pronto per scendere in campo anche lui per salvare la Patria.

Eh sì, perché sapete l’ultima trovata di Mago Letta, quale coniglio ha estratto dal suo inimitabile cilindro? La Costituzione, che ora impugna con piglio partigiano e ‘occhi di tigre’ – come ha promesso a tutti gli italiani – da difendere fino all’ultima sillaba.

Quindi tutti in trincea per fronteggiare l’assalto dei fascisti che sono pronti sull’altro fronte della barricata.

“La Costituzione è a rischio”, è il proclama del Salvator Letta, che sventola l’Agenda Draghi come il libretto rosso di Mao.

Alla fine della estenuante tre giorni, è stato costretto ad ammettere, sempre davanti a tutti gli italiani: non abbiamo alcun programma, non siamo uniti da niente, dobbiamo solo vincere le elezioni.

C’è posto pure per Di Maio e i suoi transfughi

Uniti per le poltrone, è la più ovvia, lapalissiana delle conclusioni. Un’accozzaglia indistinta, un’armata Brancaleone che più scassata e squinternata non si può: tenuta insieme da ‘accordi’, ‘accordi di collegamenti’, ‘patti’, ‘diritti di tribuna’, da un vocabolario politico che neanche nelle tribù centroafricane – dove certo vige una democrazia ben più autentica e identificabile di questa – si potrà mai reperire.

Resta fuori dai giochi – per ora, ma non è mai detta l’ultima parola – l’ex segretario Pd ed ex premier Matteo Renzi: beh, visto che aveva organizzato il referendum per demolire la Costituzione e gli è andato di traverso (ma poi non ha abbandonato la politica come aveva solennemente promesso), sarebbe stato un po’ troppo arruolare anche lui, visto che l’ultima bandiera che ora Letta sventola è proprio quella della carta costituzionale! Comunque il prode Matteo è certo: da solo supero il 5 per cento…

Tutta questa maxi organizzazione ideata, voluta e messa in campo dalla prodigiosa mente di Letta serve solo ad una cosa: consegnare, su un piatto d’argento, il Paese a quelle destre-destre che il segretario Pd sostiene di voler sconfiggere: consegnarlo alla fascistoide Giorgia Meloni, che farà risuonare in tutte le piazze la sua Vox borgatara e già parla di blocco navale per fermare i migranti; al razzista e xenofobo Matteo Salvini, subito in mare per sguainare le spade contro tutte le Ong del mondo; il rincoglionito Silvio Berlusconi, che ieri ha parlato di flat tax per tutti al 23 per cento, tanto per dare qualche numero (non doveva essere al 15?).

 

La speranza residua per un non-naufragio di quel poco di democrazia che ci resta? Che Giuseppe Conte resista, vada avanti, non si lasci caso mai irretire da un tentativo lettiano in extremis di arruolarlo nell’armata Brancaleone.

E invece chiami a raccolta tutti gli elettori di buona volontà, quel mare di astenuti, di non votanti che da soli valgono più di un partito: tutti gli schifati da questa politica di ladri, ignoranti, corruttori e corrotti. Contro chi vuole lo sfascio finale in nome di Draghi & della Costituzione, per portarci a tutte le guerre possibili al fianco di Joe Biden &C.

Giuseppe Conte

Faccia, Conte, tutto quello che Letta avrebbe dovuto fare e non ha fatto, pensando solo ad accordi, patti & poltrone. Faccia con Di Battista, Raggi, Appendino e quei tanti intellettuali, economisti, docenti che hanno sottoscritto un manifesto, un programma chiaro contro la guerra, le guerre, e invece per una vera giustizia sociale, fiscale, per tassare chi ha troppo e aumentare le pensioni, per favorire, non a parole, lavoro e occupazione non da schiavi precarizzati.

Contro i privilegi delle Kaste e di chi ha, per l’esercito dei senza diritti e senza ormai quattrini.

Non ci vuole poi molto. Ma una immensa volontà e determinazione politica. E un grande sforzo comunicativo: per farlo sapere a tutti gli italiani, per fare in modo che quel 25 settembre dopo anni di letargo escano di casa e votino per un VAFFA a chi fino ad oggi ci derubato del nostro destino.

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