GIORNALISMO / NASCE ‘FIGEC’, NE PARLIAMO CON ENZO COLIMORO

Nasce un nuovo sindacato dei giornalisti italiani. Non solo dei giornalisti, ma di tutti gli operatori dell’informazione, della comunicazione, dei media, dell’editoria, dell’arte e della cultura. Non a caso si chiama ‘FIGEC’, acronimo di Federazione Italiana Giornalismo, Editoria e Comunicazione e può contare su un comitato promotore di oltre 60 autorevoli firme del giornalismo italiano che hanno maturato molteplici esperienze sia a livello    di professione nei media che sindacale.

La sua presentazione ufficiale è avvenuta pochi giorni fa, il 27 luglio, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, in Senato.

Segretario generale della neonata Figec (che è stata subito accolta dalla ‘CISAL’, la Confederazione Italiana dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori) è Carlo Parisi, ex segretario aggiunto della FNSI, che fino ad oggi aveva dominato la scena sindacale sul fronte della carta stampata dalla parte dei giornalisti, contraltare della FIEG, ossia la Federazione Italiana Editori Giornali.

Presidente Figec è Lorenzo Del Boca, per ben tre volte presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e della stessa Fnsi, storico inviato de ‘La Stampa’.

Lorenzo Del Boca

Sottolinea Parisi: “Il nostro sarà un sindacato ‘per’ e non ‘contro’, in cui la diversità rappresenti un’occasione di riflessione e di crescita, non un problema da eliminare annientando chi non si adegua al pensiero unico. Un sindacato nuovo e moderno, che nasce con la precisa volontà di essere portavoce di coloro che, di fatto, fino ad oggi non hanno mai avuto una propria rappresentanza sindacale a tutela dei loro interessi. Difendere tutti a cominciare dagli ultimi – afferma Parisi – a cominciare da chi non ha santi in Paradiso, da chi non ha soldi per mettere insieme il pranzo con la cena. Restituire dignità ai nuovi schiavi: ecco perché abbiamo deciso di metterci, ancora una volta, la faccia. E’ per questo che vogliamo sporcarci le mani, per stare davvero vicino a chi ha più bisogno. Vicino a chi rischia ogni giorno per fare semplicemente il proprio lavoro”.

E ancora, sostiene Parisi: “Non vogliamo diventare un circolo esclusivo impegnato a difendere i privilegi di pochi, derogando così al proprio ruolo per non urtare gli interessi dei grandi gruppi economici e di potere. Vogliamo, invece, imparare ad ascoltare sempre di più le tantissime istanze che provengono dal nostro mondo”.

Del Boca, dal canto suo, parla di “rispetto assoluto che il sindacato deve avere per ciascun lavoratore, nella consapevolezza che ognuno di noi viene da percorsi differenti, perché ha lavorato e lavora ancora in comparti diversi. In un mondo, quello dell’informazione, che continua a frammentarsi come un caleidoscopio e in cui i giornalisti non sono più soli, al loro fianco, da tempo, ci sono fotoreporter, cineoperatori e grafici”.

E ancora, aggiunge De Boca: “Non vogliamo essere il sindacato dei giornalisti, dei praticanti, ma anche dei web master, dei web designer, dei blogger, dei social media manager, dei montatori, degli opinionisti, dei saggisti, dei divulgatori scientifici, degli scrittori e degli artisti nel senso più lato del termine”.

Pur non volendo entrate in contrasto con la Fnsi, la nuova sigla sindacale intende comunque coprire i tanti, troppi spazi lasciati vuoti. Per fare un solo, clamoroso esempio, il rinnovo del contratto, fermo al palo da almeno un decennio.

L’intervento di Enzo Colimoro nel corso della presentazione. In alto lo vediamo col gruppo dei fondatori. Al centro, Carlo Parisi

Ne parliamo con Enzo Colimoro, ex consigliere nazionale Fnsi, già

presidente dell’Associazione Stampa Campania e Fiduciario Inpgi Campania.

 

 

 

 

 

“I temi sindacali vanno riproposti con forza e con maggiore autorevolezza. La dignità del nostro lavoro, in tutte le sue diverse articolazioni, va tutelata e fatta pesare prima di ogni altra cosa.

La situazione del precariato nel nostro settore è ormai giunta a livelli insostenibili e arrivo a dire vergognosi. Free lance pagati per 3 euro tre al prezzo è una cosa dell’altro mondo. Per questo motivo, la questione calda dei minimi salariali deve essere uno dei punti focali della nostra battaglia”.

“E’ vero – continua Colimoro – ci sono ancora i grandi gruppi e le realtà piccole, spesso autogestite, che fanno fatica ad andare avanti. Un mondo a due velocità, che ha subito anche tutti i contraccolpi derivanti da internet, dal sempre più massiccio intervento dei social, dalle nuove tecnologie. Ma questo non ci deve spaventare, anzi deve rappresentare per noi una ulteriore sfida”.

“La questione forte è proprio quella della nuova dignità da restituire alla professione, alla lotta senza quartiere alle nuove ‘schiavitù’ di cui parla Parisi. Accanto a ciò, ovviamente, per essere credibili dobbiamo batterci per una maggiore qualità professionale dei giornalisti stessi, perché ai cittadini-lettori sia  fornito un prodotto-informazione all’altezza, qualificato”.

L’intervento di Carlo Parisi

“Nella nostra agenda di lavoro ai primi posti deve esserci una ben maggiore tutela dei giornalisti di fronte alle querele e alle citazioni civili. Spesso temerarie le prime, sparate tanto per intimidire il giornalista con richieste salatissime le seconde. Ci vuole una buona volta una legge chiara, che ad esempio preveda un deposito cauzionale, per chi denuncia, se poi la richiesta risarcitoria risulta del tutto campata per aria. E poi, perché non prevedere un PM anche per le citazioni civili? Una cosa semplice da fare, ma fino ad oggi rimasta lettera morta”.

“E ancora. Vanno rivisti i criteri per l’erogazione dei fondi all’editoria. Negli ultimi anni è diventato un calderone poco trasparente. Vanno erogati a chi ne ha realmente diritto, carte e documenti alla mano. E poi sarebbe necessario tornare ad una logica di fondi ‘separati’: tanto per il contributo carta, tanto per le   spese postali, tanto per le bollette. Altrimenti in quel calderone ci può finire di tutto. A danno di chi ha diritto”.

Infine una battuta sul settore pubblicitario: “Mi riferisco soprattutto alle testate on line, quasi sempre di piccole o medie dimensioni. Google spesso le invade di spazi pubblicitari che poi non paga, come ci raccontano tanti piccoli editori on line. Come è stato fatto per i copyright degli articoli, occorre aprire un tavolo di trattative per vedere riconosciuti i pagamenti degli spazi pubblicitari occupati e mai pagati. Sarebbe una buona boccata di ossigeno per tante piccole testate on line autogestite”.

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