Com’è vicino il settembre delle urne

Detto con non poca mestizia e forte rammarico e in nome di un residuo, forzato ottimismo della ragione: non è consentito a nessuno invocare la fedeltà agli ideali di sinistra per astenersi dal votare contro Meloni, Salvini, Berlusconi, in attesa di un ‘messia rivoluzionario’. Per il momento ‘no’ assoluto no all’assenteismo. I destrorsi voteranno in massa.

L’irascibile Crosetto, suddito fedele dell’impresentabile borgatara (lasciamo l’esclusività di ‘meloni’ ai succosi frutti estivi) litiga con la 7: “Siete contro la Meloni”. Non è nuovo a queste chiassate televisive, come l’uscita incavolata di scena dal salotto del talk show di Formigli. Il sanguigno fratello d’Italia ignora i ‘contro’ Letta e compagni di Rete 4, Canale 5, Italia1, del meloniano Tg2 di Sangiuliano. Un consiglio: prenoti qualche seduta di auto analisi.

Con il rischio di un travaso di bile amaro come il fiele, gli sgradevoli kamikaze della destra, spediti in trincea televisiva e ripagati con attimi di visibilità altrimenti vietati, recitano slogan a memoria. Con sguardo torvo definiscono ‘accozzaglia’ il patto elettorale progettato per smentire i sondaggi favorevoli alla destra. Ha detto un cattolico praticante di un parroco pedofilo, autore di omelie domenicali da sant’uomo: “Tu vedi da che pulpito vene la predica”. Appunto. Accozzaglia e l’uso sarebbe perfino buonista, calza a pennello per l’impuro sodalizio di razzisti, neo fascisti, cariatidi berlusconiane e pseudo centristi raccattati tra ex di Forza Italia e 5Stelle. Non è trascurabile il velleitario autonomismo di Conte, prestato alla politica senza un preliminare rodaggio, uomo per tutte le stagioni, che ha collaborato attivamente a sgretolare il grillismo originale, per la seconda volta complice, non esplicito, ma di fatto, dell’attentato a Draghi.

E voilà, il campionato nazionale del voto, che si concluderà il 25 di settembre, mette in campo nuovi concorrenti. 16 i partiti all’interno del Parlamento, 13 quelli fuori delle due Camere, decine i movimenti e i ‘partitini’.  Uno al giorno in più. Ne propone uno  lo sbandato picconatore Michele Santoro (Partito della pace) e in perfetta sintonia con la destra omofoba, razzista, sovranista, uno lo mettano alla prova voto i ‘Gilet Arancioni’ di tale Pappalardo, che non è parente del cantante di ‘Ricominciamo’. Il ‘generale’ proclama: “Uscire da Nato e Ue, dobbiamo riunire tutto il fronte contro questo regime che vuole le vaccinazioni obbligatorie e la guerra in Ucraina. Tutti i Cittadini che vogliono abbattere questa dittatura sanitaria e mediatica si facciano avanti”.

Parole in libera uscita: Letta: “Negli ultimi dieci giorni supereremo la destra” (pronostica forse un miracolo settembrino? ndr). Fratoianni: “Se per un’intesa devo accettare rigassificatore di Piombino e armi all’Ucraina allora arrivederci”, ma poi aderisce (ecco i rischi del ‘dire e smentire cose di sinistra! Ndr). Giorgia Meloni: “Dio, Patria e famiglia non è uno slogan, ma il più bel manifesto d’amore” (anche per gli omosessuali, i migranti? Ndr). I media della destra: “Letta e Calenda hanno dato vita all’inciucione. Dal Pd ad Azione, passando per +Europa. E ancora, dimaiani & Co. Porte aperte a Renzi, nonostante i rancori personali. Un accordo che manda in brodo di giuggiole i rossi” (!). E Conte: “Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda”. L’ex alleato dei dem, ora ritenuto ‘impresentabile’, augura buona fortuna alla combriccola (!): “In bocca al lupo alla nuova ‘ammucchiata’, che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl”.Di Maio, dopo aver giurato che lui col “partito di Bibbiano” non avrebbe avuto nulla a che fare, finirà col candidarsi nelle liste del Pd”.

Di là da ingiurie e schermaglie pre elettorali di basso profilo, sembra concludersi tristemente la parabola decrescente dell’ideologia progressista, che fu del partito comunista, dei socialisti lombardiani e perfino di uomini illuminati di centro. Il neo centrismo, che il Pd deve ingoiare per sventare il terrorizzante pericolo della destra al governo del Paese, è anche la vittoria dei moderati, degli omologhi dei thories inglesi, dei social-liberali di mezzo mondo. Spaventa che l’esito di questo mix della conservazione sia destinato a riverberarsi pesantemente sullo stato sociale dell’Italia.

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